Giovedì 3 e venerdì 4 novembre 2022 nell’Aula Magna del Collegio Raffaello si svolgerà il convegno internazionale Recent and New Perspectives in Nonlinear Analysis. Le due giornate di studio ospiteranno a Urbino matematici provenienti da Università italiane e straniere e saranno dedicate alla Professoressa Patrizia Pucci, Professore Ordinario di Analisi Matematica presso l’Università degli Studi di Perugia.
“L’iniziativa – spiega Giovanni Molica Bisci, docente di Analisi Matematica dell’Università di Urbino che con la Professoressa Raffaella Servadei coordina il progetto – ci consentirà di discutere su alcuni recenti risultati nel campo dell’analisi non lineare. Queste ricerche internazionali, per grado di innovazione, trovano collocazione nelle più importanti riviste scientifiche del settore.
Il convegno ci permetterà di rendere omaggio alla Professoressa Patrizia Pucci che dal primo novembre di quest’anno andrà in pensione. Il valore scientifico della Professoressa Pucci è oggi riconosciuto sia in Italia sia all’estero. I suoi risultati teorici ottenuti nel corso di una lunga carriera come professore ordinario presso l’Università di Perugia sono stati e restano ampiamente utilizzati dalla comunità scientifica di riferimento. Sue e di James Serrin alcune delle pietre miliari nello studio delle equazioni differenziali alle derivate parziali. In particolare, lo studio del “principio del massimo” a cui hanno dedicato un’intera monografia oggi è un testo citatissimo. Aggiungo che nella nuova classifica della Stanford University la Professoressa è tra i dieci matematici italiani – unica donna – più citati al mondo”.
Professoressa Pucci, tra qualche giorno potremo dirle: bentornata a Urbino!
Grazie! Sono felicissima di tornare a Urbino perché alla città e all’Università mi legano sentimenti profondi, scientifici e umani. Dico sempre che la parte affascinante della mia professione è il contatto con i colleghi che diventano anche dei carissimi amici e uno dei miei maestri, il Professor Lamberto Cesari, un grande nome della matematica mondiale che mi ha sempre accompagnato spiritualmente, mi ha fatto molto amare Urbino. In effetti, i matematici hanno una sensibilità particolare nei confronti delle arti e Urbino raccoglie il Rinascimento nella sua forma, forse, più affascinante.
Sono molto grata a questa Università, alla Professoressa Raffaella Servadei, al comitato scientifico del convegno e a tutti i colleghi che hanno scelto di partecipare. La dedica di un evento importante sul tema dell’analisi non lineare – che è da sempre oggetto dei miei studi – rafforza sicuramente il mio legame con questo grandissimo e illustre Ateneo.
Come nasce la sua passione per la matematica?
La mia passione per la matematica e il ragionamento astratto devo dire che è nata quando ho iniziato gli studi frequentando le scuole elementari, ed è nata anche dalla curiosità verso i piccoli giochi di enigmistica che mio padre amava profondamente. Col tempo questo mio interesse molto vivo si è orientato verso l’analisi non lineare.
Di cosa parliamo quando parliamo di analisi non lineare?
Per introdurre il concetto e rendere leggero un argomento complesso evitando di entrare in tecnicismi, ai miei studenti dei primi anni di corso dico che purtroppo la vita è fortemente non lineare, per cui lo studio dell’analisi non lineare, attraverso strumenti ad hoc, propri di questa branca della matematica, è fondamentale specialmente per la creazione di modelli legati ad applicazioni concrete che ritroviamo nel nostro quotidiano. Pensi al dìodo che è un dispositivo elettronico, nato negli Stati Uniti quando è nata la televisione, governato da un’equazione non lineare. O alla tecnologia in generale che è fortemente legata a modelli la cui forza esterna ha un andamento non lineare. In generale, il mondo e la vita sono equazioni non lineari!
Una delle sfide del nostro tempo è incentivare la presenza femminile nell’area delle discipline STEM: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Le chiedo un suggerimento per le ragazze della generazione Z.
Il consiglio che posso dare alle ragazze è di non aver paura dei numeri. Per fare scienza bisogna solo avere una grande passione. L’invito, quindi, è a non lasciarsi scoraggiare dal pregiudizio per il quale le donne sono più portate per le materie umanistiche, che è ancora molto radicato nella società e, in particolare, nel nostro ambiente. Negli anni ‘80 ho lavorato in una prestigiosa università americana dove l’area dedicata ai docenti del Dipartimento di Matematica non prevedeva la toilette riservata alle donne. Racconto questo per dare la misura del problema.
Nel nostro Paese, quarant’anni dopo, qual è la misura del problema?
Oggi, quel divario di genere si va colmando, ma dobbiamo fare molta strada ancora per abbattere il cosiddetto soffitto di cristallo anche in ambito accademico e, in particolare, in quello delle discipline tecnico-scientifiche. Io ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita persone come il Professor Antonio Ambrosetti e molti Accademici dei Lincei che hanno aperto alle donne le porte dell’analisi non lineare. Uomini che hanno avuto la capacità di entrare in relazione con l’altro e di percepirne le abilità senza distinzioni tra maschile e femminile. Perché l’intelligenza senza sensibilità non ha valore.
Valutando criticamente la sua carriera, il segno che chiude il bilancio è positivo?
Il bilancio è decisamente positivo. La ricerca è il mio modo di vivere. Non smetto mai di pensare a come risolvere un problema matematico, e risolto quello penso al problema successivo. Ho una grande memoria, e spero di continuare a conservare fino all’ultimo respiro questa capacità di trattenere e conservare i concetti importanti. Nei tanti anni di professione ho sempre dato agli altri senza sgomitare per emergere. Forse la mia fortuna è stata di non volere la cattedra a qualunque costo. Non ho mai chiesto nulla, ma ho ricevuto molti riconoscimenti.
Devo la mia crescita nel campo della matematica ai maestri, alle colleghe e ai colleghi docenti e ai collaboratori che ho incontrato in tutto il percorso scolastico e universitario. Sono grata, inoltre, per il tempo che ho potuto dedicare ai miei allievi e a tutti gli studenti che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia lunga carriera: ho raggiunto i traguardi che mi sono stati riconosciuti grazie al loro affetto e al continuo e reciproco arricchimento umano e scientifico.