Il bilancio sociale è al tempo stesso un’efficace lente di ingrandimento e un “volante” per sterzare giusto nelle decisioni strategiche. La governance dell’Università di Urbino ha deciso di dotarsi di questo potente strumento di rendicontazione. Ne abbiamo parlato con due protagonisti di questo che non è solo un documento, che non è solo un processo, ma un cambiamento culturale. Il primo interlocutore è il direttore generale, Alessandro Perfetto. Il secondo Mara Del Baldodocente di Economia Aziendale e di Economia della sostenibilità e accountability e componente del Gruppo di controllo.

Partiamo dall’inizio: che cos’è un bilancio sociale?

È uno strumento grazie al quale gli stakeholder possono valutare la qualità dell’attività di un ente, l’efficacia e le ricadute nel territorio dei progetti sui quali si investe, le relazioni instaurate con la comunità di riferimento, l’efficacia delle politiche ambientali. Insomma, tutto ciò che un bilancio economico-finanziario non riuscirebbe a fare.

Qual è la normativa di riferimento che ne prescrive la redazione?

In realtà non c’è una norma che lo richieda. Il bilancio sociale è l’interpretazione etica del concetto di trasparenza evocato da tantissime norme e allo stesso tempo è un’esigenza gestionale. Accountability e trasparenza sono le due parole chiave di un documento che mostra come vengono impiegate le risorse, quali sono gli investimenti fatti e quali i risultati ottenuti in ambito sociale, etico e ambientale. La terza parola è comunicazione: il bilancio sociale consente di presentare e condividere in modo più organico, all’interno e all’esterno, la mission dell’Ateneo e le priorità di intervento, con l’obiettivo di incrementare la rete degli interlocutori e di migliorare le performance delle strutture e la loro organizzazione. Per questo è anche un ottimo strumento strategico-gestionale, utile a diffondere una cultura condivisa. Per l’Università di Urbino il bilancio sociale 2017 è il primo passo di un percorso orientato alla trasparenza, all’inclusività, al trasferimento della conoscenza.

Entriamo più nel merito. Di quali parti si compone il bilancio sociale Uniurb?

Il lavoro è strutturato in cinque sezioni, a ognuna delle quali è attribuito un colore. Le prime tre sezioni sono dedicate alla descrizione analitica della mission e degli obiettivi dell’Ateneo, dell’articolazione organizzativa, della governance e del patrimonio, delle attività e dei risultati. La quarta sezione approfondisce le attività inerenti alle pari opportunità, alla promozione del benessere organizzativo e della sostenibilità ambientale. La quinta sezione presenta i risultati finanziario-patrimoniali dell’Ateneo, il bilancio preventivo e consuntivo, la composizione del patrimonio e l’analisi dei proventi e dei costi, i risultati raggiunti sulla base degli indicatori ministeriali e la tempestività con cui l’Ateneo assicura i pagamenti relativi all’acquisto di beni, servizi e prestazioni.

Come si è arrivati a questo risultato?

L’istruttoria e la stesura del bilancio sono il frutto dell’impegno delle sole forze interne all’Ateneo e ha comportato un notevole sforzo organizzativo. Il primo atto? La costituzione di un Gruppo di lavoro, successivamente integrato da un Gruppo di controllo ed un Gruppo operativo: il primo, coordinato dal prorettore vicario, Giorgio Calcagnini, con l’obiettivo di definire e di

Alessandro Perfetto, direttore generale dell’Università di Urbino

indirizzare il processo di rendicontazione; il secondo, coordinato dalla responsabile dell’Ufficio controllo di gestione, Pierangela Donnanno, dedicato all’elaborazione dei dati e delle informazioni indispensabili alla stesura del testo.
L’iter ha coinvolto gran parte della comunità accademica. C’è la voce, ad esempio, di tutti i prorettori e delegati rettorali. Sottolineo che la partecipazione interna rappresenta un segnale entusiasmante del senso di appartenenza all’Università. A tutti e a ognuno va il mio ringraziamento personale, nella certezza che il lavoro fatto serva a consolidare e sviluppare rapporti con gli stakeholder, a dare continuità a una tradizione e a rafforzare valori che sono il patrimonio distintivo dell’Ateneo.

Quali sono i dati più importanti che emergono dalla fotografia scattata?

Gli anni recenti hanno segnato la plurisecolare storia dell’Ateneo, dettando una profonda trasformazione nell’assetto istituzionale, didattico, finanziario e organizzativo. Il bilancio sociale 2017 attesta questo cambiamento. Le informazioni contenute nel documento, oltre a restituire l’immagine di un’istituzione dedicata allo studente, principale stakeholder, confermano un quadro solido ed equilibrato, in grado di garantire nuove fasi di sviluppo. A dimostrazione del buon andamento dell’Università di Urbino ci sono gli indicatori ministeriali, sulla base dei quali il MIUR assegna risorse economiche. Un altro dato molto importante emerso, riguarda il ruolo dell’Ateneo nella valorizzazione del patrimonio della città. L’Università di Urbino, vera e propria città-campus, ha dato un grande contributo al recupero architettonico e paesaggistico. La vita universitaria oggi si svolge in edifici di pregio che sono stati sottoposti a interventi di restauro. La presenza dell’Ateneo ricompone quel disegno di fusione del grande passato rinascimentale con il presente.

Ci sono dettagli o informazioni inattese?

Non vi sono informazioni inattese: i dati raccolti sono il frutto di un lavoro corale e incessante, durante il quale sono stati condivisi valori, strategie, obiettivi ed energie.

Professoressa Mara Del Baldo, quali sono le differenze tra bilancio di esercizio e bilancio sociale?

Il bilancio sociale può essere considerato, in estrema sintesi, la carta di identità a colori e multidimensionale di un’organizzazione e della sua performance, lo scatto che restituisce la realtà nella sua interezza, cogliendo le molteplici e diverse sfumature del valore generato, al contrario del bilancio tradizionale, basato su una comunicazione economico-finanziaria, che

Mara Del Baldo, docente di Economia Aziendale e di Economia della sostenibilità e accountability

è assimilabile a una fotografia in bianco e nero. Potremmo proseguire con le definizioni e affermare che il bilancio sociale è uno strumento di comunicazione, di coinvolgimento e di relazione con gli stakeholder. Dove c’è un bilancio sociale, di regola c’è disponibilità al dialogo, un approccio maturo e strutturato nella gestione delle relazioni. Va detto inoltre che, sul piano normativo, il recepimento nel nostro Paese della direttiva UE sulla non financial disclosure ha riacceso l’attenzione sul bilancio sociale, così come su altri strumenti innovativi (il bilancio di sostenibilità o il reporting integrato), aprendo nuove prospettive professionali. Mi riferisco ai practitioners, ai consulenti aziendali e, in particolare, all’Ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili e ai Revisori, ma anche agli studenti, per i quali l’acquisizione delle conoscenze e delle competenze utili a implementare un bilancio sociale o ad assumere ruoli di responsabilità nella gestione delle azioni e dei programmi di responsabilità sociale e sostenibilità, sempre più diffusi nel mondo aziendale, costituisce una prospettiva occupazionale e un percorso professionale sempre più rilevante.

In che modo il bilancio sociale può favorire l’engagement?

Il bilancio sociale è al tempo stesso il risultato finale di un percorso di cambiamento e un driver del cambiamento. Non è il documento in sé, ma il processo che viene attivato per realizzare un bilancio sociale, che chiama a riflettere sul valore creato dall’azienda, nello specifico dall’Università degli Studi di Urbino. Valore che non è esprimibile solo attraverso risultati finanziari, economici e patrimoniali e misure quantitative, ma anche in termini di performance relative ad obiettivi etici, sociali ed ambientali.

 

Immagine in evidenza: Tom Barrett

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