Lo avevamo annunciato in un post qualche giorno fa e quel giorno è diventato oggi! Si è aperto qualche ora fa il Career Day di Uniurb, il laboratorio di orientamento al lavoro che, fino al 15 maggio 2025, consentirà ai giovani del nostro Ateneo di progettare carriere e testare ambizioni. Proprio nella giornata di giovedì 15 maggio, studentesse, studenti, dottorande, dottorandi, laureate, laureati – li citiamo tutte e tutti – saranno in dialogo diretto con i rappresentanti delle aziende, degli enti e delle associazioni che partecipano all’evento, per trasformare i colloqui di selezione in opportunità di impiego. Ma quali sono i profili più richiesti e quali competenze e “mindset” fanno davvero la differenza? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Prosperi, HR Director del Gruppo Teddy: azienda leader nel settore fast fashion, presente in 43 Paesi con i brand Terranova, Rinascimento, Calliope e QB24.

Andrea Prosperi
Dottor Prosperi, da quanti anni il Gruppo Teddy partecipa al Career Day di Uniurb?
Il Gruppo Teddy partecipa al Career Day dell’Università di Urbino da circa dieci anni. Il feedback rispetto all’evento è sempre stato positivo: si percepisce l’attenzione e la cura con cui l’Ateneo lo organizza. La nostra è un’azienda di dimensioni medio-grandi con sede a Rimini, un’area che può considerarsi periferica rispetto ai grandi poli industriali, per cui entrare in contatto con giovani professionisti che abbiano competenze solide da valorizzare sul territorio, e per il territorio, per noi è fondamentale.
In questo senso, una Università di prossimità come Urbino, attenta al dialogo con le imprese, rappresenta un partner sicuramente importante. Negli anni, abbiamo anche attivato altre forme di collaborazione con l’Ateneo attraverso percorsi di stage e di inserimento, in particolare, in ambito informatico. Oggi non sono pochi gli ex studenti di Uniurb che lavorano in Teddy: alcune persone fanno parte del mio stesso staff.
Parliamo di posizioni aperte. Quali figure e competenze cerca oggi l’azienda?
Le posizioni aperte sono diverse. Cerchiamo Data Engineer, Analisti funzionali IT, ma anche persone da inserire nel nostro Ufficio Legale, ad esempio, o che forniscano assistenza nell’uso di software dedicati alla gestione logistica e, ancora, Retail Project Manager. Ecco, le figure commerciali e i profili specializzati nell’analisi dati sono quelli che cerchiamo in modo continuativo, perché dotati di competenze strategiche in grado di sostenere direttamente gli obiettivi di crescita dell’azienda. Pur avendo un turnover molto basso – prossimo allo zero – in questi ruoli abbiamo l’esigenza costante di inserire nuovi talenti.
Perché giovani talenti dovrebbero scegliere di lavorare in Teddy?
Entrare in un’azienda come la nostra rappresenta per i giovani un’opportunità interessante, ricca di stimoli e possibilità. Siamo presenti in 43 Paesi, per cui chi ne fa parte può agire in un contesto internazionale che offre una visione ampia e dinamica del lavoro. Una prospettiva in larga parte già garantita delle dimensioni stesse dell’azienda, rilevanti oltre che in crescita. Inoltre, l’ambito di business in cui operiamo – il retail fashion – è per sua natura, vivace e in rapido cambiamento, parliamo quindi di un ambiente ideale per chi voglia mettersi in gioco. Anche perché a distinguerci sono aspetti più specifici della nostra cultura aziendale.
Creare un contesto di lavoro che favorisca la crescita personale e professionale di chi collabora con noi è un impegno primario. Investiamo, infatti, in percorsi di formazione continua – che colmano anche eventuali gap di competenze – offriamo percorsi di carriera ben definiti, con la possibilità di passaggi trasversali di carriera tra aree e funzioni e, cosa non meno importante, diamo l’opportunità di crescere velocemente all’interno della nostra organizzazione. Un vantaggio che si concretizza, ovviamente, quando a crescere costantemente è l’organizzazione stessa.
Qual è il profilo che durante il colloquio di selezione potrebbe farvi dire: “è la persona giusta”?
Il profilo che stiamo cercando è quello di una persona che investa sul proprio percorso professionale con l’obiettivo di realizzare il proprio potenziale, anche umano. In sostanza, un profilo orientato all’imprenditorialità. Qualcuno che sappia essere “imprenditore di sé stesso”, e che si dedichi al proprio lavoro con iniziativa, responsabilità e visione. Ci piace pensare a una persona che ogni mattina apra la porta dell’ufficio come se sollevasse la serranda del proprio negozio. Lo spirito che vorremmo trovare è quello di chi sente il proprio lavoro come una piccola impresa personale.
L’errore che potrebbe compromettere il processo di selezione?
L’errore è presentarsi senza avere un progetto su di sé. Senza aver riflettuto sui propri interessi, su ciò che dà soddisfazione e appaga nel lavoro. Dire semplicemente “ho frequentato questa facoltà, ecco il mio curriculum”, non basta. A noi interessa capire cosa ti motiva davvero. Se ti interessa un ruolo che ti consenta di ottenere un riscontro immediato in termini di risultati commerciali o se, invece, ti appassiona l’elaborazione concettuale, la creazione di idee. Ma non solo, se la tua meta è un contesto internazionale o se preferisci approfondire l’aspetto tecnico della tua funzione. Ci piacerebbe cogliere la tua “ancora di carriera”, quell’elemento chiave, cioè, che dà senso ad ogni percorso professionale.
Prima di salutarla, le chiedo un suggerimento per le laureate e i laureati Uniurb che giovedì 15 maggio incontreranno i recruiter di Teddy.
Capita spesso che colleghi con più anni di esperienza alle spalle, figure senior, dimostrino una certa diffidenza nei confronti delle generazioni che si affacciano al mondo del lavoro e che pongono domande profonde. Domande sul senso del lavoro, sul significato delle attività che potrebbero svolgere, sulle modalità di esecuzione delle attività. Io, invece, trovo che questa attitudine – se ben indirizzata – sia una grande ricchezza. Perché interrogarsi sul senso delle cose non può essere un difetto: al contrario, è un segno di maturità e curiosità intellettuale. Certo, l’attenzione da avere è che questa ricerca di senso non si trasformi in una forma di sterile obiezione, o dissenso di partenza. Ciò che serve davvero, forse, è recuperare un certo spirito di scoperta: la curiosità di scoprire, giorno dopo giorno, cosa si fa e perché lo si fa, e in quella ragione – in quel perché – trovare non solo la sostanza del mestiere, ma una forma di bellezza.