Scenari è l’inserto geopolitico del quotidiano Domani. Compie il suo primo anno di vita nel macrocosmo editoriale e sceglie di esplorare le pieghe del mondo anche nella forma del Festival. La prima edizione dell’evento si accomoda sulla linea temporale di un intero weekend: venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 febbraio. A Pesaro. Un luogo che per Mattia Ferraresi, curatore dell’inserto, rappresenta “il punto di partenza ideale per un viaggio lungo le linee di frattura del nostro tempo. Si affaccia sui Balcani, segnati dalle cicatrici della storia, e da lì si apre la via d’accesso verso il Mar Nero, che bagna un paese martoriato dalla guerra”.

 

Scenari-Pesaro | Idee per capire dove va il mondo

“Guerra” è senz’altro la parola-manifesto di Scenari. Il mensile è stato lanciato, infatti, il 24 febbraio 2022 con un approfondimento sull’invasione russa dell’Ucraina proprio mentre le forze di Mosca attaccavano Odessa, Kharkiv, Mariupol, Leopoli e Kiev. Va da sé che, la materia drammatica del conflitto taglierà trasversalmente gli argomenti di cui il Festival darà conto.
Il primo appuntamento è alle 17.30 del pomeriggio di oggi negli spazi del Teatro Sperimentale dove il Primo Cittadino di Pesaro, Matteo Ricci, dialogherà con Stefano Feltri, Direttore di Domani. Al termine dell’incontro, lo storico chitarrista di CCCP e CSI, Massimo Zamboni, porterà in scena lo spettacolo Con voce di popolo.

Sabato 25 febbraio dalle 9.30, dopo il saluto di Carlo De Benedetti, Editore di Domani, del Rettore dell’Università di Urbino Giorgio Calcagnini, e Stefano Feltri, attraverseranno lo stesso palco il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la Commissaria europea Vera Jourova, gli europarlamentari Radek Sikorski e Manon Aubry. La stessa scenografia ospiterà i molti giornalisti, analisti, accademici e diplomatici che anche domenica 26 febbraio, sempre a partire dalle 9.30, rifletteranno insieme sulle grandi questioni generate dai profondi mutamenti culturali e geopolitici tra oriente e occidente. Le voci in dialogo sono tante, per cui annotiamo il link al programma.

 

Scenari-Uniurb | Comunicazione e/è politica

Prima di raggiungere Pesaro, Scenari ha fatto tappa nelle aule di Uniurb. Mercoledì 22 febbraio, Marco Damilano, già direttore dell’Espresso, conduttore televisivo e firma di Domani, ha conversato sul tema Comunicazione e/è politica con Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi e Prorettore alla Didattica e alla Comunicazione Interna ed Esterna, e Manolo Farci, docente di Sociologia della comunicazione e dei media digitali. Per fare il punto sul presente della comunicazione politica in Italia, Damilano ne ha tracciato l’evoluzione storica a partire dal 2011. “Da quando tramonta il berlusconismo” e si apre quel decennio, marcato dalla parola chiave disintermediazione, in cui “il mondo studia l’Italia come laboratorio di comunicazione politica”.

In una sequenza di fotogrammi che ha fatto luce sulle trasformazioni e sulle spinte prodotte anche dai media digitali, l’analisi è approdata ai nostri giorni. Un tempo di mezzo, che è conseguenza anche della guerra in Ucraina, sospeso tra quello che è stato e quello che sarà, “in cui la comunicazione politica vive una fase di stallo e consegna urne vuote, ma anche edicole, trasmissioni televisive e social vuoti”. Aspettando quindi un nuovo ordine politico e comunicativo, cosa succede in questo deserto prossimo al niente o a un rivoluzionario tutto? Succede che attori estranei alla politica, “gli influencer – che si contano sul digitale per numero di follower, di like, di interazioni – finiscono per contare e avere un peso pubblico sui palcoscenici della tradizione. Un percorso contemporaneo molto interessante” – conclude il giornalista – tanto quanto l’ipotesi “che organizzazioni giovanili lascino il movimento politico-culturale e partecipino alla vita del Paese con mezzi completamente diversi da quelli che abbiamo conosciuto”.

 

Scenari-Uniurb | Il futuro della Cina 

La strada delle opportunità, quindi, è aperta, ma si può dire lo stesso immaginando Il futuro della Cina? L’argomento è stato al centro del secondo incontro Scenari-Uniurb di giovedì 23 febbraio che ha visto la partecipazione di Michelangelo Cocco, analista politico e cofondatore del Centro studi sulla Cina Contemporanea, Giovanni Boccia Artieri e Luigi Ceccarini, docente di Scienza Politica e Presidente della Scuola di Scienze Politiche e Sociali.

Al quadro politico-economico della Cina contemporanea con focus specifici su aspetti fondamentali di politica interna e internazionale, Cocco ha fatto seguire una serie di osservazioni – sollecitate anche da studenti e docenti dell’Ateneo – sul concetto di democrazia del partito comunista cinese, sul rafforzamento della sua leadership e sull’attuale “fase di sviluppo della Cina collocabile nel quadro di una terza rivoluzione che, più o meno dall’arrivo di Xi Jinping, è caratterizzata da un tentativo di ripresa del controllo pressoché totale da parte dello Stato sulla politica, sull’economia e sulla società civile”.

Più in generale, ad attraversare l’approfondimento è stata la nota comune dell’imprescindibile confronto Cina-Stati Uniti. A partire dalla complessa situazione geopolitica intorno a Taiwan fino al conflitto in Ucraina. “La Cina – ha spiegato Cocco – avrebbe tantissimo da guadagnare se ne uscisse come mediatrice, favorendo una soluzione, perché riscatterebbe in parte l’immagine pessima che si è costruita durante il periodo del Covid. D’altro canto è evidente che la Russia è un alleato quasi scomodissimo che ha interessi strategici in parte differenti, una potenza nucleare e un esercito più potente, insomma un alleato rispetto al quale la Cina io credo abbia un’influenza limitata.

Domani ci sarà questo discorso atteso di Xi Jinping nel quale – io penso e spero di essere smentito – si limiterà a enunciare dei principi, ma temo che non abbia in mano nessun tipo di piano di pace perché la questione dipende molto poco dalla Cina”.
In effetti, i dodici punti del documento presentato questa mattina da Pechino non sembrano registrare elementi di novità. Auspicano negoziati e dialogo, dicono no all’uso delle armi nucleari, ma nella sostanza insistono su concetti noti che confermano la posizione della Cina rispetto all’attacco militare russo.

Tirando una riga: a 365 giorni dall’inizio della feroce discesa nella notte del mondo ci resta solo da scomporre, mettere in colonna e inquadrare in dibattito una “sporca tragedia sulla quale non [possiamo] che piangere.” La chiusa non è di chi scrive, è di una giornalista che il fetore della guerra l’ha sentito scendere e salire forte nelle narici. Si chiamava Oriana Fallaci.

 

 

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