Il 2021 di Uniurb ci piace immaginarlo come un pensiero continuo e vivissimo per il Magnifico Rettore Carlo Bo; come una dedica riconoscente che ci riporti alla sua lezione, secondo una traiettoria disegnata da suggestioni eterogenee. Tra queste, nel tempo attuale che appena precede il ventennale della sua scomparsa, si inserisce il progetto di ricerca e di didattica, nazionale e internazionale, Urbinate per sempre. Architetture della luce e dello spirito, ideato da Tiziana Mattioli, docente di Letteratura italiana dell’Ateneo urbinate, e promosso nell’ambito del Prorettorato allo Sviluppo di Partenariati Strategici Nazionali e Internazionali.
Nel suo complesso, la struttura del lavoro prevede diverse prospettive di indagine e percorsi teorico-didattici, ispirati agli scritti di Carlo Bo sul Palazzo Ducale e sviluppati tra l’Italia e gli Stati Uniti, i cui esiti confluiranno progressivamente nel sito dedicato alla divulgazione del progetto.
Aspettando i singoli contributi, il 25 di ogni mese, ascolteremo alcune tra le più belle pagine di Carlo Bo interpretate da intellettuali, amici del nostro Ateneo.
Oggi, Massimo Raffaeli legge Il vento del Montefeltro.
Nell’intervista che segue, ad approfondire la notizia del progetto è la Professoressa Antonella Negri, Prorettore allo Sviluppo di Partenariati Strategici Nazionali e Internazionali.
Professoressa Negri, Uniurb risponde con istintivo entusiasmo al progetto internazionale dedicato a Carlo Bo nel ventennale della sua scomparsa!
Le occasioni di ogni ricorrenza sono sempre anche ragioni di bilancio, e di progetto. E quando la ricorrenza riguarda l’identità di una istituzione, come lo è per noi il ventennale della morte di Carlo Bo, è quasi un dovere morale raccogliere e moltiplicare il mandato di rendere quotidianamente possibile quella convivenza tra passato e futuro che ha ispirato Bo, e che ispira le nostre azioni quotidiane.
Le eredità di Bo sono molte, non ultime le indimenticate iniziative che hanno portato a Urbino studiosi d’eccezione da tutto il mondo.
Solo a ripensare, quasi ad allineare in una cronologia, le numerosissime iniziative internazionali che Bo ha reso possibili nel suo lungo impegno rettorale – richiamo solo, per essenzialità, il grande “Convegno Internazionale su Giuseppe Ungaretti” nel ’79, o anche l’ideazione del Centro Internazionale di Semiotica, costituito come risposta immediata alle più avanzate ricerche del momento storico – vien facile giustificare le ragioni di iniziative che, per rendergli omaggio, abbiano questa caratura, ma meglio vorrei dire apertura verso il mondo, verso istituzioni sorelle, nel mandato e nella fattualità.
Il colloquio quotidiano che Carlo Bo ha immaginato con Federico da Montefeltro, e che è al centro del progetto, possiamo pensare si spinga assai più in là del perimetro preziosissimo del Palazzo Ducale?
Beh, qui siamo davvero in un territorio oltre cortina. Siamo nel territorio dello spirito, della verità intima che proprio per questo diviene verità esistenziale, anche verità dei fatti. E siccome Bo ha considerato che il Palazzo ducale, e l’eredità di Federico, fossero come una memoria attiva con cui quotidianamente confrontarsi e quasi gareggiare, ci è sembrato appropriato, ma anche coinvolgente, accogliere un progetto che rendesse omaggio a Carlo Bo attraverso i suoi legami elettivi con la città di Urbino, la sua “città dell’anima”.
Il progetto prevede attività divulgative rivolte a un pubblico non solo accademico?
Sì, certamente. Il progetto è stato elaborato con un largo e flessibile ventaglio di proposte, peraltro ispirate agli scritti di alta divulgazione di Bo, essenzialmente quelli che fanno centro sul suo rapporto con la “verità” di Urbino, dei suoi scrittori, dei suoi artisti emblematici se non irrinunciabili. Vi si può aderire in forma personale – in rappresentanza di una istituzione – o in forma collegiale, con un impegno d’ordine teorico e/o didattico, posto che ci si rivolge a realtà universitarie, a Scuole di Alta Formazione, a Istituti di Cultura.
È immaginato come fosse un “cantiere aperto” nel quale, di tempo in tempo, e nel corso di un anno, vadano a depositarsi i materiali che in progress vengono consegnati, inizialmente in formato digitale, per essere immediatamente disponibili ma anche in un certo senso esemplari. Nell’attesa di questi contributi, il 25 di ogni mese, come fosse un calendario che si sfoglia, riascolteremo, dalla voce di intellettuali amici, le più belle pagine scritte da Carlo Bo per Urbino, tutte di forte carattere autobiografico, tutte fortemente coinvolgenti.
Questo sapere in movimento ci auguriamo possa tradursi anche in iniziative fruibili in presenza, compatibilmente – s’intende – con le disposizioni ministeriali per il contenimento del contagio da COVID-19.
Sono infatti previsti – con questo non celato augurio – anche nuovi allestimenti in sedi diverse ma significative, della mostra attiva sino al 30 giugno 2021 a Palazzo Passionei: Carlo Bo, Il Palazzo ducale. Parole e immagini nelle stanze, visitabile in presenza su prenotazione. Nuove narrazioni, insomma. Narrazioni per immagini del “teatro” o dei “teatri” che il Palazzo Ducale sollecita; racconti ulteriori che vengono detti di architettura scritta. Spazio narrato e spazio costruito, reinterrogando le più belle pagine, specie novecentesche ma anche cinque-secentesche, dedicate al Palazzo; riflessioni sulla luce, materia, paesaggio, spazi edificati e non, anche ipogei. Insomma, il dialogo tra architettura immateriale e architettura tangibile che l’edificio “in forma di città” quotidianamente, e a ciascuno, racconta.
Intanto, a sancire una premessa di continuità, il Rettore Giorgio Calcagnini ha reso possibile la restituzione in cartaceo del catalogo della mostra di Palazzo Passionei, che ha il suo cuore nello scritto di Bo: Il Palazzo ducale. Una visione aperta e libera. E per l’impegno e la creatività impiegati nell’ideazione di questo progetto, sono riconoscente a nome dell’Ateneo, alla collega Tiziana Mattioli che con generosità e passione si è resa disponibile a questa complessa organizzazione.
Ricerca, didattica e divulgazione: quali sono i partner nazionali e internazionali che abbracciano le tre anime del progetto?
Per le collaborazioni, oltre a quelle dell’Ateneo urbinate, abbiamo avuto risposte personali da vari intellettuali italiani che hanno accettato di essere interpreti delle pagine di Bo; dalla MTA Associati – Giancarlo De Carlo Associati; dal docente del corso di Fotografia dei Beni Culturali dell’ISIA di Urbino; e inoltre da docenti dell’Università Ca’ Foscari (Venezia), del Kenyon College di Gambier (Ohio), dell’Università di Buffalo, della Case Western University di Cleveland, dell’Università di San Antonio (Texas), e ne siamo, naturalmente, orgogliosi e felici.