Sarà inaugurata venerdì 26 novembre Città di Dio. Città degli uomini. Architetture dantesche e utopie urbane, la mostra che la Galleria Nazionale delle Marche dedica a Dante nel settimo centenario della sua morte. Fino al 27 marzo 2022 l’esposizione curata da Luigi Gallo e Luca Molinari metterà in dialogo le opere di artisti, architetti e illustratori ispirate all’immaginario architettonico della Commedia.

L’apertura serale straordinaria con ingresso gratuito, dalle 18.20 alle 23.20, sarà accompagnata dall’esecuzione di brani tratti dal progetto “SuMarte” del duo “Marta Celli e Massimo Valentini”.

Ne parliamo con il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo.

 

Direttore, annunciamo anche alla comunità universitaria di Uniurb l’inaugurazione della mostra che la Galleria Nazionale delle Marche dedica a Dante!

Certamente. La mostra è aperta a tutti, a chiunque fosse interessato a visitarla, nel rispetto – com’è ovvio – delle normative anti-Covid in vigore. Certamente, il museo è un luogo di formazione, un laboratorio per la didattica del futuro in cui ospitiamo sempre con grande piacere gli studenti. Per cui aspettiamo le studentesse e gli studenti dell’Università di Urbino in particolare domani, in occasione dell’apertura serale straordinaria che consentirà l’accesso gratuito all’esposizione, ma anche al rinfresco e al concerto che la accompagneranno.

Ci racconta la genesi del progetto?

Da quando sono arrivato a Urbino, un anno fa, ho pensato che anche Palazzo Ducale dovesse celebrare il settecentesimo anniversario dantesco, e in questa prospettiva ho immaginato una mostra dossier sull’architettura e Dante.

 

Dante è stato l’inventore più prolifico di concetti spaziali assoluti, ha inventato un mondo parallelo: l’Inferno e il Purgatorio sono dei luoghi geografici e topografici che comprendono la descrizione di ponti, fiumi, montagne, ruscelli, di un mondo, quindi, realmente esistente. Tanto che Galileo Galilei, alla fine del ‘500, lo misura, ne offre le dimensioni esatte. Per cui mi è parso interessante riflettere sui modi in cui l’architettura del Novecento ha letto Dante.

Come si è evoluta l’idea iniziale e quali opere sono state selezionate ed esposte?

Siamo partiti dal Danteum, l’eccezionale monumento progettato per via dei Fori Imperiali da Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri – grandi esponenti del razionalismo italiano – presentato nel 1938 a Roma e mai costruito a causa delle vicende belliche. L’opera è uno dei capisaldi dell’architettura italiana del ‘900. Quasi tutti gli architetti delle generazioni successive ne hanno fatto un archetipo della progettazione.

 

Mi sono, quindi, rivolto all’archivio Lingeri dove sono conservate le 22 tavole che compongono il Danteum, ho scoperto con grande sorpresa e molto piacere che nell’anno dantesco nessuno le aveva chieste in prestito e ho avviato la procedura per portarle a Urbino.

 

Contestualmente ai 22 disegni – che per la prima volta sono esposti nel loro insieme – presentiamo la tavola della Città ideale per ragionare proprio sul rapporto tra la progettazione del monumento e l’opera chiave delle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche.
Accanto a questo nucleo forte dell’allestimento sono esposti 100 progetti di architetti contemporanei, che si ispirano all’opera di Dante, prodotti per la nostra mostra.

A poche ore dal lancio, le chiedo un giudizio complessivo sulla mostra.

Si tratta di una mostra che io trovo molto riuscita, un’esposizione ricca di stimoli che permette a Urbino di riflettere sul tema fondamentale dell’architettura. Del resto, il Palazzo Ducale è considerato dagli architetti, forse ancor più che dagli storici dell’arte, un archetipo dell’edificio.

 

Oggi, proprio i progettisti vengono a Urbino per studiare le soluzioni di Laurana e di Francesco Di Giorgio, il rapporto tra spazi e abitato e l’idea di un edificio grandissimo che diventa città e si innesta nel paesaggio circostante. E proprio in questo edificio avvio, con l’esposizione che si inaugura domani, un pensiero che proseguirà nei prossimi anni e prenderà forma in una serie di mostre dossier attraverso le quali la contemporaneità entrerà a Palazzo Ducale per il tramite dell’architettura e della progettazione.

 

 

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