Camilla Serrani è tra i 100 vincitori del premio di studio che Uniurb ogni anno assegna alle studentesse e agli studenti che hanno ottenuto i migliori risultati in termini di crediti formativi e di votazione media.
Si è laureata in Scienze della Formazione Primaria e ha iniziato a lavorare prima ancora di conseguire il titolo, tanto che ha dovuto chiedere un giorno di ferie per discutere la sua tesi di laurea.
Ha subito intrapreso la professione dei suoi sogni: insegna e quest’anno ha ottenuto il suo primo incarico nella scuola dell’infanzia. Attualmente non ha molto tempo libero perché lavora e, contemporaneamente, frequenta un master targato Uniurb!

 

Camilla, perché hai scelto di iscriverti all’Università di Urbino?

Ero indecisa tra Urbino e Bologna, poi ho scelto di seguire il cuore e le mie amiche del cuore che volevano iscriversi a Urbino. Oggi posso dire di non essermi assolutamente pentita: Uniurb è l’Università che sceglierei ancora.

Quali sono i punti di forza del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria?

Un punto di forza importante del corso riguarda l’abilitazione all’insegnamento che garantisce. Di fatto, consente da subito di intraprendere la professione desiderata.
Dallo scorso anno, inoltre, dà anche la possibilità di inserimento in graduatoria e quindi di poter già lavorare attraverso la chiamata per le supplenze, a partire dal terzo anno di iscrizione al corso.
Un altro punto di forza consiste nella sperimentazione sul campo. Grazie ai quattro anni di tirocinio, infatti, si può accedere al mondo della scuola e viverlo in modo concreto.

Riflessioni sul rapporto docente-studente?

Nonostante sia un corso con un numero elevato di iscritti, ho avuto ugualmente modo di interagire con i professori, anche durante il lockdown. Ho affrontato, infatti, l’ultimo semestre online. Come Ateneo siamo stati tra i primi a sperimentare la modalità delle lezioni a distanza e i docenti sono stati sempre disponibili. Sono riusciti a tenere aperto il canale comunicativo e in questo modo non si sono interrotti né i rapporti con i compagni, né con gli insegnanti.

Che tipo di rapporto si è creato con i compagni di corso?

Siamo un gruppo davvero numeroso, per cui ho avuto modo sia di conoscere tanti colleghi, sia di approfondire particolari legami.
È proprio durante i laboratori, ad esempio, che ho stretto amicizie che durano tutt’ora.
Si tratta, infatti, di attività che hanno frequenza obbligatoria, si svolgono di venerdì e sabato e prevedono una modalità didattica più interattiva, quindi incentrata molto sul lavoro in piccoli gruppi.

La magistrale quinquennale che hai frequentato prevede un test d’ammissione, come hai affrontato questa esperienza?

Il primo anno non sono riuscita a superare il test, ma non mi sono arresa e non mi sono neppure fermata. Ho iniziato subito un percorso parallelo a quello che mi sarebbe piaciuto fare, e mi sono iscritta al corso in Scienze dell’Educazione, sempre ad Urbino. Il mio sogno però era insegnare e quindi l’anno successivo, con determinazione e forza di volontà, ho ritentato e ho raggiunto l’obiettivo. L’emozione che ho provato il giorno in cui sono stati pubblicati i risultati non la dimenticherò mai: ho pianto di gioia!

Quali suggerimenti puoi dare a chi si iscrive al tuo corso di laurea?

Il mio invito, o il mio consiglio, per gli studenti che hanno intenzione di iscriversi al corso è quello di non arrendersi. Se si vuole ottenere veramente qualcosa, con pazienza e tenacia, si riesce a raggiungerla o, perlomeno, ci si prova.

Hai partecipato anche alle attività didattiche dei laboratori oltre che al tirocinio?

Sì. Per il corso di laurea che ho scelto i laboratori hanno frequenza obbligatoria e si suddividono lungo tutto il percorso di studi. Il corso mi ha dato la possibilità di svolgere il tirocinio per quattro anni: due anni nella scuola dell’infanzia e due nella scuola primaria. Ogni anno è stata un’esperienza differente: il primo anno si è focalizzato sull’osservazione, i due anni successivi sulla progettazione, e l’ultimo sulla valutazione. Si tratta dunque di un percorso che fa la differenza, e che mi ha dato la possibilità di conoscere vari esperti del mestiere e di mettermi in gioco concretamente nella classe e nella scuola con un progetto personale.

Quali sono i tuoi obiettivi professionali?

Il mio obiettivo l’ho già raggiunto perché mi sono laureata e, ancor prima, sono stata chiamata per la prima supplenza. Mi è stata affidata una classe della scuola dell’infanzia, quindi proseguo lungo la strada che avevo scelto.

Dopo aver concluso la magistrale hai proseguito gli studi scegliendo un master di Uniurb, giusto?

Sì, ormai Urbino aveva fatto breccia nel mio cuore. Dei cinque anni di studio ne ho vissuti quattro ad Urbino: un posto che porterò sempre con me. Grazie anche al premio che l’Università assegna agli Studenti Meritevoli, dopo la laurea ho avuto la possibilità di iniziare questo nuovo percorso. Mi sono iscritta al master in Pedagogia ed Educazione del Gesto Grafico Infantile, in continuità con l’argomento della mia tesi di laurea che riguardava la rivalutazione della scrittura manuale in contrapposizione alla scrittura digitale.

Momento #UniurbSaiPerché? Urbino è davvero la città campus ideale?

È la città campus ideale perché è a misura di studente: rende tutto disponibile a pochi passi per chi vive in centro. È a prova di resistenza fisica per le numerose salite che la caratterizzano, e ha una sola pecca: manca la stazione per gli studenti pendolari. Detto ciò, Urbino fa sentire comunque a casa.

La consiglieresti come esperienza?

Sì, assolutamente, come città e come Università. Le esperienze si associano alle emozioni, e a me cinque anni di Uniurb hanno portato vibrazioni sempre positive. Sia perché l’ho vissuta con le amiche di sempre, nonostante non frequentassero il mio corso di laurea, sia perché ho incontrato compagni con cui ci siamo supportati e sopportati a vicenda. Cinque anni sono lunghi e si ha bisogno di qualcuno che dia un sostegno psicologico.
Urbino è una città raccolta, e venendo io dalla realtà di un piccolo paese, mi sono subito adeguata e l’ho sentita mia sin dall’inizio. È un ambiente intimo e sicuro, che al tempo stesso dà spazio per fare nuove esperienze, al pari di una grande città.

Hai vissuto in una residenza dell’Ateneo?

No. Ho vissuto in quattro case diverse con le amiche storiche che frequento dai tempi dell’asilo. Ci piaceva l’idea di cambiare quartiere ogni anno. Il trasloco per noi era diventato una sorta di passatempo!

Se dovessi associare alla tua esperienza universitaria ad Urbino un colore, quale sceglieresti?

Sicuramente il verde perché è il colore della speranza, la speranza nel futuro. E poi perché Urbino è circondata da tanto verde, il verde della campagna e dei prati. Sceglierei anche il giallo del sole, che è il mio colore preferito, perché Urbino è una città solare.

 

 

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