L’Università di Urbino, attraverso il Dipartimento di Studi Umanistici, dedica due giornate di studio online alla storia politica e religiosa del primo Trecento, indagata attraverso la trama complessa dell’opera di Dante che ne orienta e sostanzia la rappresentazione in una prospettiva d’insieme.

Giovedì 22 e venerdì 23 aprile, gli interventi di John C. Barnes, Francesco Bausi, Silvia Chessa, Marcello Ciccuto, Antonio Corsaro, Tommaso di Carpegna Gabrielli Falconieri, Andrea Felici, Enrico Fenzi, Luciano Formisano, Giovanna Frosini, Silvia Maddalo, Nicoletta Marcelli, Giuliano Milani, Antonio Montefusco, Francesco Pirani, Ilaria Tufano e Michelangelo Zaccarello restituiranno più ampie dimensioni e verifiche alla pratica testuale dantesca lungo una traiettoria documentaria, filologica e figurativa.

Il convegno, che si pregia anche del patrocinio della Società Dantesca Italiana e dell’Accademia della Crusca, si concluderà con la lettura del VI canto del Purgatorio affidata al maestro Filippo Gili.

Ne parliamo con i docenti del nostro Ateneo che curano e coordinano l’evento: Antonio Corsaro, titolare della cattedra di Letteratura Italiana, Tommaso di Carpegna Falconieri, Professore di Storia Medievale e Nicoletta Marcelli, Professoressa di Filologia della Letteratura Italiana.

Il programma e il link per accedere all’evento sono disponibili su: www.uniurb.it/dante

 

 

Professoressa Marcelli, anche il nostro Ateneo celebra Dante nel settecentesimo anniversario della sua morte con il convegno Dante, la Chiesa, l’Impero.

Il settimo centenario della morte di Dante ha visto coinvolti studiosi, atenei e istituzioni culturali italiane, ma anche internazionali, nell’organizzazione di innumerevoli iniziative tematiche.
In questo vasto e variegato panorama il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Urbino ha organizzato un convegno internazionale che vedrà la partecipazione di studiosi e specialisti tra i più affermati.

 

Uno degli aspetti che contraddistingue il convegno è senza dubbio la presenza all’interno del programma di una sessione dei lavori intitolata Tra la Romagna e quel di Carlo con cui si è voluto evidenziare il forte legame tra Dante e il territorio marchigiano: la sessione sarà dedicata ai conti di Montefeltro, poi duchi di Urbino, che, celebrati da Dante, figurano tra i protagonisti della sopravvivenza dell’ideale ghibellino nel corso del Trecento.

Professor Corsaro, rispetto alle due ricorrenze importanti che precedono quella attuale: il secentenario della morte di Dante nel 1921, e il settimo centenario della sua nascita nel 1965, come evolve l’interesse nazionale per il Poeta?

Questo settimo centenario della morte ci mostra, a mio parere, novità interessanti rispetto alle grandi ricorrenze dello scorso secolo. Nel ’21 il clima era di fervore nazionale ma non solo: c’era anche di mezzo l’eredità degli studi storici ottocenteschi che avevano gettato tanta luce documentaria e accresciuto in modo sostanziale la conoscenza del Poeta.

 

Nel ‘65 l’evento senz’altro più importante fu il nuovo testo della Commedia approntato da Giorgio Petrocchi, che tutt’ora è quello che leggiamo (malgrado gli studi filologici e ecdotici siano proseguiti negli anni successivi). Adesso, pur senza azzardare consuntivi, credo si debba mettere l’accento sui tanti e diversi accessi e approcci che Dante riscuote: non solo scolastici, ma anche teatrali e televisivi, figurativi, mediatici in genere. Per questo aspetto soprattutto il digitale ci prospetta nuovi e straordinari mezzi di diffusione per lo studio dei testi, e per Dante questa è un’occasione essenziale.

A proposito di nuovi approcci, la giornata di studio del 23 aprile si chiuderà con la lettura online del VI canto del Purgatorio che Uniurb ancora una volta affida al maestro Filippo Gili.

L’Università è senz’altro un luogo privilegiato per diffondere cultura in modo esteso e articolato, non solo e non rigorosamente accademico, e Dante si presta a tutto ciò. Lo scorso 25 marzo, in occasione del Dantedì, abbiamo voluto privilegiare la dimensione della lettura pubblica, chiamando un noto attore romano, Filippo Gili, a leggere due canti del Poema. Perché la lettura ad alta voce è importante per Dante, e la Commedia si presta, piuttosto che a una lettura individuale e silenziosa, alla declamazione e alla fruizione collettiva.

 

Con il convegno del 22 e 23 aprile intendiamo sollecitare gli studenti – e il pubblico in genere – a riflettere sulla materia dantesca nel segno della competenza scientifica e dell’approfondimento, con l’aiuto di alcuni noti dantisti provenienti da varie sedi accademiche nazionali e internazionali.

Le celebrazioni in Italia e nel mondo sono un’importante occasione di indagine intorno all’opera dantesca che, certamente, potrà sostanziarsi di prospettive di maggior respiro. Quali esiti si attendono al termine del 2021?

Sotto il profilo documentario non credo che si possano attendere scoperte eclatanti su Dante. Chi si illude ancora di trovare un suo autografo a mio parere perde tempo o fa solo “pubblicità ingannevole”. Su Dante, in un certo senso, “tutto è già stato detto e ripetuto”. Si tratta, invece, da una prospettiva seriamente scientifica, di re-interpretare e aggiornare concettualmente la sua opera, di farne una continua occasione di riflessione presso noi moderni.

 

Il che non significa, ovviamente, attualizzare Dante, questo sarebbe improprio, se non ridicolo. La cosa notevole è che il suo magistero continua a funzionare proprio perché ci parla del nostro passato, e attraverso la sua poesia e il suo pensiero ci dice cose importanti e degne di grande attenzione per il nostro presente.

Professoressa Marcelli, nella mappa geografica della Commedia ricorrono i luoghi della nostra regione.

Il legame di Dante con le Marche è chiaramente riscontrabile a vari livelli: al di là della questione ancora aperta se il Poeta abbia mai visitato la regione – a tutt’oggi infatti mancano evidenze documentarie che lo certifichino – molti sono i luoghi marchigiani menzionati nel Poema, da Gradara a Focara, da Senigallia fino a Fano, descritta da Pier da Medicina (Inferno XXVIII) in termini tali da far pensare ad una conoscenza diretta della città da parte di Dante.

Da Fano a Urbino.

Non v’è dubbio che Urbino, la città dei duchi, mostri un peculiare consolidamento del culto dell’Alighieri tra la seconda metà del secolo XIV e per tutto il XV, rappresentato, solo per fare due esempi notissimi, dai manoscritti Urbinati latini 365 e 366, oggi conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Entrambi appartenuti alla biblioteca di Federico da Montefeltro trasmettono il testo della Commedia: il primo costituisce un esemplare sontuosamente miniato dalla mano del celebre Guglielmo Giraldi e confezionato intorno al 1478, mentre il secondo rappresenta uno dei testimoni filologicamente più autorevoli per la restituzione del testo del poema appartenente al gruppo dell’antica vulgata studiato da Petrocchi, datato 1352 e vergato da un copista di area emiliano-romagnola.

Professor di Carpegna Falconieri, dopo sette secoli, in che modo riusciamo a sentire la bellezza e il mistero di Dante?

Dante è un personaggio apparentemente austero, algido, fiero, ombroso, che tuttavia crea e ha sempre creato, da molto tempo in qua, forme straordinarie di empatia perché va a toccare il profondo dell’anima umana. Ed è interessante che questa consuetudine con il pubblico si sia declinata, almeno da centocinquant’anni, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Esiste, infatti, una memoria dantesca che è presente tradizionalmente soprattutto nelle comunità, nelle città che hanno avuto un rapporto diretto con il Poeta.

 

Non a caso l’ultima parte del convegno è dedicata alla Romagna e alle Marche, territori in cui nel corso del tempo si è costruita una memoria di Dante che è estremamente interessante da conoscere e che ben si osserva anche per il modo in cui attualmente viene festeggiato. Penso, ad esempio, alle celebrazioni dantesche della Repubblica di San Marino, che saranno presentate in conferenza stampa mercoledì 21 aprile alle 12.30 presso la sede dell’Ambasciata d’Italia.

Una capacità di empatia che in occasione del Dantedì ha conquistato anche la generazione Z di Uniurb!

La lettura del canto XXVII dell’Inferno e del canto V del Purgatorio affidata alla voce dell’attore Filippo Gili è stata un successo che ha dimostrato anche la grande curiosità e l’interesse dei giovani del nostro Ateneo per Dante. Al termine dell’evento, alcuni studenti mi hanno scritto ringraziando.

 

Delle tante, riporto frammenti di due testimonianze che mi hanno piacevolmente sorpreso. Un nostro studente commenta: “così recitata, con la capacità unica dell’attore, i toni rigidi, tradizionali vengono sovvertiti e la Divina Commedia ritorna a essere, come al principio, Commedia”.

 

L’altra riflessione è di una studentessa che scrive: “ascoltando la lettura prima di Roberto Benigni e poi di Filippo Gili, al contempo solenne e scherzosa, ho finalmente compreso che Dante è maestoso, abita le cime intellettuali dell’Olimpo ma, d’altra parte, è anche uno di noi, e il suo peregrinare è metafora di ogni nostro viaggio, sia esso fisico o morale-spirituale”.
Ecco, Dante è uno di noi.

 

 

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