A Urbino, quando l’estate porta mulinelli caldi di vento consegna anche un tempo breve di folgorazioni che sospende il succedersi ordinato dell’esistenza e regala meraviglie e stupori di cui la vita dello spirito si alimenta.
È il tempo del festival Urbino Teatro Urbano, immaginato e organizzato dal Centro Teatrale Universitario Cesare Questa dell’Università di Urbino, che dal 3 al 10 luglio 2022 accoglierà in città artisti, operatori e spettatori trasformando, per una manciata di giorni, i luoghi e le architetture ducali in un unico, monumentale palco dello spettacolo dell’arte. Al programma è possibile accedere cliccando il link, anticipiamo solo che quest’anno il cartellone presenta tre anteprime nazionali, e che per le studentesse e per gli studenti di Uniurb è prevista una riduzione del prezzo del biglietto d’ingresso.
“Le novità del festival, alla sua quinta edizione, si inseriscono tutte in un’unità identitaria solida ormai riconosciuta in Italia. UTU – racconta Michele Pagliaroni, Direttore artistico del CTU – è, forse, l’unico festival organizzato da studenti di una Università che non ospita spettacoli di teatro universitario, ma spettacoli professionali portati in scena da compagnie che arrivano a Urbino dal nord al sud del Paese. Ma l’identità del festival è anche legata alla formazione: fondamentale per gli studenti del Centro Teatrale Cesare Questa e per tutti i collettivi di giovani operatori italiani che vengono a Urbino con l’obiettivo di acquisire gli strumenti che servono a costruire progetti culturali nei territori di appartenenza”.
L’itinerario di UTU 2022 si muoverà – come da copione – lungo due direzioni fondamentali: formazione e spettacoli dal vivo. Al mattino e durante il pomeriggio gli allievi parteciperanno alle masterclass di Fai il tuo teatro!: un percorso didattico dedicato all’organizzazione e alla comunicazione di progetti artistici e culturali, e all’allestimento tecnico degli spazi formali e informali della cultura. Dopo il tramonto, invece, per studenti, cittadini e turisti si alzerà il sipario dei teatri a cielo aperto, nella bellezza intatta e rara degli spazi della città.
“Da piazza Duca Federico, dove lunedì 4 luglio presenteremo uno spettacolo di circo contemporaneo, al cortile di Santa Chiara: due palcoscenici straordinari che chiedono a gran voce di essere abitati dal teatro e dalla vita.
Attiveremo poi due spazi utilizzati meno di frequente in città e che restituiremo alla comunità anche a livello simbolico: la Rampa elicoidale di Francesco di Giorgio Martini – caratterizzata da un bellissimo ventre cavo che fa da cassa di risonanza della rappresentazione e che noi occuperemo con uno spettacolo di teatro di figura – e la Data che riattiveremo, nella sua parte agibile e restaurata, con uno spettacolo, una serie di incontri e una residenza artistica”.
La novità di rilievo dell’edizione 2022 della rassegna si lega al nome di uno dei più grandi attori italiani mancato di recente: Eugenio Allegri. “Per noi la figura di Eugenio è importante per molte ragioni, spiega il Direttore artistico del CTU. In particolare perché suo è Novecento: lo spettacolo che ha inaugurato le attività di UTU il 1° luglio 2018 in piazza Duca Federico. In quella occasione, Eugenio aveva fatto un atto di amicizia e sincera “compassione” nei nostri confronti tenendo a battesimo questo progetto che gli piaceva molto, forse perché come noi aveva cominciato portando in scena la Commedia dell’Arte ed era profondamente legato alla tradizione del nostro teatro popolare.
Per cui abbiamo voluto allestire una mostra fotografica, con alcuni scatti di quella serata e altri scatti del suo percorso soprattutto dedicati alla maschera della Commedia dell’Arte, e di proiettare un documentario inedito, in anteprima, al cinema Nuova Luce il 5 luglio. Il documentario si chiama proprio Il grande viaggio della Commedia dell’Arte ed è una sorta di lezione-spettacolo straordinaria in cui lui ci racconta la Commedia dell’Arte, la storia e la fortuna delle maschere del teatro italiano”.
Tessere di un’esperienza più ampia e profonda, si sa, le narrazioni, anche quelle teatrali, fluiscono, rompono gli argini e si riversano in narrazioni altre, complementari, tant’è che all’omaggio a Eugenio Allegri si legherà il laboratorio di costruzione della maschera in cuoio della Commedia dell’Arte, tenuto dal noto scenografo e mascheraio Stefano Perocco di Meduna. “Abbiamo allestito la mostra nell’aula di serigrafia dell’ISIA, quindi in un laboratorio artigianale così come artigianale era l’arte di un attore come Eugenio. E in quella stessa aula, nei giorni della mostra, si svolgerà il percorso formativo Radici, un percorso simbolico che racconta la necessità di non perdere mai il collegamento con le radici del nostro teatro, e che quest’anno si affida a Stefano Perocco di Meduna.
I giovani del nostro Ateneo e delle compagnie partecipanti impareranno perciò a costruire la maschera in cuoio, come testimonianza continua dell’arte del teatro vissuta nella dimensione della sua artigianalità per abbracciare il passato della tradizione, custodirlo, non perderlo. Il laboratorio sarà parte della mostra, per cui i visitatori potranno vedere le fotografie, ma anche osservare i giovani durante il lavoro di creazione delle maschere”.
Il finale dell’evento è aperto e, a voler essere precisi, rappresenta per le studentesse e gli studenti del Centro Teatrale del nostro Ateneo il principio di una nuova sequenza avventurosa della scena. Dal 13 luglio, infatti, Urbino Teatro Urbano cambierà pelle e ritmo e con il festival #Piazze attraverserà l’entroterra marchigiano.
“Partiremo da Montecalvo in Foglia – conclude Michele Pagliaroni – dove andrà in scena Leonardo: il codice del volo, della Compagnia del Sole di Bari, spettacolo tratto da studi, disegni e scritti di Leonardo da Vinci, e da lì faremo tappa, fino al 10 settembre, in quattordici comuni della provincia di Pesaro e Urbino che hanno aderito all’iniziativa con spettacoli, laboratori, incontri ed eventi collaterali”.
Del resto, in Una visione aperta e libera Carlo Bo scriveva: “è la piazza che esige l’idea dello spettacolo” in una ”civiltà dello scambio, se si vuole di un teatro maggiore, più civile, insomma della comunicazione”.