“Uomo, diplomato, fra i 35 ed i 50 anni, spinto dal desiderio di realizzazione personale e dalla ricerca del successo”. Dal testo di un comunicato di Unioncamere, datato dicembre 2015, la profilazione del neoimprenditore risponde a questi requisiti. Si prosegue così: “I dati, basati sul totale delle iscrizioni nei primi sei mesi dell’anno, indicano che a fondare una nuova impresa sono stati prevalentemente uomini (71,2%), con un diploma (48,5%) o una laurea (18,6%) in tasca. Il 44,2% ha tra i 36 e i 50 anni, ma un buon 37% ha meno di 35 anni. Nel mettersi in proprio, il 64,4% dei neoimprenditori ha puntato su una attività dei servizi, prevalentemente nel settore commerciale (31,4%) e nei Servizi alle imprese (20,4%). Le Costruzioni, invece, rappresentano il 19,4% delle nuove attività, l’agricoltura l’8,5% e la manifattura il 7,7%”.

Alla radice dell’imprenditorialità

Su scala nazionale, indagando tra le aziende neonate iscritte nei Registri delle Camere di commercio, si ha perciò che circa un quarto dei nuovi imprenditori sono laureati. Per andare ancora più a fondo, all’istante che precede l’assunzione del rischio di impresa, la Carlo Bo si è chiesta di più: qual è la smania degli studenti universitari di investire sulle proprie idee? Un interrogativo che impone la risalita verso le origini della leardeship e del contesto ideale dove questa può attecchire.

Il questionario

“La ricerca, svolta tramite la somministrazione di un questionario online, rappresenta uno dei primi studi condotti in Italia per individuare le variabili da cui dipende la propensione degli studenti universitari all’imprenditorialità. Analizzeremo – spiega Francesca Maria Cesaroni, professore associato di Economia aziendale e referente per le iniziative di stimolo e supporto all’imprenditorialità nell’ambito della Terza Missione – fattori psicologici, sociali e ambientali, confrontando i risultati con quelli emersi in altri atenei italiani”. Il questionario conta circa 40 domande che gradualmente cercano di misurare lo slancio verso l’impresa. La prima, per esempio, chiede quali sono le tre parole o espressioni che vengono in mente pensando al termine impresa L’iniziativa scaturisce dalla collaborazione tra la Carlo Bo, l’Ufficio KTO dell’Ateneo, il Centro per l’Innovazione e l’Imprenditorialità dell’Università Politecnica delle Marche e altri gruppi di ricerca italiani.

Il lavoro che crea lavoro

Francesca Maria Cesaroni, docente di Economia aziendale

Francesca Maria Cesaroni, docente di Economia aziendale

“L’imprenditorialità – riprende la professoressa Cesaroni – rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo del sistema economico nazionale. La creazione di nuove imprese contribuisce infatti a favorire la diffusione dell’innovazione, sostenere la crescita e promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro. Negli ultimi anni, tuttavia, il sistema economico italiano ha sperimentato una progressiva difficoltà a mantenere un tasso di imprenditorialità allineato a quello dei principali paesi europei. Allo stesso tempo, i livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile, sono costantemente cresciuti. Per questo motivo l’Ateneo di Urbino promuove la propensione imprenditoriale dei propri studenti: favorire la creazione di nuove imprese con elevato contenuto di conoscenza è una strategia di sviluppo fondamentale per incrementare l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro e sfruttare al meglio il loro potenziale di conoscenza, intraprendenza e dinamicità”. C’è perciò una ragione ben precisa per cui far luce all’interno dei luoghi di formazione: “Ricerche condotte a livello europeo – conclude la docente – dimostrano che i giovani possiedono una volontà imprenditoriale più elevata rispetto a quella degli adulti. È tuttavia necessaria l’offerta di un adeguato sistema di servizi e programmi di sostegno, affinché i giovani che intendano avviarsi verso un percorso imprenditoriale siano aiutati nella realizzazione del processo che va dalla concezione della business idea fino all’effettiva creazione di un’attività imprenditoriale. A tale scopo la Carlo Bo ha avviato una serie di iniziative realizzate individualmente o in collaborazione con altri soggetti attivi nel territorio locale o nazionale (contamination lab, incubatori e acceleratori d’impresa, coworking, ecc.)”.

6 obiettivi

Sono 6 gli obiettivi che ci si è prefissati: 1) sviluppo di capacità orientate all’intraprendere 2) sostegno alla messa a fuoco e alla validazione delle idee imprenditoriali; 3) formazione imprenditoriale di base; 4) incubazione di start up; 5) sostegno e consulenza per la creazione di spin – off; 6) infine, ciò di cui abbiamo parlato, la realizzazione di test di verifica dell’attitudine imprenditoriale degli studenti.

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