Il Rettore Vilberto Stocchi con i Professori William René Shea e Gino Tarozzi

Il Rettore Vilberto Stocchi con i Professori William René Shea e Gino Tarozzi

E quando immaginiamo che le cose siano ciò che abbiamo sempre pensato che fossero, arriva qualcuno che clicca rewind, riavvolge il nastro, ricostruisce i fatti, aggiunge nomi, incasella principi e conseguenze e disegna di nuovo la trama degli eventi. Uno di questi qualcuno si chiama William René Shea. È Professore galileiano emerito di Storia della scienza dell’Università di Padova e membro della Reale Accademia delle scienze di Svezia, nel cui ambito fa parte della commissione per la selezione e l’assegnazione dei premi Nobel. Oggi ha ricevuto dal nostro Rettore Vilberto Stocchi la Medaglia Commandiniana e ha raccontato, in una coinvolgente lectio, il prequel di una certa storia della scienza dal titolo “Il debito di Galileo nei confronti dell’umanesimo scientifico urbinate“.

Rewind anche per noi. Spieghiamo meglio. La Medaglia Commandiniana è un riconoscimento che l’Ateneo conferisce a studiosi di prestigio nell’ambito delle Lectiones Commandinianae: un ciclo di conferenze internazionali organizzate in omaggio a Federico Commandino e alla sua scuola. Poco noto ai più, Commandino è stato matematico e umanista di grande fama presso le maggiori corti del ‘500, dentro e oltre i confini della Penisola. Ha tradotto Archimede, Apollonio, Euclide, Pappo e gli altri grandi della matematica antica, sempre corredando i testi di prefazioni e integrazioni indispensabili tanto quanto il ripristino delle dimostrazioni, assenti nei testi originari. Suoi allievi sono stati Guidobaldo del Monte, Bernardino Baldi e Muzio Oddi, la sua scuola quella che in pieno Rinascimento ha dato impulso all’umanesimo scientifico urbinate e determinato i fondamenti della scienza moderna.

C’è stato un momento storico-culturale – ha spiegato il Professor Shea – in cui Urbino ha impostato e definito gli orientamenti e gli sviluppi delle scienze europee. Keplero, contemporaneo di Galileo, ha potuto lavorare sulle traiettorie dei pianeti grazie a un importante strumento matematico, ovvero Le coniche di Apollonio nel testo di Commandino. Non è possibile pensare a Keplero senza pensare alla tecnica elaborata da Commandino e al suo complesso lavoro di interpretazione e di ricostruzione del ragionamento del matematico greco.

 

Più leggo ciò che hanno scritto Commandino e Guidobaldo del Monte, più mi rendo conto che Galileo non avrebbe potuto condurre e realizzare le proprie ricerche senza gli indispensabili strumenti concettuali e matematici che gli studiosi di Urbino hanno prodotto. Tra l’altro, alla città ducale deve le cattedre di matematica dell’Università di Pisa prima, e di Padova dopo, che gli furono assegnate grazie all’intervento della potente famiglia urbinate dei marchesi del Monte.

 

Galileo aveva come obiettivo l’insegnamento della matematica e per raggiungerlo ha studiato i testi più importanti della sua epoca sull’argomento, vale a dire i libri sulla statica di Commandino e Guidobaldo del Monte e ha cominciato a lavorare sul centro di gravità perché questa era la tematica determinata dalla scuola di Urbino, dal gruppo di studio, cioè, che ispirava la ricerca scientifica del tempo.

 

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