Da lunedì 28 marzo a venerdì 1° aprile 2022, le studentesse e gli studenti delle scuole superiori potranno seguire online le lezioni di Diritti al punto, la Scuola di introduzione agli studi giuridici organizzata dal Dipartimento di Giurisprudenza di Uniurb. Relatori con competenze di aree disciplinari diverse e differenti esperienze professionali, rifletteranno sul diritto e sulla sua evoluzione anche in rapporto a Internet, social network, lavoro, politica, genere, società. Gli studenti interessati parteciperanno ai cinque incontri previsti attraverso la piattaforma blended di Uniurb. Scrivendo all’indirizzo: scuola.giurisprudenza@uniurb.it, entro il 25 marzo, riceveranno il link utile al collegamento.
Nella conversazione che segue, a definire dettagli ulteriori sul ciclo di lezioni è la Professoressa Chiara Gabrielli, Delegata all’Orientamento del DiGiur.

 

La Professoressa Chiara Gabrielli

Professoressa Gabrielli, perché “Diritti al punto”?

Il nome della Scuola contiene anzitutto il riferimento al diritto: è una parola chiave nell’universo giuridico, perché definisce la relazione tra il soggetto, la collettività e le istituzioni. L’espressione “andare diritti al punto”, inoltre, significa “andare al nocciolo delle questioni”, affrontarle con lucidità e determinazione. È un messaggio che contiene un metodo, che ci piacerebbe trasmettere a chi parteciperà alla Scuola di introduzione agli studi giuridici e anche a chi deciderà di iscriversi ai corsi di laurea in Giurisprudenza e in Scienze Giuridiche per la Consulenza del Lavoro e la Sicurezza Pubblica e Privata

A chi si rivolge la Scuola e come si articolano gli incontri?

Il programma prevede cinque incontri, che vedono protagonisti magistrati, operatori della giustizia, funzionari pubblici, docenti universitari. L’iniziativa, arrivata alla terza edizione, è rivolta agli studenti delle classi quinte degli istituti superiori, molti dei quali non hanno mai studiato diritto. Rifletteremo con loro su alcuni temi di attualità giuridica, sperando di stimolarne la curiosità e il senso critico. Esploreremo insieme i rapporti e le relazioni che il diritto e la giustizia hanno con la politica, la società, la sicurezza, le nuove tecnologie, il linguaggio. Magari riusciremo a smentire anche qualche luogo comune.

Cosa significa oggi studiare diritto?

Studiare diritto significa approfondire le regole che disciplinano i nostri rapporti personali e patrimoniali, come pure le relazioni tra noi e l’autorità. Un maestro del diritto costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, sostiene che “il mondo, il diritto non riesce a renderlo giusto ma senza diritto sarebbe incommensurabilmente peggiore di quello che è”.

 

È vero: il diritto ha profondamente a che fare con “il mondo”, perché serve a renderlo abitabile e civile, attraverso un ragionevole ed equilibrato bilanciamento tra interessi in conflitto. Ma poiché il mondo cambia, anche tumultuosamente, nella sensibilità culturale, negli strumenti tecnologici, nelle risorse scientifiche e nelle esigenze politico-sociali, il diritto deve tenerne il passo. Deve essere in grado di offrire risposte a esigenze inedite e di regolare nuove realtà.
Studiare diritto, perciò, significa osservare il presente con uno sguardo rivolto anche al futuro.

Il ciclo di lezioni sarà chiuso da un ospite d’eccezione: Gherardo Colombo, Pubblico Ministero nell’inchiesta “Mani pulite”.

In quella delicata stagione giudiziaria, Gherardo Colombo è stato un magistrato rigoroso e garantista. Oggi fa parte dell’associazione Sulle regole, che promuove i valori della legalità costituzionale e della democrazia partecipata.
Noi gli abbiamo chiesto di raccontare il carcere. Tutti sanno che è il luogo in cui si espia la pena, non tutti sanno, invece, che ai detenuti il nostro ordinamento riconosce importanti diritti. Purtroppo, esiste uno scarto drammatico tra l’essere e il dover essere. Quello che la Costituzione vorrebbe luogo di rieducazione e risocializzazione finisce per essere un luogo in cui si sperimentano degrado, sovraffollamento e deprivazione della dignità. Bisogna aver visto, sosteneva Piero Calamandrei. Vorremmo far vedere agli studenti, attraverso lo sguardo di Gherardo Colombo, che troppo spesso, purtroppo, nella realtà carceraria i diritti sono ancora al punto… di partenza.

 

 

 

 

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