Eugenio Allegri in una scena di Novecento

Festival Urbino Teatro Urbano. Ovvero sette giorni che trasfigureranno la città di Urbino. Ne abbiamo parlato con il Presidente e il Direttore artistico del CTU Cesare Questa: Monica Bravi e Michele Pagliaroni.

 

Come si è aperta questa prima edizione?

Monica. Il festival non poteva che iniziare con un colpo di teatro. Alle 18, davanti all’esedra del Teatro Sanzio, il CTU, il Comune e l’Università di Urbino hanno salutato l’inizio di questo percorso con un brindisi condiviso e attraverso la vestizione simbolica di un attore da parte delle autorità. Le porte del Sanzio si sono quindi aperte, lasciando defluire la compagnia Prisma Teatro di Parigi, che ha letteralmente invaso la città con l’energia e il ritmo della commedia, come accadrà in tutti i giorni del festival. Per quanto riguarda lo spettacolo d’apertura, Novecento di Alessandro Baricco interpretato da Eugenio Allegri per la regia di Gabriele Vacis, si è registrato il tutto esaurito al botteghino già dalla prima serata! Allegri stesso ha sottolineato l’unicità dell’atmosfera della piazza e l’attenzione estatica del pubblico.

 

In che modo la città entra a far parte di una trama, di un racconto?

Michele. È evidente da quello che sta accadendo in queste ore. I luoghi che percorriamo tutti i giorni, forse un po’ distrattamente, hanno rivelato la loro vocazione di sipario rinascimentale a cielo aperto, ospitando le danze, i canti e gli scenari dei giovani attori in parata. Come avveniva nel Cinquecento i passanti, che si trovano nelle strade e nelle piazze per le ragioni più disparate, si rivelano spettatori partecipi. Ma la vera scoperta, che in realtà è più un presentimento rivelatosi fondato, è stata (ieri) l’atmosfera di Piazza Duca Federico: l’architettura rinascimentale del Palazzo Ducale, la solida pietra bianca e la cupola del Duomo hanno incorniciato un incantevole teatro a cielo aperto di rara efficacia acustica e visiva, che si sposava in maniera singolare con le atmosfere del transatlantico Virginian. Per non parlare del clima di lavoro frizzante e responsabile creato dallo staff giovanissimo di studenti liceali e universitari che, in questi giorni, stanno imparando un mestiere sotto la guida di figure professionali.

Da programma (vedi qui), quali sono le compagnie coinvolte?

Monica. Il festival ospita alcuni degli artisti e delle compagnie più interessanti del panorama teatrale nazionale e non solo, individuate dalla Direzione artistica in virtù delle specificità di Urbino e sulla base di una duplice linea di ricerca: tematica ed estetica. Da una parte, coerentemente con il percorso che caratterizza il CTU Cesare Questa, si riflette sul concetto di “classico”, sulle possibilità di una sua rivisitazione e sull’impatto che ha sul pubblico. È questo il caso di Uccelli di Aristofane (Prisma Teatro, martedì 3 luglio, h. 17:30, Giardino Pensile del Palazzo Ducale), di Scaramuccia (Prisma Teatro, giovedì 5 luglio, h. 21:30, Collegio Raffaello) e di Primo miracolo di Gesù bambino da Mistero buffo di Dario Fo (Matthias Martelli, sabato 7 luglio, h. 21:30, Collegio Raffaello). L’altra linea è l’incontro tra arte visiva e teatro, attorno a cui si sviluppano gli spettacoli Leonardo da Vinci. L’opera nascosta (Michele Santeramo, lunedì 2 luglio, h. 21:30, Piazza Duca Federico), Divinissimo (CTU Cesare Questa, giovedì 5 luglio, h. 19:30, Giardino Pensile di Palazzo Ducale) e Bartleby (Muta Imago, mercoledì 4 luglio, h. 22:00, Collegio Raffaello). Uno spazio particolare all’interno del festival è destinato alla riflessione sulla cultura degli States, il 4 luglio, in occasione dell’Independence day: si comincerà con una tavola rotonda a partire da Uomini e topi di John Steinbeck alla DATA, si continuerà con la musica di Marco Chiarabini, quindi ci sposteremo in via Mazzini per l’American Dinner, prima di assistere allo spettacolo Bartleby. In conclusione, un particolare festeggiamento con i silent fireworks alla Fortezza Albornoz, suggestivo connubio tra la tradizione americana dei fuochi d’artificio e quella degli aquiloni della nostra Urbino. Da non perdere, infine, il Sigillo di Ateneo ad Armando Punzo per la sua attività trentennale di teatro nel carcere di Volterra, giovedì 5 luglio, alle 17, nell’Aula Magna del Rettorato.

Divinissimo ha appena vinto due premi a Pisa: quello della giuria tecnica e il premio popolare. Nell’anno delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte, portate Raffaello in Italia e all’estero senza mai farlo entrare in scena…

Michele. Divinissimo, prodotto dal CTU Cesare Questa e dall’Accademia Raffaello, forse cattura il pubblico proprio per la scelta di parlare del grande pittore urbinate senza mai farlo entrare in scena. A Losanna, dove è stato interpretato in italiano, con sovratitoli in francese, lo spettacolo è stato occasione di incontro fra un gruppo di italiani residenti per lavoro in Svizzera, che hanno ritrovato con un po’ di nostalgia le atmosfere di casa, e gli studenti di alcuni licei del luogo, che si sono innamorati della nostra lingua e del nostro Rinascimento. A Pisa i riscontri più appassionati sono arrivati proprio dal gruppo di Oxford, per la maggior parte formato da persone che nemmeno parlano italiano. Un risultato che ci invita a continuare a portare lo spettacolo in giro per le Marche, per l’Italia e per l’Europa in vista del 2020, cinquecentenario della morte di Raffaello. Particolare attenzione sarà riservata, naturalmente, al pubblico giovane, che è da sempre il nostro primo interlocutore.

 

Uno sguardo al mondo delle realtà teatrali universitarie. Dicci che cosa vedi?

Monica. Nelle recenti occasioni in cui siamo stati chiamati a rappresentare l’Università e la Città di Urbino – il Festival Fécule dell’Università di Losanna e il Festival of Academic Theatre della Scuola Normale Superiore di Pisa – siamo entrati in contatto con alcune delle realtà più rappresentative del teatro universitario a livello italiano ed europeo, come Losanna, Oxford, Padova, Firenze, Pisa, insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con cui abbiamo il piacere di collaborare fin dall’inizio del nostro percorso. Il panorama è sorprendente ed estremamente variegato.
Il modello del teatro universitario d’oltralpe, in particolare, prevede l’amministrazione stabile di una parte della vita culturale della città attraverso un Bureau des affaires culturelles dell’Università di Losanna che, in collaborazione con le istituzioni e gli altri enti del territorio, gestisce il teatro cittadino e coordina festivals, rassegne ed eventi internazionali mediante una Direzione artistica e un personale giovanissimo formatosi all’interno dell’Ateneo stesso.

 

Il CTU è ricerca e divulgazione, studio e divertimento. Dieci righe per spiegare questa esperienza dal vostro punto di vista.

Monica e Michele. Gli anni degli studi universitari sono stati per tutti noi un periodo di scoperta e di condivisione intellettuale e umana. Il teatro, in maniera molto naturale, diventa un modo sano di stare insieme e, come la serata di ieri ha dimostrato, un’occasione non scontata di incontro fra gli studenti, la cittadinanza, le istituzioni, i turisti. La ricerca accademica ha non solo l’opportunità, ma forse il dovere di tradursi in cultura viva e fruibile da parte di una comunità, attraverso percorsi di qualità e di rigore che puntino alla bellezza. Urbino non può sottrarsi a questo compito, perché ha visto la nascita del teatro moderno, perché ospita una tradizione illustre di studi sul teatro antico e perché, molto più semplicemente, sembra quasi pensata come città-sipario. Urbino Teatro Urbano è uno dei risultati più significativi del percorso del CTU, reso possibile dall’attenzione delle istituzioni e degli enti del territorio, che ringraziamo per aver sostenuto con convinzione la nostra progettualità in una prospettiva già triennale.

 

Immagini: Alessandro Brugnettini

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