21 luglio 2001 – 21 luglio 2021

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO
FONDAZIONE CARLO E MARISE BO

 

 

Alle studentesse, agli studenti, al personale tecnico-amministrativo, ai docenti.

Oggi, 21 luglio 2021, nel ventennale della sua morte, l’Università di Urbino rende omaggio a Carlo Bo con la pubblicazione di una prosa sconosciuta che il Magnifico Rettore indirizzò nel 1992, in forma dattiloscritta, a Valerio Volpini, scrittore, critico letterario, giornalista e direttore del quotidiano L’Osservatore romano.
Nel testo, curato da Tiziana Mattioli e dato alle stampe col suo titolo originale: Confessione di Nicodemo, appaiono evidenti le tracce dell’inesauribile interrogazione di Bo sui grandi temi della cultura e della fede, dell’intima e sofferta lotta tra l’essere e il dover essere, tra l’apparenza e la profonda e segreta verità dell’uomo. Tracce, quindi, di quella spiritualità che Carlo Bo ha testimoniato a Urbino anche scandagliando senza sosta il mistero di una città che miracolosamente “continua ad appartenere sempre al regno dell’arte, della poesia, dell’intelligenza, in una parola sola dell’anima”.

Un tributo di spiritualità ma anche di spirito pratico che, nei suoi irripetibili cinquantaquattro anni di rettorato, ha trasformato una piccola Università che contava nel 1947 – anno della sua elezione – tre sole facoltà, in un grande e strutturato campus universitario conosciuto in tutto il mondo.
Scriveva Bo, “Quando sono arrivato […] la cultura era un’operazione chiusa da svolgersi lontano dal contatto con gli altri uomini. Fu allora che cominciai a godere qualcosa, a guadagnare dall’Università: quella cultura si era rivelata inutile, bisognava adattarla alla misura degli studenti, a chi chiedeva una forma di dialogo più umile e più concreto. Non fu facile ritagliarmi sulla vecchia sagoma ambiziosa e segreta un’immagine più aderente, più viva ma alla fine riuscii a trovare che cosa era necessario per parlare, per farsi capire, insomma per stabilire quel contatto senza cui la scuola muore”.

A vent’anni dal giorno in cui ci ha lasciato, la presenza e la forza di Carlo Bo, della sua opera culturale, letteraria, accademica e civile, sono ancora materia viva, intatta e protetta dalla stessa carica di futuro che il Rettore ha impresso alla storia del nostro Ateneo e della nostra città.
A lui, una volta di più, non possiamo che dichiarare, come comunità universitaria, la più piena e commossa riconoscenza.
Grazie Magnifico…

Il Rettore
Giorgio Calcagnini

 

 

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