L'università partecipa al grand tour cultura 2018 con una mostra fotografica del museo dei gessi

 

Anche Uniurb partecipa al Grand Tour Cultura 2018 promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche! Lo spazio espositivo del Museo dei gessi ospita, infatti, fino al 16 marzo 2019 la mostra LA LUCE E IL TEMPO, curata da Anna Santucci, docente di Archeologia Classica, del Dipartimento di Studi Umanistici.
L’allestimento affianca ai calchi storici in gesso le fotografie di Anna Pagnini, in una narrazione “in tre atti”: Al di qua dal mare in esposizione fino al 16 febbraio 2019; Le Ore fino al 9 marzo 2019 e Impronte dall’11 marzo al 16 marzo 2019. L’ingresso è gratuito. Ne parliamo con la Professoressa Anna Santucci, Direttore scientifico del Museo.

 

Professoressa Santucci, il Grand Tour Cultura 2018 ha lanciato la sfida di portare in scena il patrimonio degli istituti culturali delle Marche anche attraverso la contaminazione dei linguaggi delle arti e il Museo dei gessi l’ha raccolta con grande slancio.

L’idea di una mostra fotografica nel Museo dei gessi mi è balzata alla mente proprio leggendo i contenuti proposti dal GTCMarche2018, questo, peraltro, è il nostro secondo anno di adesione all’iniziativa. Le stampe fotografiche di Anna Pagnini, che avevo potuto apprezzare in precedenti allestimenti in gallerie d’arte della provincia (Pesaro, Ca’ Pesaro 2.0: INDEX, 2015; Fano, Palazzo Bracci Pagani: Di qua dal mare, 2018), mi sono subito venute alla mente come controparte ideale dei calchi nella “scena” del Museo dei gessi.

Fotografie contemporanee e calchi storici, pur nella distanza e nella specificità dei rispettivi linguaggi tecnico-formali, si avvalgono entrambi di “mezzi meccanici” per la creazione dei propri oggetti, unici e seriali allo stesso tempo.

uniurb partecipa al grand tour cultura 2018Il progetto espositivo si lega a specifiche linee della sua ricerca scientifica?

Sì. La scelta degli scatti di Anna Pagnini è stata guidata anche dall’interesse che taluni suoi soggetti mi hanno suscitato in relazione a temi che si intrecciano con aspetti della mia ricerca scientifica a proposito del “fattore luce” nei processi produttivi e percettivi delle opere nel mondo classico. Peraltro, si tratta di un tema sviluppato, più di recente, nell’ambito di un progetto PRIN coordinato a livello nazionale dall’Unità Operativa dell’Università di Urbino nella persona di Maria Elisa Micheli.

 

Nulla è più dinamico ed emozionale della luce, che è pure medium relazionale per eccellenza prima tra artista e opera, poi tra opera e spettatore. Tutto prende forma dal rapporto con la luce che lo investe, venendone riflessa, rifranta o trasmessa. Ed è, questa, un’esperienza fenomenologica assai ben presente alla riflessione letteraria e alla speculazione filosofica e scientifica del mondo classico, come ho voluto ricordare nel pieghevole della mostra attraverso la citazione di un passo di Aristotele.

Anna Pagnini e la sua opera.

Anna Pagnini insegna Disegno animato e Fumetto al Corso di perfezionamento della “Scuola del Libro” di Urbino e Illustrazione presso l’ISIA di Urbino. Come disegnatrice vanta collaborazioni pluridecennali con missioni archeologiche in Italia e all’estero, in particolare in Libia, a Cirene/Shahat, dove ci siamo conosciute circa un trentennio fa e dove Anna Pagnini è approdata giovanissima, al seguito di Sandro Stucchi, nel 1981.
Quanto alle sue ricerche artistiche, queste trovano il mezzo privilegiato proprio nella fotografia e più in particolare nella Polaroid, da cui sa trarre inaspettate potenzialità espressive.

Perché la LA LUCE E IL TEMPO?

LA LUCE E IL TEMPO è un racconto in tre atti, nel quale gli scatti fotografici di Anna Pagnini, dedicati alla mutevolezza della luce e della realtà che essa investe, entrano in ideale dialogo con i calchi del Museo dei gessi. Ciascun atto propone una propria storia, e dunque uno specifico allestimento accompagnato da cartoline tematiche che ne richiamano i contenuti e offrono una chiave di lettura sui soggetti tra scatti fotografici e calchi in gesso.

Quale storia racconta Al di qua dal mare?

Al di qua dal mare è dimensione spazio-temporale che evoca vita e morte allo stesso tempo: al di qua del mare si compie l’epifania di Afrodite che emerge dalle acque, come pure l’eccidio di Laocoonte e dei suoi figli da parte dei mostri marini inviati dagli dèi affinché si compia il destino di Troia.

 

Negli Inni omerici così è evocata la nascita della dea “Canterò la bella, veneranda Afrodite dalla corona / d’oro, che protegge le mura dell’intera Cipro / circondata dal mare, dove l’umido soffio di Zefiro / la portò sopra l’onda del mare risonante, sulla morbida spuma…”, mentre all’Eneide virgiliana affidiamo il potente racconto della morte di Laocoonte “… Quando ecco (innoridisco a narrarlo) da Tenedo due serpenti / attraverso il mare tranquillo con immense spire / premono il mare e si dirigono in coppia al lido. / I loro petti, alti sull’acqua e le sanguigne creste / superano le onde; il resto del corpo / solca il mare avvolgendo i dorsi smisurati. / Risuona il mare spumeggiando. E già occupano il lido…”.

uniurb partecipa al grand tour cultura 2018I calchi in gesso sembrano amplificare il potenziale espressivo delle immagini stampate su carta fotografica e viceversa. Un’esperienza di reciprocità che si realizza anche nel secondo atto de Le Ore?

Certamente. Le Ore scandiscono il naturale trascorrere delle stagioni e di ogni singolo giorno, accompagnando la fragile perfezione di ogni forma vitale dalla sua rigogliosa manifestazione al suo avvizzimento, come bene sanno i fiori che, oggetto privilegiato di questo allestimento, entrano in relazione col mondo muliebre rappresentato – tra dee e donne – da tanti calchi del Museo.

 

Un passo di Filostrato offre vivida l’immagine delle Ore, personificazioni delle stagioni nel mondo antico “… Non dirò alle Ore primaverili: “Non calpestate il giacinto e le rose!”. Perché sotto il passo delle ore questi fiori appaiono più belli e olezzano più dolci delle stesse Ore. Non dirò alle Ore invernali: “Non camminate sui teneri solchi!”. Perché sotto il passo delle Ore nasceranno le spighe, senza tuttavia spezzarle o piegarle: sono così lievi che il grano non si incurva. Siete incantevoli, o viti, mentre tentate di catturare le Ore autunnali: voi infatti amate queste Ore perché vi fanno belle e datrici di dolce vino…”.

La luce, il tempo… e i personaggi. Chi sono i protagonisti di Impronte?

Impronte – che so già di prorogare fino alle vacanze di Pasqua – è ispirato alla tradizione classica, che ha affidato alla luce la nascita della pittura e della ritrattistica, come racconta più in particolare Plinio il Vecchio nella Naturalis historia: “Butade sicionio, vasaio, per primo trovò l’arte di foggiare ritratti in argilla, e questo a Corinto, per merito della figlia che, presa d’amore per un giovane e dovendo quello andar via, tratteggiò il contorno della sua ombra proiettata sulla parete dal lume di una lanterna”. Gli scatti di questo “atto”, dunque, propongono ombre catturate dai giochi di luce (ombre che, per inciso, sono esse stesse seriali e individuali…).

Un’occasione imperdibile per una varia tipologia di pubblico.

Sicuramente. Le ragioni per visitare ognuno dei tre allestimenti possono essere diverse: potenzialità comunicative di uno scatto fotografico, suggestioni – non solo visive – della mutevolezza di luce e cose, fascino dei racconti del mito e quello dell’incontro tra forme artistiche diverse ecc., ma invito ciascun ospite del Museo a trovare la sua o le sue personali ragioni al termine di ogni visita – ciascuno vede con occhi, mente e cuore propri – e a condividere con noi le sue impressioni nel quaderno all’ingresso del percorso.

 

Immagini: Anna Pagnini

 

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