Chiudiamo il 2023 con un post dedicato allo Sportello d’Ascolto Psicologico dell’Università di Urbino: un servizio gratuito aperto a studentesse, studenti, personale tecnico-amministrativo, docenti e collaboratori che operano a vario titolo in Ateneo. L’obiettivo di questo importante presidio di sostegno, che agisce in sinergia col Consigliere di Fiducia, è supportare condizioni di fragilità e contrastare fenomeni di disagio secondo le linee dettate dal Codice di condotta per la tutela e la prevenzione del mobbing, delle molestie sessuali e morali.
Per saperne di più abbiamo intervistato la Dottoressa Chiara Angione, psicologa e psicoterapeuta incaricata dello Sportello d’Ascolto, che è possibile contattare al numero 328 6145151 e all’indirizzo sportello.ascolto@uniurb.it.
Dottoressa Angione, che cos’è lo Sportello d’Ascolto e a chi si rivolge?
Lo Sportello di Ascolto è un servizio che l’Università di Urbino ha attivato nel 2017, e affiancato al Consigliere di Fiducia, allo scopo di sostenere sia le studentesse e gli studenti, sia il personale tecnico-amministrativo, il personale docente e i collaboratori dell’Ateneo che percepiscono di vivere situazioni problematiche legate a mobbing, stalking o molestie di tipo morale o sessuale.
Più in generale, obiettivo dello sportello è di contribuire al benessere organizzativo, vale a dire al benessere sociale, fisico e psicologico delle persone che operano all’interno dell’istituzione. Del resto, le strutture che funzionano meglio sono anche quelle che riescono a creare ambienti di lavoro il più possibile sereni, partecipativi e che danno valore al capitale e al potenziale umano.
Aggiungerei, sono quelle che danno valore anche alle relazioni umane, non sempre di facile gestione, per cui là dove si creano tensioni e situazioni di conflitto o non si riesce a trovare il giusto equilibrio nei rapporti tra le parti coinvolte, lo Sportello si fa carico di raccogliere voci e segnali per dare supporto e arrivare alla soluzione del problema.
Il servizio si rivolge esclusivamente a persone che vivono situazioni di disagio psicologico correlate all’attività di studio, ricerca e lavoro nell’ambito dell’Università di Urbino?
Una delle finalità dello Sportello d’Ascolto è l’accoglienza. Credo, infatti, sia importante allargare le maglie della burocrazia e gli obiettivi del “Codice di condotta per la tutela e la prevenzione del mobbing, delle molestie sessuali e morali” per dare un primo aiuto a tutte le persone dell’Ateneo che abbiano un disagio, anche se vissuto al di fuori dell’ambito universitario.
D’altro canto, le ragazze e i ragazzi, gli uomini e le donne che qui studiano e lavorano portano le loro vite all’interno della nostra Università e collegate alle loro vite ci sono diverse tipologie di disagio di cui è necessario farsi carico.
E mi riferisco, in particolare, agli studenti e alle studentesse con problematiche anche gravi che non hanno riferimenti a cui rivolgersi. È capitato, ad esempio, che di fronte a situazioni di violenza, subita in contesti familiari o extra-universitari, mi sia attivata per accogliere e poi orientare la persona verso il servizio più idoneo. Da qui l’importanza di un lavoro di rete nel territorio.
Come si struttura lo Sportello d’Ascolto?
Il servizio è gratuito e si struttura attraverso una serie di incontri di consulenza psicologica. Se durante il percorso, che comprende dai tre ai cinque colloqui, la persona riesce a risolvere il problema il servizio arriva alla sua naturale conclusione. Se, invece, il caso necessita di approfondimenti e quindi di una psicoterapia o di una consulenza di altro genere suggerisco vie alternative, che includono i servizi offerti secondo tariffe agevolate dalla Rete degli psicologi e psicoterapeuti convenzionata con Uniurb.
Invitiamo le ragazze e i ragazzi, le donne e gli uomini di Uniurb in difficoltà a rivolgersi a lei per un primo sostegno?
Certamente! Per farlo direi alle persone della nostra comunità universitaria, in particolare alle studentesse e agli studenti, di non avere paura del confronto e di avvicinarsi allo Sportello di Ascolto con fiducia. Spesso i ragazzi mi domandano: “quello che le racconto può avere effetti o conseguenze sulla mia carriera universitaria?”. La risposta è “no”.
Sul tema voglio rassicurare tutti perché ciò che avviene all’interno dello Sportello è riservato e salvaguardato dal segreto professionale: il rispetto della privacy e l’accoglienza sono le regole fondamentali del servizio. Si tratta, quindi, di un contesto tutelato in cui chi arriva può parlare liberamente senza timore di essere giudicato, un contesto che sollecita all’azione attraverso la scelta dell’intervento migliore da mettere in campo.
Il clamore seguito all’omicidio di Giulia Cecchettin ha acceso una volta di più i riflettori sulle donne vittime di violenza. Ma, al di là del genere, a quali segnali occorre fare attenzione per tutelarsi dalla sopraffazione?
È importante riuscire a recepire i campanelli d’allarme. Se abbiamo la sensazione che qualcuno calpesti la nostra dignità, se non ci sentiamo rispettati, se instauriamo relazioni che a mano a mano percepiamo come non gradite e se l’impressione di sgradevolezza non solo presenta un’intensità sempre maggiore ma si accompagna a un senso di impotenza e di imprigionamento allora occorre reagire.
Perché anche le circostanze più complesse che ci troviamo a vivere possono essere cambiate, e rivolgersi allo Sportello e affidarsi a un professionista col quale mettere in campo le opportune strategie è il primo passo per chiedere aiuto e darsi la possibilità di sbloccare determinate situazioni di disagio e di sofferenza.
Volendo entrare più nel merito del femminicidio al quale faceva riferimento nella domanda, credo che il coraggio delle donne stia principalmente nella capacità di riconoscere questi segnali e di ribellarsi con forza a qualunque tipo di sopraffazione – ripeto – chiedendo aiuto e, là dove necessario, denunciando.