IMMAGINE MASTER DIDATTICA E DIVULGAZIONE

La divulgazione scientifica è un mestiere che non si improvvisa, si impara. A Urbino, il Master in Didattica e divulgazione della Matematica e delle Scienze, organizzato dal Dipartimento di Scienze Biomolecolari, si rivolge a docenti di ogni ordine e grado e a laureati interessati alla comunicazione delle scienze.

“Sapere le cose non basta, bisogna saperle raccontare”, commenta il Professor Marco Rocchi, Direttore del Master.

Il mercato mondiale del lavoro procede verso modelli di economie della conoscenza, eppure in Italia informazione e comunicazione registrano indici di skill shortage (o carenza di competenze) elevatissimi. Pertanto pianificare carriere nel giornalismo scientifico su carta o online, in uffici stampa ed editoria digitale, nel giornalismo radio-televisivo, blogging e web writing significa impostare un buon piano d’azione che privilegi l’alta qualità della formazione. Per i profili lavorativi del settore, consolidati o emergenti, di ambito pubblico o privato, la locuzione d’ordine è “apprendimento produttivo” perché è sul vantaggio competitivo del sapere e del saper comunicare che oggi si gioca la partita professionale.

Il Professor Marco Rocchi Direttore del Master

Il Professor Marco Rocchi Direttore del Master

“Gli insegnanti, soprattutto quelli della scuola primaria, hanno un ruolo cruciale nel percorso di formazione della persona – prosegue il Professor Rocchi – perché forniscono all’allievo l’imprinting, favoriscono cioè l’apprendimento di base che genera nel soggetto specifiche e caratteristiche inclinazioni. Qualunque docente di materie scientifiche ha il dovere di formarsi come insegnante e come divulgatore”. Messaggio ricevuto: back to basics, non resta che tornare tra i banchi (del Master) e studiare i fondamentali. Ad insegnarli sarà anche Alessandro Cecchi Paone che l’8 ottobre inaugurerà i lavori con un seminario dal titolo “Comunicare la scienza”.

Ma cerchiamo di capire meglio chi è e cosa fa il divulgatore scientifico. È un professionista che si serve delle proprie abilità creative di linguaggio e di scrittura per trasmettere in maniera chiara un’informazione complessa che al suo interno accoglie anche numeri, formule, principi e leggi. Va da sé che raggiunge l’obiettivo solo se si assicura il controllo pieno dei contenuti ed evita di incastrarli in racconti noiosi che spaventano gli interlocutori. L’operazione è complicata oltre che rischiosa, ma può essere gestita con successo “attraverso una naturale predisposizione, cioè il talento, e in larghissima parte attraverso l’apprendimento di regole generali, l’applicazione delle tecniche e l’allenamento costante”.

Bisogna imparare a stuzzicare e a mettere in moto le emozioni, a coinvolgere chi ascolta, e a fare in modo che i lobi cerebrali di ognuno prestino attenzione al messaggio, lo memorizzino e ne conservino traccia nel lungo periodo. E ancora, occorre “trasmettere passione, tenere accesa la lampadina creativa e in tensione la molla della curiosità per generare interesse intorno all’argomento”.

Sperimentare nuove intuizioni, nuove visioni che traducano anche la dimensione digitale dell’informazione. “A tenere le lezioni del Master saranno professionisti interni al Dipartimento come il Dottor Davide Sisti e il Professor Giovanni Piersanti: persona di alto valore scientifico che dedica grande attenzione alle innovazioni della didattica e in particolare alle nuove tecnologie applicate allo studio della chimica. Del comitato scientifico fanno parte, tra gli altri, il Dottor Leonardo Gubellini del Centro Ricerche Floristiche Marche e il Professor Davide Riboli dell’Isia (oltre che dell’Accademia di Belle Arti di Urbino), per anni collaboratore di Carmelo Bene, comunicatore esperto che insegnerà le tecnologie informatiche per la divulgazione scientifica e per l’editoria elettronica”.

Tutto questo, però, ancora non basta. Una delle sfide che il corso si propone di vincere gira intorno al senso critico e all’autonomia cognitiva.

Senso critico e autonomia cognitiva in larga parte si imparano. E noi proveremo a insegnarli. La scienza deve essere accompagnata sempre da una vena di sano scetticismo, non quello che fa dire no a tutto, ma quello che permette di valutare in senso critico il mare magnum di informazioni che quotidianamente ci sommerge, così da distinguere l’utile dal futile, il verosimile dal falso ed essere non solo divulgatori, ma persone di scienza e cittadini migliori. Faccio un esempio. Belén Rodríguez scende la scalinata di Sanremo con la famosa farfallina. Poco dopo, il 19 febbraio 2012, Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina, muore. I giornali del 20 febbraio dedicano spazi di approfondimento maggiori al dibattito sulla convenienza o superfluità della biancheria intima, e si perde così la doppia grande occasione di rendere omaggio allo scienziato raccontandone la vita e le scoperte da un lato, e dall’altro di stimolare i giovani attraverso l’esempio di un grande personaggio. Ecco, il dramma di quella famosa sera – conclude il Direttore Rocchi – è di non aver saputo distinguere tra utile e futile, tant’è che tutti ricordano la farfallina e nessuno ricorda Renato Dulbecco. Ho chiesto ai miei studenti del primo anno della laurea specialistica chi fosse Dulbecco e ho ottenuto poche risposte, ho citato la farfallina e una selva di mani si è sollevata”.

Il resto, i divulgatori, lo scopriranno studiando. Dal 1 settembre 2015 (fino al 15 ottobre 2015) si aprono le iscrizioni al Master. Chi riuscirà ad accedere ai 40 posti disponibili potrà aggiudicarsi l’opportunità di partecipare alla diffusione di una cultura scientifica che in Italia ancora manca. E lo farà imparando e attraversando metodi e sistemi di regole che resistono alla deriva paralizzante di dichiarazioni nozionistiche, e giocano con le parole dell’informazione specialistica per riempirle finalmente di vita.

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