Ci sono termini penetrati così tanto a fondo nella nostra quotidianità da sembrarci chiari. Citandoli non ci interroghiamo più veramente sul loro significato. L’intelligenza artificiale, con la quale cinema e letteratura ci hanno abituato a familiarizzare, fa parte di questa categoria. Poi si apre un confronto tra studiosi come quello messo in opera da AIMOOC, organizzato da Alessandro Bogliolo, professore di Sistemi di elaborazione delle informazioni all’Università di Urbino, ci si accorge che l’abitudine, l’uso frequente di un termine non sono che una pallida luce che si arresta sulla superficie dei concetti e non ne trova mai le contraddizioni, le complessità, le opportunità. Si riparte allora restituendo un significato più articolato e certamente più problematico al contenitore, in questo caso l’AI:  “L’intelligenza artificiale – spiega il professor Bogliolo nel suo intervento introduttivo al MOOC –  è un ramo dell’informatica che da sempre suscita utopie e distopie, che impone all’umanità di interrogarsi sulle proprie prerogative e sui propri limiti, contrapponendoli a quelli delle opere del suo stesso ingegno. La ricerca e lo sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale hanno fatto progressi talmente rapidi e significativi da rendere non solo possibili, ma già comunemente utilizzate, tecnologie le cui possibilità applicative superano la nostra capacità di immaginazione”.

Perché ritiene che il MOOC, un corso online aperto e di massa, sia lo strumento giusto per i suoi corsi?

La ritengo una forma di divulgazione che consente di offrire un’infarinatura a chi non conosce l’argomento e un’opportunità di scambio interdisciplinare a chi già lo conosce, ma da un proprio punto di vista. Attraverso questa formula possiamo mettere al servizio di quante più persone possibili le competenze di tanti studiosi. I MOOC, a prescindere dal contenuto, trasmettono inoltre il senso del lavoro di ricerca e la didattica che si fanno nelle Università, senza la presunzione di presentare in modo compiuto un sapere sedimentato, ma dando la possibilità a tutti di incontrare la frontiera della ricerca o di approfondire un tema specifico e attuale. In sostanza si tratta dell’incontro tra divulgazione, ricerca e didattica. Devo poi aggiungere che la nostra, nell’ambito dei MOOC, è una soluzione originale, forse unica: il corso infatti è prodotto in diretta streaming sul canale YouTube di MOOC Uniurb e, grazie a una partnership ormai consolidata, sulla pagina Facebook di Rai Scuola. L’interazione è così uno dei maggiori punti di forza: chiunque può seguire gli interventi in diretta, fare domande e offrire stimoli che condizionino l’evoluzione stessa di AIMOOC. Le lezioni restano poi a disposizione in piattaforma per la fruizione on demand.

Qual è la struttura di AIMOOC?

Il MOOC è suddiviso in moduli. Il primo sull’intelligenza umana, il secondo sull’intelligenza delle macchine, il terzo su utopie e distopie, il quarto sulle tecniche di intelligenza artificiale, il quinto sul coding, il sesto sullo stato dell’arte, le applicazioni e gli sviluppi futuri, il settimo su etica, economia e società. Siamo appena all’inizio. Insieme a studiosi di altre Università (sono circa 30 i relatori che interverranno) stiamo costruendo un puzzle; man mano che si procede a incasellare le tessere il quadro generale assume significato. Ogni modulo è interdisciplinare. I professori Fabio Martini e Fabio Macciardi, rispettivamente archeologo e neurobiologo, hanno chiarito ad esempio che cosa si intenda per intelligenza dell’uomo. Ma a questo dovranno ancora contribuire psicologi, pedagagisti e filosofi. La settimana prossima parleremo di intelligenza artificiale nel cinema e nella letteratura con Alessandra Calanchi e Dom Holdaway. In occasione dell’8 marzo, ci occuperemo di etica: in che modo una macchina che apprende dall’esperienza e dagli esempi rischia di assorbire stereotipi e pregiudizi? Così i sette moduli continueranno a comporsi procedendo in parallelo fino alla fine di maggio.

A chi partecipa al corso vengono riconosciuti crediti formativi?

Non sono previsti crediti, ma non escludiamo che AIMOOC possa divenire un insegnamento universitario, come è già successo per altri MOOC di Uniurb. A quel punto l’attestato di completamento varrebbe come frequenza del corso, dando immediato accesso all’esame per il conseguimento dei cfu. Il corso è comunque già accreditato ai fini della formazione e rilascia un attestato di completamento nominale.

Una delle domande fondamentali da cui prende le mosse il programma è la seguente: dove e come scatta la scintilla dell’intelligenza artificiale?

Quando parliamo di AI stiamo parlando di macchine i cui comportamenti sono assimilabili a quelli degli essere umani, in particolare a quei comportamenti che attribuiamo all’intelligenza umana. Filosofi della scienza, neuroscienziati e studiosi di altre discipline possono aiutarci a capire se sia realmente intelligenza. Intanto è comunemente condiviso che si tratti di comportamenti intelligenti. Ma resta comunque da capire quali siano i comportamenti umani intelligenti…

In un esperimento condotto per Vogue, di recente una pop star americana è stata intervistata dall’intelligenza artificiale che ha esaminato 170 milioni di risultati di ricerca sull’artista prima di formulare domande.

L’esperimento è interessante e ribalta la logica del test ideato da Turing per mettere alla prova le entità di intelligenza artificiale. In quel caso a essere intervistata è la macchina, che supera il test se l’intervistatore non riesce a capire che si tratti di una macchina.

Quali sono i primi dati di AIMOOC, quanti iscritti ha registrato?

Abbiamo riscontri ancora molto parziali. Mediamente gli spettatori in diretta sono circa 250, mentre gli iscritti al MOOC sono più di 800. Numeri destinati a crescere. Per il 50% sono insegnanti di ogni ordine e grado. Il 30% sono studenti e il restante 20% professionisti, imprenditori, impiegati e disoccupati. Il 50% sono laureati, il 5% hanno un PhD.

L’intelligenza artificiale è un tema sufficientemente presente nelle agende politiche del nostro Paese e dell’Ue?

Assolutamenti sì, c’è molta attenzione e ci sono molti investimenti.

Spesso troviamo l’intelligenza artificiale associata all’espressione Industria 4.0. Quest’ultima tuttavia è una definizione il cui contenuto non è sempre chiaro.

Industria 4.0 è una di quelle “definizioni valigia” troppo ampie per non risultare criptiche. Personalmente non amo questa espressione. Il concetto è che ci troviamo dentro a una rivoluzione industriale e sociale di cui l’intelligenza artificiale è ormai diventata un componente imprescindibile. Ci confrontiamo quotidianamente con l’intelligenza artificiale, ma non solo in ambito industriale, anche quando navighiamo in Internet, quando ci vengono presentati i risultati da un motore di ricerca, quando un social network ci suggerisce gli amici che potremmo conoscere o decide in che ordine presentarci inserzioni pubblicitarie e contenuti, quando usiamo interfacce vocali, o quando usiamo un traduttore automatico.

In chiusura, può darci qualche anticipazione sui prossimi moduli che parleranno dello stato dell’arte, dell’etica e dell’impatto socio-economico?

Il programma è talmente ricco che faccio torto ai molti colleghi che interverranno, ma credo che valga la pena menzionare la partecipazione di Leonardo Chiariglione, che nel 1988 diede vita al comitato internazionale MPEG, al quale si deve la standardizzazione dei formati audio e video, che ha avuto un impatto incredibile sulla diffusione di contenuti multimediali. Ebbene, ci parlerà di MPAI, iniziativa che ha lanciato per applicare all’intelligenza artificiale lo stesso paradigma di collaborazione internazionale e standardizzazione aperta. Ma arriveremo anche a parlare di creatività, di libero arbitrio e di proprietà intellettuale e responsabilità penale delle macchine.

 

Immagine in evidenza: Maximalfocus.

Pin It on Pinterest

Share This