La Bella e la Bestia, nella versione cinematografica di Bill Condon o in quella celebre della Disney. Il Signore degli Anelli, il romanzo fantasy del filologo, scrittore e linguista britannico John Ronald Tolkien. Le cronache di Narnia, capolavoro letterario di Clive Staples Lewis. Game of Thrones. C’è un minimo comune denominatore tra queste opere. Se la risposta non arriva entro pochi secondi probabilmente si deve al fatto che la risposta stessa è divenuta ai nostri sguardi un sottinteso, un dejà vu che guardiamo senza vedere. Il minimo comune denominatore è il Medioevo. O meglio, la sua ricostruzione, il suo racconto… il medievalismo: nelle quattro trame citate, che rappresentano soltanto un piccolo campione, castelli merlati, armature, eserciti mitologici, costumi, riconducono in maniera inequivocabile all’idea che ci siamo fatti dell’età di mezzo, che va dal 476 d.C. al 1492 d.C.

Il convegno

Di medievalismo si occuperà la quarta edizione del convegno Il Medioevo fra noi. Infinito presente (15 – 17 giugno) organizzato dall’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, dalla Galleria Nazionale delle Marche e dal Polo Museale delle Marche, in collaborazione con l’Università di Bologna, La Sapienza – Università di Roma e l’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo. “Il nostro Ateneo – spiega Tommaso di Carpegna Falconieri, professore di Storia medievale e tra i curatori dell’evento – è da anni l’apripista degli studi medievalisti. Mentre gli anglosassoni vantano una lunga tradizione, in Italia siamo l’unica Università ad occuparsi di questo ambito di indagine”.

Infinito presente

“Nel corso del convegno – prosegue il professor di Carpegna Falconieri – faremo il punto sui risultati della ricerca”. Infinito presente, il titolo di questa quarta edizione, oltre a parlarci del nesso tra noi e un passato che non passa, fa riferimento alla suddivisione tematica. “Ogni sessione corrisponderà ad un verbo coniugato all’infinito: Sognare/Costruire/Giocare/Narrare. Prendiamo il terzo, Giocare: analizzeremo come il medievalismo sia presente in tantissimi videogiochi e nelle rievocazioni storiche. La metodologia sarà necessariamente interdisciplinare, abbracciando diversi campi del sapere (dalla storiografia alla letteratura, dalla storia dell’arte alla sociologia)”.

“​Il punto di partenza – spiega Francesca Roversi Monaco (professoressa di Storia medievale all’Università di Bologna e membro del comitato scientifico del convegno), che si occuperà de Il ritorno dello Jedi: suggestioni arturiane e imperi galattici – non può che essere Guerre Stellari poiché l’analogia è di fatto immediata: i cavalieri jedi, le spade laser/Excalibur, Obi Wan/Merlino, Luke Skywalker/Artù, il male, il bene… gli appassionati hanno sviscerato ogni aspetto dell’analogia, ma ciò che più mi interessa è il fatto che l’analogia è servita a Lucas come uno strumento ‘a priori’, una sorta di ‘specchietto per le allodole’ utile ad attrarre prima e ad ammaliare poi gli spettatori che avevano già l’imprinting arturiano”.

Il medievalismo, l’incognita di una proporzione

Mentre la ricerca storica sul Medioevo può contare sulle cattedre accademiche e sulle tantissime pubblicazioni, il medievalismo, inteso come la rielaborazione moderna e contemporanea del periodo storico medievale, è ancora in una fase di studio iniziale e pressoché pionieristica. “Per questo motivo – dice il professor Tommaso di Carpegna Falconieri – il contributo che porteremo sarà, lo speriamo, estremamente importante, anche perché avremo con noi autorevoli relatori come Maria Giuseppina Muzzarelli, Massimo Miglio e Franco Cardini. La proporzione per capire di cosa stiamo parlando quando usiamo il termine medievalismo – continua – è questa: il medievalismo sta al medioevo come il classicismo sta al classico. Il medievalismo definisce il nostro rapporto con il medioevo, andando a marcare il confine tra ciò che è storia e ciò che è rielaborazione, fascinazione, mito”. Tuttavia succede che questa distinzione non sia sempre così agevole: “Nella figura del cavaliere – riprende il docente, autore del volume Medioevo militante. La politica di oggi alle prese con barbari e crociati – abbiamo entrambe le dimensioni: quella storica e quella fantastica, quella medievale e quella contemporanea. La questione che si pone agli studiosi è dunque metodologica: una volta perimetrato il medievalismo è possibile capire meglio il medioevo? Noi crediamo di sì. E crediamo anche che, proprio studiando il medievalismo, siamo in grado di capire meglio perché il periodo storico del medioevo susciti una sorta di incantesimo in così tante persone”.

Parlare di Medioevo nel Medioevo

La location sarà un vero e proprio set. In effetti il programma si svolgerà quasi interamente nella Rocca di Gradara, la cui struttura è medievale e medievaleggiante al tempo stesso. “Questo luogo – racconta Maria Claudia Caldari, già direttore della Rocca demaniale di Gradara – conserva la sua struttura medievale nonostante i restyling che ha subito attorno agli anni ‘20 del Novecento. La collaborazione con l’Università di Urbino ci consente di approfondire la storia di questa fortificazione e di portarla all’attenzione del pubblico. Da quattro anni a questa parte il convegno Il Medioevo fra noi ci regala spunti interessanti uniti da un unico filo conduttore”. Quei mille anni, appunto, definiti per troppo tempo e ingiustamente “secoli bui”.

 

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