Nella giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri Uniurb rende omaggio al Sommo Poeta e annuncia un’importante occasione celebrativa e di studio che si terrà martedì 28 marzo nell’Aula Magna del Rettorato. A partire dalle 11.00 studenti, docenti e appassionati della Commedia potranno seguire, in presenza e online, il seminario Dante tra Camaldoli e Fonte Avellana organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici.
Ne parliamo con la Professoressa Ilaria Tufano, docente di Filologia e critica dantesca, che con il Professor Antonio Corsaro, titolare della cattedra di Letteratura Italiana, coordina l’evento.

 

Professoressa Tufano, Uniurb celebra oggi Dante e lo farà anche martedì 28 marzo con un evento ad hoc.

Sì, anche quest’anno il Dipartimento di Studi Umanistici dedica a Dante un seminario aperto a studiosi, studenti e appassionati dell’opera dell’Alighieri. Nell’ambito del mio insegnamento di Filologia e critica dantesca ho invitato Pierluigi Licciardello, medievista dell’Università di Bologna, che molto ha scritto sul monachesimo. Insieme, lunedì 28 marzo, ci occuperemo del canto XXI del Paradiso e del monachesimo benedettino nelle Marche e nel Casentino.

Io introdurrò il relatore allargando un po’ lo sguardo sui contesti. Dopodiché il Professor Antonio Corsaro leggerà il canto XXI del Paradiso. L’evento si potrà seguire in presenza e in streaming e resterà disponibile sul canale Youtube dell’Università così da consentirne la fruizione anche in modalità asincrona.

Quali ragioni hanno sostenuto la scelta del canto?

La scelta del canto si lega al luogo al quale Dante fa riferimento e che i nostri studenti conoscono perché geograficamente vicino: il monastero di Fonte Avellana, che si trova nel comune di Serra Sant’Abbondio, alle pendici del Monte Catria. Il Monte Catria nel canto viene espressamente nominato quando lo spirito di Pier Damiani dice che sull’Appennino c’è una “gibba che si chiama Catria”; lì sotto c’è l’eremo di Fonte Avellana dove il Santo scelse di abitare. Nel canto XXI del Paradiso la figura di Pier Damiani rappresenta uno degli spiriti contemplativi per eccellenza, sebbene Dante non ne conoscesse con esattezza la vita.

Il canto XXI del Paradiso porterà in scena San Pier Damiani, ma immagino che il contributo del Professor Licciardello riserverà largo spazio anche a San Romualdo.

Nel canto di Dante Pier Damiani racconta in pochi versi la sua vita, da Fonte Avellana a Ravenna, ma non parla di Romualdo, di cui noi sappiamo le vicende anche per una Vita scritta dallo stesso Damiani. Romualdo è un personaggio in qualche modo avventuroso, un po’ come il fra’ Cristoforo dei Promessi Sposi, che si fa monaco a seguito di un lutto di sangue. Il suo insegnamento ci parla di un oblio totale del mondo, fra veglie e digiuni, la sua parola accoglie lo spirito dei Salmi, l’annullamento di sé nell’attesa di Dio. La sua azione è testimoniata dalla fondazione di molti eremi, tra cui quello di Camaldoli. Quello che colpisce nella poesia dantesca è che l’elogio di Romualdo, come di Pier Damiani, si unisce a una critica accesa verso la corruzione dell’ordine monastico.

Molta parte della Commedia – e non fa eccezione il canto XXI del Paradiso – è attraversata dalla condanna feroce della corruzione delle istituzioni ecclesiastiche.

Nella Commedia c’è l’idea molto chiara e pervasiva della condanna della Chiesa che si estenderà fino alla Monarchia, sulla cui datazione c’è incertezza ma siamo in molti a credere sia l’ultima opera dantesca. Nella donazione di Costantino Dante vede la prima radice del male della Chiesa che tradisce il vero messaggio evangelico e diventa un organismo politico, rivendicando altresì un potere universale che si mette in competizione con l’Impero: un progetto che per Dante, naturalmente, è inaccettabile.

Perché è importante leggere o rileggere Dante?

È importante continuare a leggere la sua opera per scoprire il piacere che deriva da una narrazione potentissima. Ecco, Dante è un autore che piace. Soprattutto ai giovani. Non so dire se per la forza dell’endecasillabo o della terzina incatenata, ma è uno dei pochi autori della letteratura antica che travalica i secoli e parla alle nuove generazioni.

Lei insegna Filologia e critica dantesca, qual è la percezione che i giovani hanno di Dante e come accolgono la sua lezione nel 2023?

Dipende molto dal testo al quale i ragazzi si avvicinano. Ad esempio, la Monarchia esercita su di loro un fascino minore perché risulta più difficile o comunque obsoleta – un po’ per la difficoltà del latino, un po’ la difficoltà del messaggio. La Commedia invece li seduce. Mi accorgo che la lezione dantesca si accende quando leggiamo il testo e analizziamo i vari canti: da quel momento in poi vedo una partecipazione emotiva maggiore. Il livello di interesse sia degli studenti, sia delle studentesse si carica progressivamente, in alcuni momenti, fino alla commozione.

 

È chiaro che ci sono figure come Paolo e Francesca, Brunetto Latini, Pier delle Vigne, Ulisse, Guido e Bonconte da Montefeltro, Piccarda Donati, che avvincono in modo irresistibile. Ma superando il concetto crociano di “poesia e non poesia” la Commedia dovrebbe essere letta senza sconti, anche nelle sue parti meno di impatto e apparentemente marginali. Dovremmo infatti leggere il II del Paradiso esattamente come leggiamo il V dell’Inferno, se non con lo stesso coinvolgimento almeno con lo stesso stupore.

 

 

 

 

 

 

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