L’ANVUR lo scorso 7 aprile ha riconosciuto la scientificità di tre riviste digitali pubblicate dall’Università di Urbino. Si tratta di Diritto della sicurezza del lavoro e PA – Persona e Amministrazione, appartenenti entrambe all’area delle Scienze giuridiche e Materialismo storico, dell’area delle Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche.

Ma che cosa comporta l’inserimento tra i periodici scientifici negli elenchi dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca? Soprattutto, come si ottiene la classificazione? Lo abbiamo chiesto a Sebastiano Miccoli, responsabile dei progetti UniURB Open Journals e Urbino University Press.

ANVUR quali criteri di classificazione adotta per l’inserimento nell’elenco delle riviste scientifiche?

La normativa per i cosiddetti settori non bibliometrici (quelli a cui non si applicano coefficienti matematici per misurare l’impatto delle pubblicazioni sulla comunità scientifica) prevede la valutazione su 6 diverse aree:
● Architettura (Area CUN/VQR 8.a);
● Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche (Area 10);
● Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche (Area 11.a);
● Scienze giuridiche (Area 12);
● Scienze economiche e statistiche (Area 13);
● Scienze politiche e sociali (Area 14).
Le riviste dell’Università di Urbino, accreditate nell’ultima tornata di valutazione ANVUR, afferiscono all’area 12 e all’area 11.

Tutte e tre escono esclusivamente in versione digitale?

Sì, e la cosa importante è che si tratta di risorse open access. Sono consultabili a partire dal menu Editoria di Ateneo della sezione dedicata alle Biblioteche all’interno del portale Uniurb e disponibili anche su Google Scholar. Garantiamo il rispetto del diritto d’autore grazie alle licenze aperte Creative Commons.

Qual è la loro periodicità?

Sono tutte a cadenza semestrale.

Che cosa significa dire che l’Università è editrice dei periodici?

Bisogna chiarire subito che i Dipartimenti di Ateneo sono titolari di un numero significativo di riviste scientifiche e di collane di monografie pubblicate da editori commerciali. Nel caso dei periodici UniURB Open Journals, ciò che è importante, è che la pubblicazione si svolge completamente in Ateneo, senza ricorso a servizi editoriali esterni. Questo comporta un notevole risparmio e si traduce in un migliore ritorno di immagine complessivo. L’accreditamento dei periodici UniURB Open Journals tra le riviste scientifiche, dunque, è stata una doppia soddisfazione.

Sebastiano Miccoli, responsabile dei progetti UniURB Open Journals e Urbino University Press

Che tipo di selezione viene fatta da ANVUR?

L’ANVUR richiede che le riviste siano conformi a due tipi di requisti: di processo e di prodotto e che soddisfino alcuni requisiti minimi preliminari, per esempio che tutti gli articoli pubblicati siano stati sottoposti a peer review, una revisione tra pari rigorosa e certificabile. Alcuni degli altri requisiti necessari al riconoscimento della scientificità sono la composizione degli organi (non più del 50% deve appartenere alla stessa istituzione), il fatto che la rivista sia dotata di un codice etico, che sia sede del dibattito nazionale e internazionale dell’area o del settore di riferimento, che sia indicizzata nelle principali banche dati di settore. Molto rilevanti sono le prescrizioni ANVUR sull’accessibilità dei contenuti: la rivista deve avere un sito web da cui sia possibile accedere a tutte le informazioni che la riguardano: dagli articoli pubblicati alla composizione degli organi, dall’archivio dei fascicoli alle procedure di revisione. Con l’esplicita richiesta, peraltro, che i contenuti siano accessibili in modalità open entro 18 mesi dalla pubblicazione.

Attualmente quante sono le riviste scientifiche digitali presenti nella piattaforma UniURB Open Jurnals?

Con le ultime tre arrivate siamo a sei riviste. Le altre sono Argomenti, Cultura giuridica e diritto vivente e, la più “antica” di Ateneo, Studi Urbinati, nella serie di Scienze giuridiche, politiche ed economiche.

 

Che l’Anvur riconosca la scientificità alle riviste UniURB Open Journals indica un doppio successo: innanzitutto che all’interno dell’Università è possibile non solo produrre ma anche diffondere un sapere scientifico qualificato, e quindi considerare il valore aggiunto che l’Università può avere anche nelle logiche editoriali. Poi che venga riconosciuto il valore che la dimensione Open ha nell’attuale panorama della promozione scientifica.Credo che un sapere che sia aperto anche nelle sue forme, quindi scaricabile e diffondibile con facilità, sia maggiormente aperto al confronto e alla sua validazione continua. Formati come i nostri Open Journals sono poi capaci di conciliare il rigore della peer-review con la possibilità di operare attraverso logiche di produzione – e quindi di circolazione – più veloci, in modo da poter far entrare la conoscenza prodotta anche all’interno di un possibile dibattito sull’attualità, così da unire la vocazione scientifica con la capacità di incidere su processi di governance, policy e cultura.                                                                  Giovanni Boccia Artieri, delegato del Rettore al Sistema Bibliotecario di Ateneo

 

Ai fini della ricerca e della didattica l’ingresso negli elenchi ANVUR che cosa significa?

È un passo in avanti molto rilevante. Per un ricercatore pubblicare i propri contributi in una rivista riconosciuta come scientifica vuol dire avere migliori possibilità di raggiungere i requisiti per l’Abilitazione Scientifica Nazionale e quindi per uno sviluppo carriera.

Tutti possono essere lettori, ma chi può scrivere in una rivista scientifica open access?

Ogni contributo deve superare la peer review di specialisti del settore di cui la rivista fa parte. È il comitato scientifico di ogni rivista che svolge la revisione dell’articolo proposto e ne stabilisce l’idoneità. UniURB Open Journals rende possibile tracciare tutta la procedura in formato digitale.

Il riconoscimento di scientificità delle riviste è un processo irreversibile?

No, la permanenza in questi elenchi è frutto di un’attenzione e un lavoro costanti senza i quali si può essere “retrocessi”. Ogni 5 anni per le riviste scientifiche e ogni 3 per le riviste di classe A, l’ANVUR verifica il possesso dei requisiti e, in caso questi manchino, delibera il declassamento o la valutazione negativa della rivista.

Esistono invece upgrade possibili contemplati dal regolamento ANVUR?

Di norma ogni anno si dovrebbero riaprire le finestre di valutazione. Quindi, indicativamente fra due anni, le redazioni delle riviste che hanno ora ottenuto il riconoscimento di scientificità potranno fare richiesta di entrare nell’elenco delle riviste di Classe A.

Che cosa cambia?

L’ingresso alla Classe A è ammesso sulla base di requisiti ancor più stringenti. Tra i tanti: non più del 30% degli organi direzionali e scientifici può appartenere alla medesima istituzione; il tasso di selettività applicato alle proposte di pubblicazione ricevute deve essere elevato; soprattutto, la rivista deve dimostrare la sua apertura internazionale con la presenza nella redazione e nel comitato scientifico di studiosi stranieri, con la pubblicazione di articoli e abstract in lingua straniera e con la presenza nelle principali banche dati internazionali, principalmente Scopus e Web of Science.

È consentito il downloads dei files?

Assolutamente sì e qui abbiamo dati sorprendenti che ci vengono dal monitoraggio. Nell’ultimo anno abbiamo registrato ben 33 mila downloads!

 

Immagine in evidenza: Lysander Yuen

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