Lo studio è un diritto fondamentale della persona, anche quando sottoposta a pena detentiva. Su questa premessa, nel 2015, l’Università di Urbino e il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria di Emilia-Romagna e Marche hanno siglato il primo protocollo d’intesa per la costituzione di un Polo Universitario Penitenziario presso la Casa di Reclusione di Fossombrone. Nel 2021 l’accordo è stato rinnovato includendo il Garante Regionale dei Diritti della Persona. Negli anni, questa sezione didattica, tra le prime in Italia a far parte della Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari, ha trasformato in realtà una serie di non facili obiettivi.
Ne parliamo con la Professoressa Daniela Pajardi, Delegata Rettorale per il Polo Universitario Penitenziario dell’Ateneo di Urbino.

 

La Professoressa Daniela Pajardi

Professoressa Pajardi, da quanti anni Uniurb garantisce il diritto allo studio anche attraverso il Polo Universitario Penitenziario?

Da otto anni, circa. Abbiamo istituito il Polo Universitario Penitenziario nel 2015 e lo abbiamo reso operativo nel 2016 mentre, parallelamente, nasceva la Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari (CNUPP) che al tempo riuniva una decina di Atenei e oggi comprende 44 Università. Nel 2021 abbiamo rinnovato il protocollo d’intesa con i nostri partner: il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria di Emilia-Romagna e Marche e il Garante Regionale dei Diritti della Persona, dando seguito a un’esperienza di grande soddisfazione non solo per gli allievi che studiano, ma anche per noi docenti che li accompagniamo al traguardo della laurea. Solo per dare qualche numero, dal 2016 ad oggi, sono stati 476 gli esami sostenuti e nell’anno accademico corrente 8 persone hanno già acquisito, o stanno per acquisire, la laurea di primo o secondo livello.

Quanti sono gli studenti del nostro Polo Penitenziario e a quali corsi di laurea sono iscritti?

Gli studenti sono 31, di cui 29 interni al carcere e 2 in regime di libertà che continuiamo a seguire per consentire loro di concludere il percorso universitario. Attualmente, i corsi di laurea coinvolti sono: Scienze umanistiche, discipline letterarie, artistiche e filosofiche, Informazione, Media, Pubblicità, Scienze Giuridiche per la consulenza del lavoro e la sicurezza pubblica e privata, Scienze e Tecniche Psicologiche, Sociologia e Servizio Sociale, Scienze Politiche, Economiche e del Governo, le magistrali in Storia dell’Arte e in Psicologia Clinica. Negli scorsi anni avevamo studenti iscritti anche a Lettere Classiche e Moderne, Scienze dell’Educazione e Giurisprudenza.

Come si struttura la didattica in carcere?

La didattica si svolge in presenza, all’interno della struttura penitenziaria, in una vera e propria aula attrezzata che la Direzione della Casa di Reclusione di Fossombrone ha messo a nostra disposizione. Uno spazio di apprendimento che può essere usato dai detenuti come aula studio, al di fuori dell’orario di lezione.

 

I corsi non si articolano per intero in carcere. Molti dei docenti, dei diversi insegnamenti, tengono una serie di incontri con gli studenti interessati ad approfondire o a chiarire argomenti complessi. Alcuni svolgono anche un certo numero di seminari interdisciplinari aperti a tutti gli iscritti, per dare loro la possibilità di confrontarsi con discipline affini al corso di laurea di ognuno.

Il coordinamento delle attività è affidato alla figura fondamentale di un tutor o di una tutor, è esatto?

Certo, la Dottoressa Vittoria Terni de Gregory, tutor del Polo, ha un ruolo di grandissima importanza. Accompagna, infatti, gli studenti nell’arco di tutto il percorso di studio, supportandoli nella preparazione degli esami e degli adempimenti amministrativi, nella raccolta del materiale didattico, nella predisposizione del lavoro di tesi, facendo da tramite tra loro e i docenti.

 

Durante la pandemia, ad esempio, anche quando il carcere è rimasto chiuso agli esterni, ha sempre continuato a fornire il materiale cartaceo agli studenti e grazie al suo grande impegno siamo riusciti a garantire loro la possibilità di continuare a studiare e a impegnarsi in un’attività che desse significato al tempo. Poi, a giugno 2020 – grazie alla collaborazione sempre preziosissima con la Direzione del carcere, con la Comandante, la Dottoressa Marta Bianco, con l’Ufficio educatori, e con tutta la polizia penitenziaria – la Dottoressa Terni de Gregory ha potuto riprendere l’attività in presenza.

 

La nostra è stata la prima tutor in Italia a rientrare in un Polo Penitenziario Universitario. Questa collaborazione puntuale e costruttiva ha permesso sia l’implementazione e la crescita del Polo, sia la sua gestione ed efficienza nelle situazioni ordinarie e in quelle straordinarie come quella, appunto, della pandemia.

Il piano delle attività formative prevede anche i laboratori didattici?

Per i corsi in Psicologia sono previsti laboratori con frequenza obbligatoria che gli studenti del Polo svolgono in carcere, insieme alle studentesse e agli studenti esterni. Una modalità che stiamo estendendo ad altri corsi di laurea che includono questo tipo di attività.

 

Un importante progetto dedicato a tutti gli studenti del Polo è Pathway to Inclusion, un corso di lingua inglese coordinato dalla Professoressa Rowena Coles e dal Professor Roberto Salvucci.
Inoltre, dal prossimo maggio riprenderemo gli incontri Studenti dentro-studenti fuori tra piccoli gruppi di allievi esterni, di vari corsi di laurea, e la comunità studentesca del Polo, per un confronto sull’esperienza dello studio, sul metodo e sulla motivazione all’apprendimento.

Anche gli esami e le sedute di laurea si svolgono, quindi, nella struttura penitenziaria.

Sì, gli esami si tengono in carcere, e seguono le stesse modalità previste per le studentesse e gli studenti esterni. Lo stesso può dirsi delle sedute di laurea che si svolgono all’interno del teatro della struttura penitenziaria – equiparato nell’occasione a un’aula universitaria – dove io, come Delegata del Rettore, presento la Commissione e do inizio alla cerimonia di proclamazione del laureato, alla presenza dei familiari del candidato, degli altri studenti del Polo, della Direttrice e della Comandante e degli operatori del carcere.

Facendo un bilancio degli otto anni di impegno, quali sono i feedback che docenti e studenti restituiscono?

In generale, come docenti siamo contenti e gratificati di stare accanto a persone che hanno cominciato a studiare un po’ per curiosità, un po’ per sfida, magari senza crederci molto e che poi si sono dedicate allo studio con tantissimo impegno. Molti dei nostri allievi devono scontare pene lunghe, tanti sono condannati all’ergastolo, questo significa che per loro lo studio rappresenta soprattutto un importante cammino di crescita personale, un modo per misurare il proprio valore al di là del reato commesso.

 

Un neolaureato del Polo, al termine del percorso, ci ha detto: “studiando ho scoperto un mondo di valori che non conoscevo, adesso posso veramente scegliere e cambiare”. Durante la cerimonia di laurea dello scorso 1 marzo, ringraziando la Dottoressa Terni de Gregory, un altro studente ha spiegato “quando siamo nell’aula del Polo e studio con te o con i docenti mi sento libero”.
Non posso citarle tutte, ma queste testimonianze misurano il valore del contributo scientifico, culturale e umano dell’Università e aggiungono sicuramente senso al nostro impegno quotidiano.

 

 

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