Massimiliano Garavalli è il primo laureato in Economia e Management investito di un doppio titolo universitario: laurea triennale in Economia e Management dell’Università di Urbino e bachelor of science degree in European Economic Studies dell’Università di Bamberg!

Tre anni fa si è iscritto al corso di laurea triennale in Economia e Management di Uniurb, ha scelto il curriculum European Economic Studies organizzato in collaborazione con la Faculty of Social Sciences, Economics and Business Administration dell’Università di Bamberg, ha frequentato l’ultimo anno di studio in Germania e venerdì 13 dicembre 2019 ha tagliato il traguardo della laurea. Oggi, ai lettori di Uniamo racconta la sua doppia esperienza di studio e di vita a Urbino e a Bamberg.

 

Massimiliano, congratulazioni! Un mese fa hai festeggiato la tua laurea. Cosa ricorderai di quel giorno?

Grazie! È stata una giornata elettrizzante, bellissima! Davvero non la dimenticherò mai perché è stata il compimento di un percorso durato tre anni, la somma di tantissimi momenti di grande impegno – quindi anche di fatica – e di gioia. Ricorderò sempre i sorrisi e lo sguardo emozionato dei miei familiari e degli amici un istante prima di discutere la tesi.

Perché hai scelto il corso di laurea triennale in Economia e Management dell’Università di Urbino?

L’ho scelto perché viviamo in un mondo estremamente competitivo e globalizzato. Nascono nuove professioni ogni giorno, il mercato del lavoro presenta di continuo nuove esigenze e bisogna essere preparati. Quindi, optare per un corso di laurea che prevede un curriculum come l’European Economic Studies, con un titolo spendibile in Italia e in Germania, mi è sembrato il modo migliore per acquisire gli strumenti più adatti ad affrontare queste sfide e ottenere il massimo prima e dopo la laurea.

Quali sono, secondo te, i punti di forza di questo corso?

Ovviamente, il primo punto di forza del corso è proprio il curriculum che ho scelto, perché offre, oltre al titolo di laurea italiano, anche il bachelor of science degree in European Economic Studies dell’Università di Bamberg che ha una valenza internazionale.

 

Poi, di sicuro, la serietà professionale dei docenti, con cui si può interagire in maniera diretta, la competenza e la capacità di insegnamento e di approfondimento delle materie che dimostrano, l’attenzione ai dettagli dell’argomento che comunicano.

 

E ancora, certamente, il piano di studi ampio e mirato. Nei primi due anni a Urbino si studiano soprattutto i fondamenti teorici dell’economia, e l’offerta delle materie in programma ci dà una preparazione solida. Questo l’ho potuto verificare, in modo particolare, durante il terzo anno che ho frequentato in Germania all’Università di Bamberg, dove la didattica è molto orientata all’applicazione pratica di teorie che è necessario conoscere.

E i punti di forza di Urbino?

Urbino è piccola per dimensioni, ma è grande per le opportunità che offre. È una città in cui non ti senti mai solo, incontri sempre qualcuno, sei coinvolto nelle dinamiche cittadine e respiri cultura ad ogni passo. Infatti, anche solo camminando per i suoi vicoli attraversi secoli di storia, di bellezza, e questo non può non elevarti e farti sentire in perfetta sintonia con il te stesso di adesso e con quello che vorrai diventare.

Terminato il secondo anno di studi, da Urbino ti sei trasferito in Germania perché il curriculum che hai scelto prevede che il terzo anno si svolga presso l’Università di Bamberg.

Esatto. E pensavo che il trasferimento sarebbe stato traumatico, invece l’inserimento nel nuovo contesto è avvenuto in modo molto naturale, senza complicazioni. Per un mese ho partecipato a un corso facoltativo di lingua tedesca seguito da moltissimi studenti di facoltà e Paesi diversi.

 

Ci siamo ritrovati lì con la stessa voglia di conoscere e la stessa intraprendenza, e un’apertura al dialogo e allo scambio culturale fortissimi. Per cui abbiamo legato subito e stretto dei bei rapporti di amicizia! Ti assicuro che anche i ragazzi più timidi e timorosi si sono lasciati coinvolgere e sono riusciti a vivere l’esperienza senza incertezze.

Per accedere al curriculum European Economic Studies immagino siano state valutate le tue competenze linguistiche.

Sì. Ho dovuto studiare il tedesco, raggiungere un livello B2 e superare un test per dimostrare di padroneggiarlo. Arrivato in Germania ho potuto scegliere se seguire le lezioni dei vari corsi in tedesco o in inglese, e ho preferito seguire la maggior parte dei corsi in inglese.

Il bilancio dell’esperienza di studio e di vita a Bamberg?

Il bilancio è assolutamente positivo. Ho usufruito di una borsa di studio per un intero anno e sono stato molto seguito, sempre assistito, anche nella ricerca dell’alloggio. A Bamberg tutto funziona alla perfezione, la città è bellissima: la chiamano “klein Venedig” che in tedesco significa piccola Venezia. C’è il fiume, le gondole, è molto colorata, suggestiva, pittoresca, piccola e confortevole.

 

I tedeschi hanno solo bisogno di studiare i propri interlocutori; con loro i rapporti si sviluppano in un lasso di tempo ampio, ma se riescono a fidarsi stringono legami fortissimi. Con alcuni compagni di corso tedeschi la conoscenza si è trasformata in un’amicizia davvero speciale.

Hai svolto anche il tirocinio formativo?

Il tirocinio l’ho svolto tornato da Bamberg, in una società di consulenza di Pesaro che si occupa di marketing, ricerca sociale e indagini di mercato. Anche quello è stato un momento di formazione importante che mi ha fatto vedere da vicino come funziona il mondo del lavoro.

 

Mi ha insegnato, ad esempio, a rispettare le scadenze, a gestire lo stress, a dialogare con i colleghi e a lavorare in team. A parte il momento iniziale di inserimento nel contesto, mi sono sentito sempre a mio agio perché avevo le competenze per poterlo affrontare al meglio.

Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata orientata dall’interesse per l’economia?

Da piccolo sognavo di fare il paleontologo, dicevo: voglio trovare le ossa dei dinosauri! A undici anni ho scoperto la passione per la politica, per l’attualità, insomma, per quello che accade nel mondo. L’interesse per l’economia è arrivato più tardi ed è stato una conseguenza, perché l’economia è dentro ogni cosa, è il motore stesso del mondo. Mi piace pensare a un’economia per tutti, che aiuti anche i più deboli e dia delle opportunità a chi vive una condizione di svantaggio.

 

Oggi, il sogno è di avvicinare l’economia alle persone. Di fare in modo che le famiglie ne conoscano la terminologia, le dinamiche che la regolano e abbiano un approccio più consapevole ai prodotti e ai servizi bancari, per esempio, così da gestire senza sorprese e senza traumi i propri risparmi.
L’utopia che coltivo è conoscere a fondo l’economia per migliorarla. Non a caso la tesi di laurea – redatta in in italiano – mi ha permesso di studiare, attraverso l’ultimatum game, il rapporto tra economia e morale.

Non posso non immaginarti impegnato in progetti di volontariato.

Non proprio, ma… faccio parte di Amnesty International e della Protezione Civile, come volontario. Partecipo a corsi di formazione e mi preparo a gestire eventi che spero non si realizzino mai.

Come trascorri il tuo tempo libero?

Suono il sassofono e il pianoforte e scrivo poesie. Scrivo anche per il blog Sistema critico che ho fondato ai tempi del liceo per raccontare l’attualità, la filosofia, l’economia, la società, la politica, la storia attraverso la voce dei giovani. Oggi la redazione conta venti studenti universitari, alcuni anche di Uniurb, e produce contenuti freschi e pop per dialogare con i lettori, avvicinarli a tematiche complesse e permettere loro di comprenderle.

Dove sarai quando realizzerai i tuoi obiettivi professionali?

Se potessi studiare all’infinito lo farei, ma da qui a tre anni immagino di lavorare in istituzioni pubbliche o comunitarie, nella diplomazia internazionale, in imprese multinazionali… di sicuro in contesti in cui politica ed economia sono strettamente connesse.

In Italia o all’estero?

Si vedrà. Se ne avrò la possibilità lavorerò all’estero per qualche tempo, ma non sarò mai un cervello in fuga. Potendo cercherei di restare nel mio Paese o di andare via per tornare. Sono uno di quelli che credono nell’Italia! E sono sicuro che grazie a corsi di laurea come quello che ho frequentato a Urbino, noi giovani, riusciremo a realizzare le nostre grandi speranze.

Pin It on Pinterest

Share This