Una vita per l’archeologia”. Un titolo così, ai tempi dell’archeologo di Palmira, disposto a difendere la storia e la cultura dalla distruzione e al prezzo della propria vita, acquisisce un’enfasi estrema. La mantiene anche quando il sacrificio, come nel caso del professor Mario Luni, non ha avuto un costo così elevato, eppure ha preteso le ore e i giorni di un’esistenza. Con questa premessa il XIII Convegno Internazionale di Archeologia Cirenaica (dal 27 al 29 ottobre) porterà con sé un significativo strascico, nel ricordo del grande archeologo urbinate scomparso nel 2014.

L'archeologo Mario Luni

L’archeologo Mario Luni

Ad organizzare l’iniziativa sono la Missione Archeologica a Cirene (Libia), il Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche della Carlo Bo e il Centro Studi Vitruviani di Fano. L’omaggio al docente, che per 40 anni ha insegnato “Archeologia greca e romana” e dal 1996 (fino alla morte) ha diretto la Missione Archeologica Italiana a Cirene, sarà diviso in due momenti.

Il primo di questi si svolgerà nelle due giornate di apertura al Salone d’Inverno del Palazzo Ducale di Urbino (ore 9,30) e sarà appunto il XIII Convegno Internazionale di Archeologia Cirenaica. Evento patrocinato dal Comune di Urbino e con la partecipazione di relatori provenienti da Università e Istituti di Ricerca di Italia, Francia, Regno Unito, Polonia, USA, Svezia e Libia.
Dopo i saluti inaugurali del rettore Vilberto Stocchi, del sindaco di Urbino Maurizio Gambini e del direttore del DISCUM Lella Mazzoli, inizieranno i lavori del congresso sulle ricerche archeologiche effettuate dalle varie missioni internazionali in Cirenaica negli ultimi anni. Saranno inoltre presenti alti funzionari del Dipartimento di Archeologia della Libia che illustreranno la loro attività sulla protezione del patrimonio culturale libico in questo periodo di crisi.

Il secondo momento in programma si sposterà invece a Fano: la Sala di rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio, giovedì 29 ottobre sarà luogo di incontro e studio sulle più antiche radici della città. Anche in questo caso si ricorderà la figura del professor Mario Luni, tra i membri fondatori del Comitato Scientifico del Centro Studi Vitruviani e affezionato studioso della città di epoca augustea e vitruviana.
Saranno presenti alla giornata fanese Valerio Massimo Manfredi, Filippo Coarelli, Mario Pagano, Antonio Corso, Lorenzo Braccesi, Valeria Purcaro, Oscar Mei, Luciano De Sanctis e Massimiliano Kornmuller.

“Il Convegno – spiega Oscar Mei, docente di Archeologia classica a Urbino – riunirà tutte le missioni internazionali a Cirene e in Cirenaica. Tra gli interventi ci sarà quello, ad esempio, del responsabile del Dipartimento di Archeologia della Libia, che aiuterà a fare il punto sulla salvaguardia del patrimonio archeologico in questo periodo di crisi”.
La situazione attuale, come ricaduta dell’instabilità politica, verrà affrontata anche dai rappresentanti delle missioni a Cirene di Urbino, Chieti, Napoli e Palermo. Per quanto riguarda la regione della Cirenaica le informazioni più aggiornate arriveranno invece dagli archeologi inglesi, francesi e americani.

“Grazie ai nostri referenti in loco, unica presenza in Libia, riusciamo a monitorare lo stato delle zone di scavo ad avere immagini e informazioni utili. Sappiamo – anticipa il professor Mei – che ad oggi il rischio maggiore per le periferie di Cirene e per i siti archeologici di quest’area è rappresentato dall’abusivismo edilizio. La mancanza di controllo produce caos. Un altro grande problema, che in questa fase preoccupa più del terrorismo, è il mercato nero di reperti archeologici. E’ notizia di questi giorni il recupero di alcuni pezzi venduti nel corso di un’asta londinese”.

Ogni convegnista cercherà quindi di tratteggiare, ecco l’elemento distintivo dell’iniziativa, una propria memoria della figura di Luni: “Verrà ripercorsa – prosegue Mei – la sua lunghissima attività archeologica a Cirene, collegata alla grande tradizione che nel 1913 vide l’inizio degli scavi con il rinvenimento della famosa Venere e che, nel 1957, organizzò la prima missione dopo la seconda guerra mondiale”.

Lo stesso Mei, allievo del professor Luni, è e sarà testimone di un metodo che ha formato uno staff di giovani archeologi: “Luni ha dedicato realmente la propria vita all’archeologia. L’importanza delle sue scoperte e dei sui scavi lo hanno portato a relazionare la propria attività in varie sedi internazionali, tra cui l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres e il Louvre”.
Di lui, come si dirà, ci sono rimasti oltre 200 titoli, un’eredità incommensurabile, un’importante collana editoriale conosciuta e letta nel mondo (Cirene “Atene d’Africa). Ma soprattutto la lezione che cammina sulle gambe di chi lo ha seguito: “Nel 1999, quando fece la scoperta del Tempio di Demetra (forse la più importante di tutta una carriera), inviò me per il primo sopralluogo. Dalla terra, che in seguito a un terremoto aveva sigillato per secoli la Cirene più antica, vennero alla luce alcuni rocchi di colonna. Ricordo – conclude Mei – che Luni, sempre capace di mantenere la calma e diffonderla, si precipitò a vedere il giorno successivo. Fu un’emozione. Di lì a poco avremmo scoperto anche la statua di Demetra, riuscendo a identificare la divinità venerata nel tempio. Una cosa davvero rara. Ancora più sorprendente perché frutto di un lungo lavoro di studio”.

 

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