Giovedì 23 e venerdì 24 giugno 2016, nell’aula del Parnaso di Palazzo Veterani in Via Veterani, III edizione del Seminario Internazionale dei Dottorandi, sul tema “Editare, Commentare, Interpretare: approcci multiformi al testo letterario”, nella versione tedesca: “Edieren, kommentieren, interpretieren: die vielfältigen Zugänge zu literarischen Texten”, così com’era stato concepito in occasione della I edizione del Seminario, che si era svolta a Urbino oramai tre anni fa, nel 2014, e coinvolgeva i Dottorandi di Urbino e di Eichstätt.

 

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La Professoressa Liana Lomiento.

A tirare le fila del convegno, la professoressa Liana Lomiento, docente di Lingua e Letteratura greca, che così ricorda i decennali rapporti fra l’Università di Urbino e la Katholische Universität Eichstätt-Ingolstadt.

Un rapporto che risale a molti anni fa, quando tra quell’Ateneo e il nostro fu attivato uno scambio Erasmus per volontà del professor Hans Jürgen Tschiedel, oggi professore emerito ad Eichstätt, e del professor Bruno Gentili, già professore emerito del nostro Ateneo, per lunghi anni professore di Letteratura greca e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. In tempi più recenti, il professor Müller e io abbiamo inteso restituire forza e significato a quella preziosa opportunità di cooperazione internazionale. Di qui, l’idea di istituire un Seminario internazionale dei Dottorandi di Studi Classici di Eichstätt e di Urbino. La II edizione del Seminario si è svolta lo scorso anno, il 2015, negli eleganti ambienti dell’Università di Eichstätt.

Ma da quest’anno il convegno si apre a nuovi orizzonti.

In effetti, come risultato di un progetto formulato da Gernot Müller e da me lo scorso luglio, in questa III Edizione gli Atenei coinvolti sono cinque: accanto ai due originari, hanno accolto l’invito ad associarsi anche le Università di Barcellona (Universitat Autónoma de Barcelona), di Corfù (Ionian University Corfu), di Mainz (Iohannes Gutenberg Universität Mainz), per il tramite attivo dei colleghi, e amici, rispettivamente, Carlos Varias García, docente di Filologia greca all’Università Autonoma di Barcellona, Vaios Vaiopoulos, docente di Letteratura Latina alla Ionian University di Corfù, con il quale condivido un rapporto di collaborazione in virtù del partenariato Erasmus, e Christine Walde, docente di Letteratura Latina all’Università Iohannes Gutenberg di Mainz, e membro – come anche Gernot Müller – del comitato scientifico della Rivista, da me diretta, di Cultura Classica e Medievale.

Dunque anche gli obiettivi si fanno più ambiziosi.

Certamente sarà un’edizione più ricca, anche dal punto di vista del suo significato internazionale, coinvolgendo colleghi con i quali la collaborazione scientifica è, a vario titolo, già attiva. Un ottimo preludio, per usare un’espressione attinta al campo semantico, a me caro, della musica, a nuove prospettive di attività scientifiche (e, perché no?, anche didattiche) comuni, tra i nostri Atenei. Ma ciò che rende davvero preziosa questa iniziativa va individuato nella numerosità e nella qualità degli oratori. Sono 18 giovani studiosi, provenienti da Germania, Grecia, Italia, Spagna, tutti impegnati nel percorso di Dottorato di Ricerca che, nel quadro comune degli Studi Filologico-Classici, Greci e Latini, affronteranno temi diversi legati al mondo antico, entro un arco temporale che si estende dall’età micenea (siamo nei secoli inclusi tra il XVI e il XII a.C.) sino all’Umanesimo del cardinale John Fischer, morto nel giugno del 1535 e del catalano Pere Miquel Carbonell, il cui Liber descriptionis reconciliatonisque purgationis et condemnationis haereticorum, datato al 1513, che raccoglie i processi eseguiti dall’Inquisizione a Barcellona, è fatto oggetto, in questa sede, di uno studio linguistico.

 

Tra questi estremi – conclude la Lomiento – si collocano, numerosi, gli interventi che trattano di autori classici greci e latini, secondo prospettive differenti, tra edizione, commento e interpretazione. È senza dubbio una testimonianza significativa della persistente vitalità dell’interesse per l’antichità classica e, in generale, per la filologia, della sua “resistenza” alle difficoltà che ormai da molti anni, e in ogni parte d’Europa, colpiscono gli studi umanistici. Non possiamo che rallegrarcene profondamente, e sin da ora, con ragionevole ottimismo, organizzare i preparativi per la prossima edizione.

 

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