All’udienza generale del 27 agosto 2025, nell’Aula Paolo VI, tra le autorità era presente il Rettore Giorgio Calcagnini, che nell’occasione ha conversato con il Pontefice. In un dialogo raccolto e cordiale, il Magnifico ha potuto raccontare a Papa Leone XIV – notoriamente appassionato di tennis – il lavoro di ricerca che l’Ateneo da anni conduce sulla pallacorda: una disciplina rinascimentale che ha preceduto e ispirato il tennis contemporaneo.

«Mi ha colpito molto l’intensità di quel momento. Si è trattato di poche parole – ha spiegato il Rettore – di pochi minuti in cui la solennità del cerimoniale ha lasciato spazio all’essenziale, alla leggerezza dell’incontro. Mi sono sorpreso a provare gratitudine per la possibilità di portare in Vaticano una storia che nasce dalla nostra terra, dalla nostra ricerca, dalla nostra idea di cultura. La pallacorda è un frammento del Rinascimento sì, ma è anche un segno del lavoro con cui l’Università indaga, custodisce e riconsegna il senso del passato nelle forme nuove dell’avvenire. In quel frangente ho sentito, una volta di più, che il nostro compito di dare continuità al pensiero è vivo e necessario, oggi come non mai».

Il breve scambio, accolto con interesse dal Pontefice, ha trovato compimento in un dono: il volume Pallacorda e non solo. Il meraviglioso caso di Jesi, scritto da Marco Droghini e tradotto in inglese dalla Professoressa Catherine Farwell, docente di Inglese Accademico per gli Studi Umanistici. Un testo che dà seguito alla traiettoria di indagine inaugurata nel 2000 dal Professor Giorgio Nonni, già docente di Letteratura italiana del Rinascimento, tra i primi a riconoscere in quel gioco antico, un fenomeno sportivo, certo, ma anche una forma simbolica attraverso cui leggere la vita sociale, politica e intellettuale dell’epoca.

«Un imprevisto dell’ultima ora – ha commentato il Professor Nonni – mi ha impedito di essere presente all’udienza, eppure qualche tempo fa ho voluto far giungere al Pontefice gli esiti di alcuni miei studi. L’amicizia antica con Gianni Clerici, incontrato nei campi da tennis sotto le mura di Urbino ha giocato un ruolo preminente nell’orientare le mie indagini sul tema del gioco, dello svago e dello spettacolo nell’Italia del Rinascimento.

Quella sua “Bibbia”: 500 anni di tennis – tradotta in molte lingue – ci ha dato l’occasione di pubblicare l’edizione critica e commentata del Trattato del giuoco della palla di Antonio Scaino, sacerdote agostiniano di Salò, che a buon diritto è considerato il testo generativo di una serie di scritti normativi di intrattenimento e di buon governo del corpo, che nella seconda metà del XVI secolo ebbe una fioritura rigogliosa. In fondo, il ludus pilae si praticava nel Palazzo Ducale, in uno dei primi tennis court costruito al tempo di Federico di Montefeltro nel 1470, mentre lo stesso Baldassar Castiglione, ambientando il Cortegiano nel 1506 negli spazi raffinati del successore Guidubaldo, volle esaltare il gioco della palla come nobile esercizio e convenientissimo ad uom di corte».

 

 

Ed è in continuità con questa lettura del gioco come espressione di civiltà ispirata da Gianni Clerici – ex studente Uniurb, tennista, giornalista, scrittore, tra i maggiori studiosi di tennis del Novecento – che si colloca l’esperienza divulgativa di Carla Saveri. Accolta in udienza, insieme al Rettore, la Vicepresidente dell’associazione culturale “Club delle Balette”, ai nostri microfoni ha detto: «l’incontro con il Santo Padre è stato emozionante, la passione condivisa per il tennis ha reso tutto, davvero, speciale. Da anni mi occupo di promuovere le radici storiche di questo sport, che ha un legame profondo con il nostro territorio, in particolare con la città di Urbino e il suo Ateneo. Lo faccio anche in qualità di Fondatrice del “Club delle Balette”: l’associazione culturale voluta da Gianni Clerici.

Raccolgo la sua eredità, con l’intenzione di diffondere – soprattutto tra i giovani – un messaggio educativo, di pace e inclusione. In questa prospettiva, si inserisce anche il convegno internazionale La storia del tennis – di cui sarò moderatrice – che ha, tra i molti obiettivi, quello di far comprendere alle studentesse e agli studenti di Uniurb quanto sia importante riconoscere nella disciplina sportiva non solo un gesto tecnico, ma un’espressione culturale e storica. La pallacorda ieri e il tennis oggi sono pratiche che educano alla perseveranza, e alla volontà di perseguire con metodo un obiettivo, in qualunque ambito».

Organizzato dal Lions Club in collaborazione con il nostro Ateneo e con il Comune di Urbino, il convegno internazionale, La storia del tennis, si terrà sabato 11 ottobre, nelle sale del Palazzo Ducale di Urbino. Alla giornata di studio parteciperà il Professor Vincenzo Biancalana, docente di Metodi e didattiche delle attività motorie, con un intervento sul nesso che lega pallacorda, prospettiva e cultura matematica nel Rinascimento.
«Matematica e illusione prospettica – secondo il Professor Biancalana – sono due delle tante sollecitazioni culturali che emergono, in tutti i loro apparenti disgiunti significati, nelle corti rinascimentali italiane tra Quattro e Cinquecento. Misura, proporzione e regola divengono i nuovi canoni di interpretazione della realtà e della sua figurazione.

In tale ambiente si sviluppa il gioco della pallacorda che, nel suo complesso fare, raccoglie ognuna di quelle sollecitazioni emerse; uno spostamento di significati, cioè, che si risolve in qualcosa che è più di un mero esercizio ludico: esso è lo spazio reale e misurato dove l’atto va oltre la tecnica e fa della strategia, della percezione prospettica e del rispetto delle regole e dell’avversario il suo principale elemento di fondatezza».

Parlare di scienze motorie con il Papa, dunque, non è solo possibile: è necessario, in ragione della funzione sociale senz’altro attribuibile allo sport, che è disciplina, rispetto, condivisione; è ascolto interiore nella pratica individuale, silenzio che diventa attenzione all’altro nella condivisione. Dare risonanza al tema, anche se in punta di voce nell’auditorium della Santa Sede, è stato con larga evidenza un atto significativo, perché lo sport, se attraversato da una traccia di libertà dello spirito, può ancora insegnare a vivere.

 

Immagini. Credits: © Vatican Media

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