Il processo di transizione digitale in atto nel nostro Paese fa leva sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e sullo sviluppo di reti ultraveloci. Un work in progress collettivo al quale l’Università di Urbino contribuisce con importanti investimenti in innovazione e tecnologia che, di recente, hanno anche potenziato la connettività e la sicurezza della rete Internet di Ateneo. 40 sono i gigabit raggiunti e che aumenteranno progressivamente grazie all’impegno e alle competenze dei team ICT (Information and Communication Technologies) di Uniurb.
“Il lavoro dell’ICT di Ateneo – spiega Laerte Sorini, Delegato del Rettore all’Innovazione Tecnologica e alla Digitalizzazione – è indispensabile e al tempo stesso poco visibile. Ha l’obiettivo di aggiornare o sostituire apparati con grande frequenza, garantendo sempre la continuità dei servizi grazie a una pianificazione strategica degli interventi che comprende la previsione e gestione delle possibili criticità.
Le delicate e complesse fasi che mantengono l’efficacia e l’alta prestazione dei servizi informatici e della rete sono il frutto dell’impegno e della professionalità del giovane personale dell’ICT, guidato dal Dottor Marco Cappellacci, che ricerca sempre nuove soluzioni migliorative come il recente passaggio a 40 giga di velocità di trasporto avvenuto senza alcuna interruzione o particolare disagio per la comunità accademica. Il buon funzionamento di un Ateneo dipende quindi in buona parte anche dal lavoro della squadra ICT, che è bene sia enfatizzato e non dato per scontato”.
Ne parliamo con Marco Cappellacci, Responsabile del Settore ICT.
Marco, raccontiamo l’ultimo dei molti traguardi raggiunti dall’ICT di Ateneo?
Abbiamo raggiunto l’obiettivo di garantire all’Ateneo una rete da 20 gigabit più 20 gigabit in uscita verso internet. Questo importante risultato si deve a un grande lavoro di squadra, partito più di un anno fa, che ha prodotto un’evoluzione della rete interna attraverso la sostituzione di diversi apparati con strumenti più performanti e tecnologicamente avanzati. Sintetizzando molto: l’installazione di nuove linee e di una nuova tipologia di fibra adatta alle caratteristiche morfologiche dei cunicoli di Urbino, l’installazione di switch, router e firewall di ultima generazione hanno fatto schizzare la lancetta del tachimetro di Internet verso i 40 giga.
Perché può essere utile la precisazione “20 gigabit più 20 gigabit”?
Dico 20 giga più 20 giga perché la nostra Università usa due linee di trasmissione: una verso Bologna, l’altra verso Roma. Quindi, invece di concentrare tutta la banda su un unico punto di uscita abbiamo preferito puntare su una doppia possibilità che consente all’Ateneo, in caso di guasto su una delle due linee, di navigare comunque. Durante tutto questo processo ci ha assistito il GARR, o meglio il Consortium GARR, il nostro fornitore di connettività che gestisce l’omonima rete nazionale a banda ultralarga, specifica per gli istituti di formazione e di ricerca.
Quale vantaggio porta l’operazione alle “intelligenze connesse” delle studentesse e degli studenti di Uniurb?
Ai nostri studenti finalmente possiamo dare più banda di navigazione con il passaggio da un giga a due giga. Un risultato che qualcuno potrà considerare minimo e di poco conto, ma che si può inquadrare più correttamente pensando che fino a qualche mese fa l’intera Università era collegata a un giga verso Internet. Adesso che ne abbiamo quaranta stiamo già lavorando per raddoppiare nuovamente, tra qualche mese, la connettività ai Collegi universitari.
A beneficiarne saranno soprattutto la didattica e la ricerca dell’Ateneo.
Esatto. In generale, abbiamo potenziato la connettività wireless e quella cablata wired nelle zone residenziali, nelle aule, nei laboratori didattici e di ricerca e negli uffici che si trovano all’interno e fuori dal centro storico. E continueremo a farlo perché l’innovazione della didattica e dei servizi che l’Ateneo fornisce alla sua comunità passa anche attraverso la forza della connettività, di una rete veloce e, soprattutto, stabile e affidabile.
Così come alla connettività si affida la ricerca scientifica che oggi non può avere confini, ed è condivisa all’interno di network internazionali che funzionano grazie all’intersezione online di dati e di procedure. Insomma, quello che abbiamo raggiunto in questi giorni è un punto di arrivo che, immediatamente, torna a essere un punto di partenza perché l’obiettivo della nostra Università è procedere continuando a integrare le tecnologie digitali e potenziando la rete.
Rete veloce, stabile, affidabile e – immagino – sicura.
Certo, soprattutto sicura. Le istituzioni pubbliche, e in particolare quelle che si occupano di formazione e ricerca, sono tra i settori più a rischio. Tra l’altro, con l’inizio della pandemia e del conflitto in Ucraina gli attacchi informatici si sono moltiplicati per cui abbiamo aumentato, e continueremo a farlo, il livello di sicurezza della rete installando nuovi e più potenti firewall e sistemi di prevenzione, controllo e protezione dei dati.
In apertura hai parlato di un grande lavoro di squadra…
Sì, si è trattato di un grandissimo lavoro di gruppo che ho coordinato e gestito insieme al team Servizi Infrastrutture di Rete e Sicurezza di cui fanno parte: Stefano Curzi, Antonio della Selva, Gianmaria Moino e Leonardo Fanelli. A monte – va detto – c’è stato sicuramente l’impegno dell’Ingegner Piero Dominici che con lungimiranza aveva, negli anni scorsi, collegato quasi tutti gli edifici dell’Ateneo in fibra.
Noi siamo subentrati, abbiamo velocizzato il processo e controllato in ogni fase l’intera architettura dell’operazione evitando in questo modo i disservizi e le interruzioni di rete che, per prudenza, annunciavamo sul sito di Ateneo e che poi, di fatto, non si sono mai verificati. Volendo fare un bilancio, direi che stiamo seguendo una strategia operativa che funziona perché valorizza le diverse competenze e le fa dialogare guardando a un obiettivo comune.
*Nell’immagine che ritrae il team Servizi Infrastrutture di Rete e Sicurezza da sx: Antonio della Selva, Stefano Curzi, Gianmaria Moino, Leonardo Fanelli e Marco Cappellacci.