Acquisizione di professionalità, offerta di competenze professionali. Sull’argomento, le istanze formative delle studentesse e degli studenti che decidono di iscriversi alla triennale in Biotecnologie e gli obiettivi didattici del corso sembrano convergere. Con grande soddisfazione dell’85,1% dei laureati di primo livello che, nella XXIV Indagine sul Profilo dei Laureati italiani pubblicata di recente dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, testimoniano di aver fatto la scelta giusta!
Non fa eccezione Mirka Ventura, neolaureata in Biotecnologie, che a Urbino frequenta il corso di laurea magistrale in Biotecnologie mediche per la diagnostica e la terapia: due percorsi che – ne è sicura – “realizzeranno il sogno di fare della ricerca il lavoro della vita”. A lei e alla Professoressa Marzia Bianchi, docente di Biologia Molecolare, abbiamo chiesto di descrivere il percorso di studio.

 

 

La Professoressa Marzia Bianchi

Professoressa Bianchi, quali sono le caratteristiche principali del corso di laurea in Biotecnologie?

Considerato il numero di battute che ci limita, dovendo connotarlo direi che si tratta di un corso che consente di conseguire oltre a un bel pacchetto di conoscenze teoriche anche notevoli abilità pratiche. Nei corsi di laboratorio, di fatto, gli studenti hanno la possibilità di lavorare praticamente sotto la guida di un docente e con il supporto di tutor, quindi di cominciare non solo a sapere, ma anche a saper fare e a confrontarsi con il mestiere vero e proprio della ricerca.

 

Rimanendo in tema di abilità pratiche, penso anche alle fondamentali attività di tirocinio che danno l’opportunità di svolgere esperienze presso aziende per stabilire, quindi, un primo contatto col mondo del lavoro a livello nazionale e internazionale – grazie al Programma Erasmus+ Traineeship – e anche presso i laboratori della nostra stessa Università. Ambienti in cui sono attive delle linee di ricerca veramente importanti.

 

Ad esempio il laboratorio di biologia molecolare, focalizzato da sempre sulla diagnostica molecolare del virus dell’HIV, ora soppiantato come priorità dal SARS-CoV-2, e ancora il laboratorio di genetica medica e farmacogenomica, il laboratorio di patologia molecolare in cui si studiano le basi epigenetiche del cancro: tutti strumenti, opportunità importanti che gli studenti dovrebbero – e invito loro a farlo – sfruttare al massimo per completare e arricchire la propria formazione.

Nelle aule e nei laboratori di Uniurb si crea realmente quel rapporto speciale tra docente e studente di cui molto si racconta?

Non so se si crea solo a Urbino questo rapporto speciale studente-docente, di sicuro sembra quasi scontato parlarne, eppure è un concetto imprescindibile e molto importante. Siamo abituati a considerare gli studenti nella loro globalità. Tutti insieme fanno una massa critica che ci consente di raggiungere quella che noi chiamiamo “la numerosità”. Ma c’è da considerare che ogni singola unità di quella massa critica in realtà è una persona, una persona che si iscrive e che lo fa avendo degli interessi e delle aspettative didattiche che noi docenti abbiamo il compito di intercettare e soddisfare.

 

Entrambi gli attori del processo sono “persone” che devono, quindi, interagire per costruire qualcosa insieme e grazie a questo scambio, anche il docente si forma. Ritengo, infatti, che noi insegnanti non dovremmo essere dispensatori di nozioni, o per lo meno non solo, e sono convinta che gli studenti ci aiutino ad orientarci in questa direzione, a maturare, a forgiarci a mano a mano in modo da diventare non dico migliori, ma quantomeno più “funzionali”.

Qual è il valore aggiunto che il corso in Biotecnologie dell’Università di Urbino restituisce alle proprie studentesse e ai propri studenti?

Rispondo a questa domanda prendendo in prestito una citazione da alcuni nostri ex studenti e studentesse che diversi anni fa – precorrendo un po’ anche il messaggio molto forte e centrato della nuova campagna di Uniurb – dissero che a Urbino e a Fano “il concetto di persona è molto forte e non si rischia mai di diventare un numero”. E anche che “la didattica non si basa sul rapporto formale e distaccato, studente-professore, ma sul senso del gruppo che diventa quasi famiglia”. E io voglio credere che tutto questo rappresenti ancora un forte valore aggiunto dei nostri corsi di laurea.

 

Spero veramente che chi si iscriverà a Biotecnologie possa vivere appieno anche il territorio, e la città che attraverso l’Associazione FanoAteneo ha fortemente voluto e da sempre supportato logisticamente ed economicamente le attività del corso stesso, ospitate nella bellissima sede del complesso monumentale di San Michele nel centro storico di Fano.

 

Detto questo, se il mio contributo aiuterà chi legge a fare la sua scelta in senso positivo o in senso negativo l’obiettivo sarà comunque raggiunto, perché sono convinta che le scelte debbano essere sempre filtrate attraverso gli interessi e le passioni di ognuno. Certo, se qualcuno con convinzione si iscriverà a Biotecnologie cercheremo di non deluderlo! E concludo così, con l’unica nota pubblicitaria della nostra conversazione…

Mirka Ventura

Mirka, tre punti di forza del corso di laurea in Biotecnologie.

Il primo punto di forza è sicuramente l’ottima attività teorica che il corso prevede – e che consente di acquisire tutte le nozioni scientifiche di base necessarie – accompagnata da una consistente attività didattica pratica che permette a noi studenti di sperimentare le più moderne strategie molecolari.

 

Il secondo punto di forza importante riguarda i professori e la possibilità che ci offrono di partecipare ad attività laboratoriali anche nell’ambito di insegnamenti che non includono i laboratori nel proprio programma.
Inoltre, e arriviamo al terzo grande vantaggio, i docenti puntano a garantirci anche competenze linguistiche, informatiche ed economiche relative alla commercializzazione e all’utilizzo dei prodotti biotech, oltre che un’adeguata conoscenza dei problemi sociali ed etici che riguardano le biotecnologie.

 

Altro valore aggiunto si lega ai seminari, organizzati dai nostri professori e tenuti da studiosi di Università e centri di ricerca, anche stranieri, che aprono finestre su metodologie innovative di indagine scientifica arricchendo la nostra preparazione e offrendoci spunti di riflessione interessantissimi. In generale, tutti i punti di forza del corso, che sono veramente tanti, mi hanno spinta, finita la triennale, ad iscrivermi alla magistrale in Biotecnologie mediche per la diagnostica e la terapia.

Le parole chiave del tuo racconto sembrano essere “laboratori” e “docenti”.

Sì, perché la relazione che i docenti creano con noi studenti è sicuramente, tra i tanti, il maggiore punto di forza del nostro corso. I professori riescono, infatti, a rendere le lezioni mai “passive” e a senso unico, trasformandole in occasioni di scambio continuo di pareri e idee che ci stimolano al ragionamento, alla partecipazione e a fare sempre meglio.

 

Ad esempio, durante il corso di Laboratorio di Biotecnologie II, la docente ci ha fatto molto riflettere sugli esperimenti non riusciti. Insieme a lei ci chiedevamo: cosa non ha funzionato? Quali altre strategie possiamo utilizzare per raggiungere l’obiettivo? Questo modo di affrontare la lezione ci ha permesso di imparare a far emergere tutto il nostro potenziale. Tutte quelle risorse, cioè, che ci serviranno quando entreremo nel mondo del lavoro.

 

Ogni laboratorio ospita 20/25 persone, quindi tutti abbiamo a disposizione una postazione in cui lavorare singolarmente e tutti abbiamo la possibilità di essere seguiti direttamente, e molto da vicino, dal docente. I professori aiutano ognuno di noi nelle difficoltà che si presentano, e ci insegnano concretamente una serie di tecniche che preparano alla professione e che da lì in poi riusciamo ad utilizzare in piena autonomia.

Come si svolge la vita universitaria dentro e fuori Palazzo San Michele, nel centro storico di Fano?

A Fano mi sono trovata benissimo! La città è molto tranquilla e la sede del corso si trova in uno dei palazzi storici del centro, dove passato e futuro si incontrano. Nelle aule e nei laboratori usiamo, infatti, diverse tecnologie che supportano la didattica mentre intorno tutto ci ricorda le origini rinascimentali e romane degli spazi. Noi studenti ci ritroviamo nella grande sala studio oppure nella biblioteca comunale di Fano per studiare insieme. Non siamo tantissimi quindi ci conosciamo tutti, riusciamo a fare gruppo, a confrontarci sui diversi esami e ad aiutarci sempre l’uno con l’altro.

 

Anche le occasioni di svago non mancano, ma riusciamo comunque a concentrarci sugli obiettivi di studio che vogliamo raggiungere. Quindi, sono molto contenta di continuare il mio percorso universitario in Uniurb per due motivi fondamentali. Perché posso continuare a vivere in un ambiente ricco di stimoli e, soprattutto, perché posso frequentare una magistrale che veramente prosegue, completa e specializza tutte le conoscenze che ho acquisito con la triennale e che, nel prossimo futuro, sono sicura, mi porteranno a realizzare il sogno di fare della ricerca il lavoro della vita.

 

 

Pin It on Pinterest

Share This