Valentina Talamelli, neolaureta alla magistrale, ha sempre affrontato lo studio come una maratoneta. Così è riuscita ad essere tra i cento studenti meritevoli di Uniurb. Guadagnando metro dopo metro, come qualcuno le aveva suggerito di fare anni fa…

Qual è il tuo percorso accademico?

Prima triennale di Scienze Umanistiche, Discipline Letterarie, Artistiche e Filosofiche, curriculum Archeologico e filologico-letterario classico, uno dei quattro attivati. Poi magistrale, un corso interclasse: Lettere Classiche e Moderne, curriculum Classico (filologia, letterature e storia dell’antichità). A partire dal ginnasio, con la sperimentazione PNI (Piano Nazionale Informatica), oggi purtroppo soppressa, ho ricevuto una formazione classica completa. Della mia classe sono stata la sola a proseguire questo percorso, l’idea è quella di diventare insegnante.

Perché hai scelto proprio Uniurb?

Ho partecipato agli open day e ho scoperto un’offerta formativa molto valida. Il piano degli studi è ben strutturato e consente di acquisire crediti per tutte le classi di concorso che danno accesso all’insegnamento: A-11, A-12, A-13, A-22. Ossia: Discipline letterarie e latino; Discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di II grado; Discipline letterarie, latino e greco; Italiano, storia, geografia, nella scuola secondaria di I grado. L’altro motivo è la città. Urbino mi è sempre piaciuta, è a mia misura, a misura d’uomo. Anche per questo l’ho scelta due volte!

Che cosa ti appassiona di più?

Il greco antico, la letteratura greca, la traduzione.

Autori preferiti?

Alla triennale il poeta tragico Euripide, a cui ho dedicato la mia tesi di laurea. Alla magistrale Omero, l’Iliade. Tesi anche su questo grande autore.

Di che cosa ti sei occupata nel dettaglio?

Ho lavorato sulla possibilità di riconoscere forme di retorica ante-litteram, cioè prima della fondazione di questa disciplina, che risale al V secolo.

La cultura classica è il tuo canto di sirena. Perché?

Mi piace risalire all’origine della cultura occidentale, qui ritrovo la matrice di ciò che siamo oggi. Oltre a questo la traduzione per me è una sfida: significa penetrare nel pensiero degli antichi, un’operazione che richiede molta attenzione. Nella lingua greca ogni parola può assumere tante sfumature diverse. Per tradurre occorre allora comprendere il contesto, entrare in un rapporto di confidenza con l’autore. Appena, metaforicamente, giri l’angolo di un periodo, di una frase, per capire dove porta e da dove arriva il sentiero di un concetto, di un pensiero che stai traducendo, stabilisci una comunicazione col testo. A mio avviso capita qualcosa di molto simile con l’insegnamento, si tratta di comunicare qualcosa agli altri dopo aver stabilito un contatto, una relazione.

Di cosa vai orgogliosa se ti guardi indietro?

Di aver rispettato tutte le tappe, sia per i primi tre anni che per la magistrale. Lo scorso settembre sono entrata nel mio ultimo anno di corso, che ora ho concluso. Sono orgogliosa di questo, anche perché nel frattempo ho sostenuto 4 esami aggiuntivi per l’accesso al FIT, l’abilitazione all’insegnamento: antropologia filosofica, pedagogia, didattica e psicologia.

Che cosa ti è piaciuto di più degli anni universitari?

Il rapporto con i professori e i luoghi di questa città, le biblioteche. Ce n’è una a cui sono particolarmente legata.

Quale?

La biblioteca di Palazzo Veterani. È lì che ho sempre studiato, che ho preparato gli esami, è lì che mi sono sempre rifugiata, è lì che ho passato ore a sistemare gli appunti.

Rifaresti le scelte che hai fatto?

Sì. Durante il periodo estivo, dato che da tanti anni, da quando ne avevo sedici, faccio la stagione (mi piace essere economicamente indipendente!) capita che le persone mi chiedano “perché Lettere?”. Quelle domande che nascondono il luogo comune “il mercato del lavoro apre i battenti soltanto alle discipline scientifiche”. La mia risposta è sempre molto semplice, l’unica che io possa dare: il mio obiettivo è insegnare, per questo mi sento portata, è ciò che desidero.

Qual è il metodo col quale hai affrontato gli esami?

Mi sono sempre fidata della mia insegnante di liceo, che ripeteva: anche gli elefanti si mangiano a piccoli morsi. Significa studio costante, tutti i giorni, per non fare indigestioni. Restando nell’antica Grecia, sono una maratoneta dei libri.

Hai fatto tirocini o stages?

Durante la triennale ho fatto il tirocinio nello stesso liceo classico in cui mi sono maturata: ho supportato l’insegnante di lettere durante le lezioni. Nel periodo della magistrale ho frequentato la summer school di Metrica e ritmica greca.

Qual è, se c’è, il tuo debito verso l’Università?

A questi anni, a Uniurb, devo la mia crescita personale, la mia forma mentis, la capacità di giudizio, di sottoporre le cose a un esame critico. Ha perfezionato il metodo di studio e ragionamento che ho iniziato ad apprendere al liceo.

Passioni, hobbies?

Adoro fare sport, correre, nuotare, andare in bici. Mi piace leggere. Soprattutto romanzi d’amore e saggi.

Il verso che leggi e rileggi senza stancarti mai?

Tanti versi, soprattutto latini: uno di questi è faber est suae quisque fortunae. Tradotto letteralmente: ciascuno è artefice della propria sorte.

In greco i versi 1078-1080 della Medea di Euripide: e sono cosciente di quali mali sto per compiere, ma è padrona dei miei progetti la passione, che è la causa dei più grandi mali per i mortali.

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