Sostegno della manifestazione “Per una primavera delle università” indetta dalla CRUI per il 21 marzo 2016

Vilberto Stocchi, Rettore Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Il Rettore dell’Università di Urbino Carlo Bo, richiamandosi alla recente significativa presa di posizione della CRUI – tesa a sollecitare l’attenzione del Governo affinché sia finalmente posta in essere una efficace politica di fattiva promozione del ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese – ribadisce il proprio impegno a proseguire nell’azione già intrapresa in sede CRUI affinché sia posto rimedio al mancato riconoscimento, ai fini economici e giuridici, degli anni in cui è stato operante il blocco degli scatti stipendiali. A tale impegno il Rettore dichiara di sentirsi vincolato anche in ottemperanza al mandato ricevuto dal Senato accademico con la delibera del 19 gennaio u.s., come testualmente disposto nella parte conclusiva: “Il Senato accademico invita quindi il Rettore a rappresentare in sede CRUI tutto il disagio e l’insoddisfazione del corpo docente dell’Ateneo, e a sollecitare la stessa Conferenza dei Rettori ad assumere iniziative incisive presso gli organi ministeriali competenti affinché sia posto rimedio a una situazione che lede profondamente non solo canoni di giustizia, ma la stessa dignità della docenza universitaria”.

Comunicato della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane)

Il 21 marzo in ogni sede delle università italiane, statali e non statali, si terranno incontri e dibattiti pubblici per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese. Verranno discusse e raccolte idee e proposte da consegnare al Governo in un documento di sintesi unitario redatto dalla conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI).

Dal 2008 il sistema universitario italiano è soggetto a tagli lineari e progressivi delle risorse. Una scelta politica trasversale che, in coincidenza con la drammatica crisi globale e l’adozione di una radicale riforma organizzativa, si è tradotta nella perdita di oltre 10.000 posizioni di ruolo solo tra quelle per docenti e ricercatori, ovvero tagli superiori al 13% del totale quando la media nel settore pubblico è stata ad oggi del 5%.

Ma non solo.

I tagli continui al fondo di finanziamento ordinario, l’assenza di un convinto investimento pubblico e privato nella ricerca e nell’alta formazione universitaria hanno determinato l’impossibilità di avviare nuovi percorsi di ricerca e di alta formazione, di investire in servizi e attività per gli studenti e nell’internazionalizzazione, di valorizzare il contributo della struttura tecnica e amministrativa.

Ma soprattutto hanno significato l’impossibilità di reclutare studiosi giovani e meritevoli, il congelamento delle carriere e delle opportunità di crescita professionale, una condizione retributiva che disincentiva i migliori a restare e allontana i giovani talenti e gli studiosi stranieri, l’indebolimento del già precario e fragile diritto allo studio che sta riducendo iscritti e laureati.

Ciò nonostante, il valore e la competitività scientifica delle nostre università è rimasta forte. E uniche tra le amministrazioni pubbliche le università sono finanziate sulla base dei costi standard e degli esiti delle valutazioni scientifiche.

La società e l’opinione pubblica di tutto questo sanno poco. Non esiste sufficiente consapevolezza del valore, per il Paese, delle sue Università, anche rispetto al confronto internazionale, nonché del rischio di mettere, seriamente e definitivamente, in crisi un sistema che, nonostante tutto, continua a funzionare.

Per questo occorre invertire la rotta e insieme, a partire dagli appuntamenti del 21 marzo 2016, costruire la nuova primavera della ricerca e dell’università italiana.

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