Nei giorni in cui il nostro Ateneo torna progressivamente – e in sicurezza – alla normalità pre-lockdown, il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea pubblica il XXII Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati italiani e conferma che i giovani di Uniurb, dopo la laurea, conquistano un posto al sole nel mercato del lavoro.

Subito alcuni importanti dati emersi.
92,4% è l’indice di soddisfazione dei laureati di primo livello (triennali) e di secondo livello (magistrali) rispetto all’esperienza universitaria a Urbino nel suo complesso. Una quota che supera il 90,1% del dato nazionale.
85,6% è il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo, un valore decisamente prossimo al dato nazionale che risulta pari all’86,8%.
67,4% è il valore che supera il 65,3% del dato nazionale e segnala l’efficacia del titolo magistrale (biennale e a ciclo unico) conseguito a cinque anni dalla laurea rispetto al lavoro svolto.
65,2% è il valore che supera il 61,5% del dato nazionale e segnala l’efficacia del titolo magistrale (biennale e a ciclo unico) conseguito a un anno dalla laurea rispetto al lavoro svolto.

Lo studio ha coinvolto 650 mila laureati delle 76 Università italiane rappresentate dal Consorzio, e per l’Università di Urbino i dati sull’occupazione ottenuti sono scaturiti dall’analisi delle performance di 4.473 ex studenti. Nello specifico si tratta di laureati triennali che hanno acquisito il titolo nel 2018 e sono stati intervistati a un anno dalla laurea, e laureati magistrali che hanno acquisito il titolo nel 2014 e sono stati intervistati a uno e a cinque anni dalla laurea.

Ma proviamo a guardare più da vicino la struttura portante dell’indagine.
Dell’esperienza di studio a Urbino è stato valutato il rapporto studente-docente che soddisfa il 90,1% dei nostri laureati e supera l’87,8% del dato nazionale; il carico di studio che risulta adeguato alla durata del corso secondo l’88,0% degli intervistati e supera l’84,6% del dato nazionale; le aule dell’Ateneo giudicate adeguate dal 67,5%.

La fotografia della condizione occupazionale studiata restituisce un tasso di impiego del 70,9% per i laureati di primo livello intervistati nel 2019, che dopo il titolo conseguito nel 2018 non si sono iscritti a corsi di laurea magistrali.
Di questo valore complessivo, il 27,1% ha avuto accesso a un lavoro dipendente a tempo indeterminato, il 39,1% a un lavoro dipendente a tempo determinato, il 6,6% risulta occupato in un’attività autonoma. ll 35,7% del campione indagato ha un impiego part-time e la retribuzione media è di 1.056 euro mensili netti.

Sempre a un anno dal titolo, per i laureati magistrali biennali e magistrali a ciclo unico del 2018, il tasso di occupazione è pari al 68,8% (69,8% per i magistrali biennali e 66,3% per i magistrali a ciclo unico).
Il 21,0% di loro ha avuto accesso a un lavoro dipendente a tempo indeterminato, il 43,0% a un lavoro dipendente a tempo determinato, il 9,8% è impegnato in un’attività autonoma. Lavora part-time il 38,5% degli ex studenti coinvolti nell’indagine (43,8% tra i magistrali biennali e 28,9% tra i magistrali a ciclo unico) e la retribuzione media è di 1.079 euro mensili netti (1.017 euro per i magistrali biennali e 1.200 euro per i magistrali a ciclo unico).

 

 

Come anticipato, a cinque anni dall’acquisizione del titolo il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2014 è pari all’85,6%: 83,9% per i magistrali biennali e 85,9% per i magistrali a ciclo unico.
Rispetto al totale della quota, gli assunti con contratto a tempo indeterminato rappresentano il 48,1%, gli occupati con contratto a tempo determinato sono il 24,5%, e i giovani impegnati in un lavoro autonomo il 20,0%. Il 22,8% lavora part-time e la retribuzione media è di 1.321 euro mensili netti (1.284 per i magistrali biennali e 1.426 per i magistrali a ciclo unico).
La manciata di dati riportati restituisce senz’altro la misura della complessità e dell’estensione del Rapporto 2020 di AlmaLaurea al quale rimandiamo per approfondimenti.

A conti fatti, l’indagine evidenzia che investire sulla formazione universitaria sia la scelta vincente, a garanzia di un futuro professionale certo, eppure non possiamo fare a meno di chiederci in che modo e quanto profondamente l’emergenza da Covid-19 abbia condizionato o condizionerà le scelte post-diploma dei maturandi.
Un embrione di risposta lo intercettiamo nella ricerca condotta, tra aprile e maggio 2020, dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo – l’ente fondatore dell’Università Cattolica – e da Ipsos su un campione di 1000 studenti e studentesse iscritti all’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. La scelta universitaria ai tempi del Covid-19. Indagine rappresentativa sui maturandi italiani è il titolo dello studio.

La buona notizia è che il report evidenzia il perseverante interesse dei maturandi per la formazione universitaria e gli studi post-diploma che la pandemia sembra non aver compromesso. Se negli ultimi anni l’ISTAT ha segnalato un tasso del 50% di neodiplomati italiani iscritti all’Università, l’indagine Toniolo-Ipsos 2020 rimarca, per il 64,3% dei giovani intervistati, la volontà di impegnarsi da subito in percorsi di apprendimento e di nuova conoscenza, tanto che per 4 su 5 dei diplomati ascoltati i corsi universitari sono l’obiettivo da raggiungere nel futuro più immediato.

Ma le potenziali matricole come immaginano la didattica e la vita universitaria? In presenza! Per più dell’80% di loro la formazione online integra ma non sostituisce l’apprendimento nei luoghi dell’Ateneo che restano spazi fisici imprescindibili, funzionali alla costruzione di legami, all’incontro e allo scambio con l’altro. A quanto pare: seconda buona notizia!
La terza è che le matricole di Uniurb e tutti gli studenti iscritti alla nostra Università seguiranno le lezioni in aula dal prossimo settembre, e che da lì in poi proveranno a realizzare con coraggio ed entusiasmo le proprie aspirazioni professionali!

 

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