Le sue passioni sono il basket, il Milan, l’intera bibliografia di Ammaniti e, soprattutto, la chimica: una scienza che è speranza, “per un aiuto concreto alle persone che ne hanno bisogno”. Si chiama Alberto Catani, si è laureato lo scorso anno in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, e subito dopo il tirocinio post-laurea ha “firmato” la sua prima esperienza professionale.

 

Alberto, dal corso di laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche alla tua prima esperienza di lavoro?

Eh sì! Mi sono laureato ad ottobre del 2017 e sono molto contento di questa scelta che all’inizio è stata una conseguenza del percorso fatto alle superiori – ho frequentato l’Istituto Tecnico Industriale di Urbino con indirizzo in chimica – e che poi si è rivelata azzeccata perché ho imparato molto in un sistema formativo ben organizzato, tanto da sentirmi preparato e pronto a confrontarmi con il mondo del lavoro, che da qualche mese è quello di una farmacia della Provincia. Una prima esperienza che mi sta dando grandi soddisfazioni.

Raccontami il tuo corso di laurea…

Siamo una famiglia, tutti ci conosciamo, per i professori non siamo numeri di matricola, sanno come ci chiamiamo perché dopo dieci lezioni imparano il nome di ognuno, noi compagni di corso siamo amici e, ripeto, tutti insieme siamo una famiglia.
E ti garantisco che, al mattino, quando capitano quelle giornate difficili in cui magari si è stanchi o non si ha troppa voglia di impegnare la testa e concentrarsi su concetti complessi, trovare “facce amiche”, prendere un caffè con loro e scambiarsi due battute sicuramente aiuta ad affrontare meglio la giornata.

 

Per darti un’idea più precisa: alcuni compagni di corso che avevano scelto CTF per poi trasferirsi a Medicina si sono appassionati così tanto alle cose che studiavano qui, alle persone che queste cose le insegnavano, all’ambiente universitario in generale e alla città che poi sono rimasti a Urbino. Una mia amica, quando è arrivato il momento di ritentare il test, ha detto: lo faccio tanto per farlo, io voglio restare qui. Un altro compagno di studio, addirittura, lo ha superato e subito dopo ha rifiutato di iscriversi per rimanere in Uniurb.

Perché la Chimica?

Perché di questa scienza mi piace tutto. A farmi scoprire l’amore per la chimica è stato Alessandro Panaroni, un giovane professore da poco entrato nella scuola, che ho incontrato per mia grande fortuna all’inizio del primo anno delle superiori.
La chimica è una lingua come l’inglese, lo spagnolo o il tedesco, forse addirittura più facile del tedesco, e non deve spaventare perché conoscerla significa avere la possibilità, un po’ magica di “creare” – che in realtà è “trasformare” – e di lavorare per arrivare, chissà, a una sostanza che possa trovare applicazione nell’ambito della medicina e dare un aiuto concreto alle persone che ne hanno bisogno.

Perché il corso di laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche di Uniurb?

Il vantaggio più grande di questo corso sono i docenti, secondo me, per il grado di preparazione che ci permettono di raggiungere e l’attenzione che hanno per noi. Se lo studente è interessato ai propri studi, i professori lo accompagnano dall’inizio alla fine del percorso e anche dopo la laurea.

 

 

Certamente i laboratori. C’erano giorni in cui ne seguivamo anche due, per l’intera giornata, ma il tempo volava perché imparavamo divertendoci. Avere tra le mani una sostanza che si può trasformare e diventare un’altra sostanza, con proprietà diverse rispetto a quelle della sostanza di partenza, o creare un esperimento è una sensazione unica!

 

 

L’altro vantaggio è sicuramente il tirocinio professionale. Io l’ho svolto in una farmacia di Urbania dove ho imparato molte cose. E credo che per noi di CTF sia una grande opportunità perché ci permette di capire, mentre ancora studiamo, quale sia la strada professionale da tentare, se quella del farmacista, o quella della ricerca nell’ambito dell’industria o dell’Università.

 

 

Un ulteriore aiuto che questo corso di studio offre per capire quello che vogliamo fare successivamente è la tesi sperimentale. Questo perché lavoriamo per un minimo di sei mesi, tutti i giorni in laboratorio, con docenti e dottorandi ed è un po’ come lavorare in un vero centro di ricerca. Costruiamo il nostro progetto o ne seguiamo uno già avviato, come nel mio caso, e lo facciamo confrontandoci e scambiando idee e spunti e cogliendo sfumature e dettagli del lavoro che fuori da lì inevitabilmente ci sfuggirebbero.

 

 

E poi il tirocinio post-laurea. Non pensavo nemmeno esistesse questa possibilità, ma uno dei nostri docenti mi ha spinto a provare l’esperienza – retribuita tra l’altro – e sono arrivato nella farmacia dove adesso lavoro. Quindi, il consiglio è di svolgerlo perché si impara veramente tanto, si ha la possibilità di farsi conoscere da chi gestisce la farmacia e magari anche di restarci, com’è successo a me che che ero lì quando la titolare si è trovata nelle condizioni di assumere una persona per un anno. Io c’ero e lei ha avuto modo di conoscermi e valutare le mie capacità, tanto da propormi un contratto a tempo determinato.

Sorridi, i tuoi occhi si illuminano, pare che l’esperienza ti entusiasmi!

Sì, piace moltissimo! Sono stato fortunato per due motivi: perché è un posto in cui mi sento a casa, e perché la farmacia ha un suo piccolo laboratorio di galenica che permette a me e a un mio collega di partecipare a corsi di formazione, finanziati dalla titolare, e di sperimentare nuove preparazioni farmaceutiche.

 

Quindi mentre cerco di capire se questo è il lavoro che vorrei fare davvero, posso crescere professionalmente in laboratorio e anche a contatto con le persone che quando sono al banco si fidano di me e mi fanno capire che qualcosa trasmetto loro, magari anche solo la passione per quello che faccio, e questo mi dà molta contentezza e felicità.

Tre suggerimenti per gli studenti e le studentesse che scelgono il tuo stesso percorso formativo universitario.

Di seguire i corsi di preparazione alla frequenza dedicati proprio agli studenti del primo anno. Io avevo superato tutte le prove e non l’ho fatto, eppure dopo me ne sono pentito perché ai miei compagni di studio è servito molto.
In pratica, prima dell’inizio delle lezioni, facciamo alcuni test che verificano il livello delle nostre conoscenze di base di alcune materie fondamentali. Va detto che ci immatricoliamo comunque tutti, al di là del risultato, ma chi presenta lacune evidenti può frequentare i corsi di preparazione e mettersi in pari per affrontare meglio tutto il percorso.
Quindi, non fatevi spaventare, soprattutto dalle materie in programma che non avete mai studiato perché si parte sempre dalle definizioni che significa dal punto zero, di sicuro si fatica di più ma i risultati con l’impegno arrivano.

 

 

Di riuscire a seguire una certa logica nel dare gli esami. Da noi ci sono delle propedeuticità da rispettare, quindi il consiglio è di impegnarsi da subito in questi esami che ne bloccano altri. Sono faticosi da preparare, sono muri alti tre metri contro cui pensiamo di schiantarci; lo so per esperienza e proprio per questo posso dire: non mollate non abbattetevi di fronte alle prime difficoltà, abbattete i muri: i professori non sono in cattedra per bocciare, ma per insegnare!

 

 

Di fare un’esperienza di studio all’estero. E per questo di partecipare agli incontri che la Scuola di Farmacia – di cui il nostro corso di laurea fa parte – organizza per promuovere i progetti Erasmus. In queste occasioni, i professori ne spiegano l’importanza o come funziona il riconoscimento dei crediti formativi, danno le informazioni necessarie e invitano studenti che hanno già studiato in Università straniere che possono rispondere alle nostre domande e alle nostre curiosità.
Quindi cercate di vincere pigrizia e paura e partite! Io all’inizio ero molto titubante, poi per fortuna mi sono buttato.

E in quale Ateneo del mondo sei atterrato?

Università di Granada! Ho studiato per sei mesi in Spagna. Ripeto, all’inizio non ero molto convinto di partire, oggi, invece, dico che sia una delle esperienze più belle che io abbia mai fatto.
La Scuola aveva organizzato tutto il percorso alla perfezione e anche se lontano mi sono sentito sempre seguito da Urbino. Mi è piaciuto confrontarmi con un modo di studiare che non mi aspettavo e che per ogni materia, dalla più teorica alla più pratica, prevedeva un laboratorio di una settimana alla fine del quale si sosteneva un esame propedeutico alla prova orale. Ho sperimentato un metodo del tutto nuovo per me che mi ha portato comunque a superare gli esami previsti dal piano di studi.
E poi ho conosciuto una cultura diversa dalla mia, ho parlato e dato esami in un’altra lingua, ho imparato a farmi carico di tutto ciò che ogni giorno dovevo gestire da solo e sono cresciuto molto. Oggi mi sento una persona diversa.

 

Immagine in evidenza: Donatello Trisolino.

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