Studente di Giurisprudenza, futuro avvocato, nato a Catania, figlio di avvocati. Tutto questo corrisponde a Mario Genovese. Ma non è abbastanza. Ama gli scacchi, il calcio in tv, la cucina. Altre informazioni importanti, ma non ancora sufficienti. Bisogna dirvi che cosa pensa, il suo entusiasmo, il suo impegno. Ci abbiamo provato in 22 domande, mentre ci racconta il suo corso di laurea quinquennale.

Anno di corso?

Ho appena finito il quarto anno.

Esami sostenuti?

Grazie al corso estivo in agosto sosterrò gli ultimi esami del quarto anno: Diritto amministrativo e Diritto penale, parte speciale.

Due tosti.

In realtà il diritto amministrativo l’ho già incontrato negli esami opzionali e diritto penale è molto bello, quindi non sarà un sacrificio studiarlo.

Parliamo della tua scelta, Giurisprudenza.

La mia è una tradizione familiare: mio padre e mia padre sono entrambi avvocati. Ma non è solo questo…

Cos’é?

Già alle scuole medie dicevo di volermi iscrivere a questo corso.

Avevi le idee molto chiare.

Sentivo parlare di diritto in casa, ne restavo affascinato.

E Urbino come è piombata nella tua vita?

La storia da raccontare è il mio arrivo a Urbino. Mia cugina frequentava il terzo anno di Giurisprudenza alla Carlo Bo, quindi l’ho seguita. Prima città e prima Università che ho visto nel mio breve viaggio di orientamento. Non me lo posso dimenticare quel momento: 16 luglio 2015, metto piede in città. Il 18 luglio, 48 ore dopo, ero già uno studente Uniurb, era iniziata la mia carriera universitaria.

Urbino è stata ed è una tappa importante per te, questo è chiaro.

Urbino e l’Università mi hanno permesso di rivalutare me stesso. Il contatto diretto e continuo con i professori è stato un dettaglio non da poco, qualitativamente molto significativo: mi ha valorizzato come persona, prima ancora che come studente.

Perché la quantità, nella relazione docente-studente, può diventare qualità?

Diciamo che c’è un rapporto direttamente proporzionale. Più è intenso lo scambio, maggiori saranno le possibilità che il docente conosca i tuoi talenti o, come si dice, le tue soft skills, maggiori le probabilità che ti sappia valorizzare.

Come si sceglie la propria strada?

Si consulta la mappa delle tante idee che ti frullano in testa. Si punta il dito quando si trova un luogo chiamato passione. Dopodiché si confrontano le offerte formative dei diversi atenei, la qualità della didattica. Mi sento di aggiungere che nella valutazione devono rientrare anche le attività extracurriculari (seminari, corsi di approfondimento, conferenze…). Fanno la differenza.

La nuova formula della quinquennale di Giurisprudenza prevede 6 percorsi differenti. Che cosa ne pensi?

Personalmente sono escluso dalla riforma dell’offerta formativa arrivata a conclusione un anno fa, ma posso dire che mi sembra un’ottima soluzione che sviluppa la materia giuridica nella direzione della consulenza aziendale. Credo che non lo richieda solo il mercato del lavoro ma tutto il sistema Italia. Al tentativo di uscire da una crisi più che decennale servono giuristi qualificati che sappiano indirizzare il management delle imprese e massimizzare la produzione. Oggi il diritto non può distrarsi dalle questioni economiche. Tra gli insegnamenti che intercettano questa esigenza c’è il corso in Risk Management e Internal Auditing, che fornisce elementi utili a comprendere il ruolo del controllo interno finalizzato alla riduzione e gestione del rischio nelle decisioni gestionali di organizzazioni pubbliche o private. Le aziende sono estremamente interessate a figure professionali in possesso di competenze economico-giuridiche.

Qual è il tuo sogno?

La carriera forense. Sì, vorrei diventare un avvocato.

Piano b?

Tentare qualche concorso da dirigente nella pubblica amministrazione, nelle Forze Armate, oppure nella Guardia di Finanza. L’importante, in una prima fase, è mettere al sicuro un lavoro, poi se si riescono raggiungere i propri sogni ben venga.

L’insegnamento più incisivo di questi quattro anni.

Questa domanda mi mette in difficoltà, ci sarebbe tanto da dire. Forse una frase che ci ha detto il nostro professore di diritto privato il primissimo giorno di lezione: “spero di ricevere tanti attestati di stima da parte vostra, spero di sentirmi ripetere ciò che mi è stato detto in passato: grazie professore perché ci ha trattato come piante da coltivare e non come vasi da riempire”. Emozionante! Non ho più avuto paura: mi sono sentito nel posto giusto, ho sentito che in quelle aule avrei potuto coltivare – appunto – la mia persona.

Un’esperienza che porterai sempre con te?

Due esperienze. La prima, l’impegno come rappresentante di Dipartimento, davvero formativo. Un incarico che ho interpretato nella duplice veste di tradens delle istanze degli studenti e di consulente per i colleghi più giovani.

La seconda?

Con il docente di diritto penale abbiamo assistito ad un processo in Corte Costituzionale, il tempio del diritto.

C’è un giurista che ami sopra gli altri?

Giuseppe Chiovenda, il padre del diritto processuale civile. Pensandoci bene, riducendo il diritto all’essenziale, tutto ciò che è diritto porta al processo e viceversa. Il processo è l’arte più nobile per risolvere una controversia.

Come impieghi il tempo libero, che cosa ti piace fare?

Sono un appassionato di scacchi. Non sono un Fabiano Caruana eh! Però me la cavo. Poi amo la cucina, mi piace provare nuove ricette, seguo i programmi tra i fornelli, mi piace il teatro. Guardo il calcio in tv.

Si dice che per il diritto serva molta, moltissima memoria. Vero?

Allora, sfatiamo questo mito della memoria elefantiaca. Io non ho una memoria così prodigiosa. Credo sia più importante la capacità di ragionamento. Impensabile che un ragazzo di 19 anni possa sostenere un esame di diritto privato (oltre duemilanovecento articoli!) immagazzinando tutto a memoria. Meglio che si chieda qual è la ratio, che contestualizzi storicamente una norma. Solo così, a mio avviso, entrerà in sintonia con il diritto.

Hai un metodo di studio tuo?

Secondo me il metodo non può essere sempre lo stesso. Diritto tributario, materia piena di numeri, norme, fasce Irpef da ricordare va studiata in un certo modo, magari sottolineando, riassumendo, facendo schemi, mappe concettuali. Scienze delle finanze invece ha bisogno di grafici. Per me è stato molto utile anche il materiale didattico caricato dai professori sulla piattaforma Moodle. Ripeto: a mio avviso il metodo di studio va adattato alla materia che si sta studiando. Materie diverse, diversi metodi di studio.

Guardi il tuo libretto universitario e pensi…?

Premetto che io ho ancora il libretto cartaceo. Penso che il percorso universitario aggiunga un pezzo importante alla persona. La laurea è uno dei momenti più alti che raggiungi con il sudore della fronte. Sono cinque anni che si ricordano per tutta la vita. Quando mi sento giù apro il libretto, lo riguardo e quel giorno riparto fiducioso!

Lascia un messaggio in bottiglia a chi sta per fare la tua stessa scelta.

Fatelo, fatelo con passione e rispetto nei vostri confronti e nei confronti dei vostri colleghi. L’uomo, se vuole, arriva ovunque e voi ce la farete!

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