Le studentesse e gli studenti del Centro Teatrale Universitario Cesare Questa fanno sul serio! Col passo meravigliosamente deciso di chi sa vedere l’essenziale e lo realizza, hanno inventato palchi, barcacce e gallerie nelle piazze dei borghi del Montefeltro dove palchi, barcacce e gallerie non esistevano. Perché il teatro – anche a cielo aperto – costruisce comunità. E le comunità hanno risposto regalando loro un ricorrente “tutto esaurito” e un teatro. Il Teatro Battelli. Un’architettura storica in cui, grazie al Comune di Macerata Feltria e ad AMAT, i nostri ragazzi porteranno la poesia della scena.

“L’incarico di organizzare e condurre la stagione del teatro Battelli, che il Comune di Macerata Feltria ha deciso di affidare al Centro Teatrale Cesare Questa – ha spiegato Fabio Musso, Prorettore alla Terza Missione e al Public Engagement di Uniurb – è un ulteriore segno evidente del ruolo sociale e culturale che l’Università di Urbino ricopre sul territorio regionale. Ed è un riconoscimento importante all’impegno dei professionisti e dei giovani del nostro Ateneo che contribuiscono, attraverso le molte attività formative e ricreative del CTU, alla crescita delle comunità marchigiane in termini di conoscenza e di benessere diffuso”.

Aspettando La lettera di Paolo Nani, che il 24 marzo aprirà la rassegna, abbiamo fatto una chiacchierata con Elena Fracassi, neolaureata in Lettere Moderne, per capire cosa significhi vivere l’esperienza del teatro nel CTU.

 

 

Elena Fracassi

Elena, perché hai deciso di far parte del Centro Teatrale Universitario Cesare Questa?

Ho sempre provato un certo interesse nei confronti del teatro, per cui quando ho saputo che l’Università di Urbino aveva un proprio Centro Teatrale e una serie di laboratori per gli studenti ho deciso di unirmi al gruppo. Quindi, il mercoledì sera, dopo una pienissima giornata di lezioni e di studio, andavo al teatro La Vela dei collegi universitari e partecipavo ai laboratori per un paio d’ore, lavorando sul corpo, sulla voce, facendo improvvisazione. Era anche un modo per scaricare tutta la tensione accumulata in giornata o nella settimana. In generale, il CTU è stato un’ancora di salvezza importante, soprattutto perché quando sono arrivata a Urbino non conoscevo nessuno e partecipando ai corsi ho avuto la possibilità di fare nuove amicizie.

L’avventura nel meraviglioso mondo del CTU comincia, quindi, dai laboratori gratuiti di (non) teatro?

Esatto. Ricordo ancora che presentando il corso, Michele Pagliaroni, Direttore Artistico del CTU, ci disse: “il nostro non è un laboratorio di formazione per attori, quello che faremo vi preparerà anche ad affrontare un provino ma non per forza”. In effetti, grazie a questo laboratorio alcuni dei miei compagni hanno scoperto e alimentato l’interesse per il teatro e superato le selezioni in varie Accademie italiane, ma a me e ad altre persone i laboratori hanno insegnato soprattutto ad avere consapevolezza del corpo, della voce, e a parlare in pubblico. Una compagna di corso, ad esempio, aveva difficoltà ad esprimersi in presenza di più persone e a relazionarsi con chi aveva intorno, eppure dopo qualche tempo ha partecipato a una produzione del CTU, recitando su un palco. Credo che questa funzione di ricerca e svelamento di ciò che siamo nel profondo sia una caratteristica fondamentale del nostro Centro Teatrale Universitario.

Tre motivi per cui gli studenti di Uniurb dovrebbero far parte del Centro Teatrale Universitario.

Perché si impara il mestiere del teatro e perché si tratta di un’esperienza unica e irripetibile che si lega al percorso di studi universitari e, forse, agli anni più belli della vita.
Per me entrare nel CTU è stato come entrare a far parte di una famiglia. Ero arrivata a Urbino da poco – ripeto non conoscevo nessuno – e all’improvviso mi sono trovata accolta, in un ambiente pieno di vita in cui circolavano idee e calore umano. In effetti, dopo la laurea molti ragazzi del gruppo hanno fatto fatica ad allontanarsi dalla città proprio per quel clima di unione e di amicizia che il CTU aveva creato tra gli studenti e per gli studenti.

Per imparare il mestiere del teatro si parte dai laboratori e si attraversa il festival Urbino Teatro Urbano?

Sì. Io, Covid permettendo, ho sempre partecipato ai lavori di Urbino Teatro Urbano. All’inizio ho avuto piccole responsabilità, poi piano piano mi sono stati affidati compiti più impegnativi e quest’anno ho partecipato in maniera più incisiva alla realizzazione del festival, guidando gli studenti alle prime armi che si erano appena uniti al gruppo, gestendo lo staff, tenendo i contatti con le diverse compagnie teatrali e con i comuni del territorio. Per cui posso dire con assoluta certezza che grazie al CTU ho fatto un percorso molto stimolante, durante il quale sono cresciuta anche professionalmente.

 

In effetti, il Centro Teatrale riesce a dare ai propri studenti una panoramica di tutti i mestieri del teatro. Insegna cosa significhi essere attori, certo, ma fa anche toccare con mano gli aspetti fondamentali dell’organizzazione teatrale, della promozione, della comunicazione, dei rapporti con le persone, con il pubblico e con i colleghi del circuito.
Soprattutto, offre competenze trasversali, di problem solving ad esempio, che una volta acquisite si possono applicare in altri ambiti.

Un’altra importantissima palestra del CTU è il festival #Piazze.

Sì. #Piazze è un festival teatrale diffuso – che si svolge d’estate all’aperto – al quale sono molto legata perché è nato nel 2020, quindi dopo mesi di pandemia e di restrizioni, ed è stato un modo bellissimo per rinascere.
Un modo per conoscere effettivamente il territorio del Montefeltro e della Valle del Metauro collaborando con i tanti comuni che non avendo un proprio teatro, hanno avuto la possibilità, per la prima volta, di ospitare spettacoli sul palcoscenico delle proprie piazze. Complessivamente, è stato un grande successo, soprattutto per le richieste ricevute durante l’organizzazione della seconda edizione che ci hanno permesso di mettere in calendario dodici date, dodici spettacoli diversi con artisti nazionali e internazionali che hanno animato dodici paesi dell’entroterra marchigiano.

Dalle #Piazze le attività del Centro Teatrale Universitario hanno raggiunto il Teatro Battelli del Comune di Macerata Feltria!

La proposta di organizzare la rassegna del Battelli ci ha fatto sicuramente molto piacere. Si tratta di un’esperienza diversa dall’organizzazione dei festival all’aperto, ma anche di una sfida estremamente stimolante che porterà le studentesse e gli studenti del CTU ad acquisire nuove competenze.
In questo momento ci stiamo occupando della promozione e della comunicazione della nuova stagione del Teatro Battelli, che si aprirà il 24 marzo con La lettera di Paolo Nani: uno spettacolo che ha al suo attivo più di 1800 repliche. Siamo, quindi, davvero molto contenti che proprio l’attenzione e la cura che le ragazze e i ragazzi del CTU hanno dedicato in questi anni al territorio abbia spinto un attore di fama internazionale ad includere in una tournée, che attraversa molti luoghi del mondo, anche un teatro della nostra provincia.

Il CTU ha tagliato il traguardo del Teatro Battelli, tu quello della laurea. Cosa ne sarà della vostra liaison?

Mi sono laureata martedì 8 febbraio, poco più di una settimana fa, ma il mio paese di origine si trova a qualche chilometro da Urbino, per cui non ho intenzione di mollare: arriverà l’estate e tornerò a lavorare per i festival del CTU!

 

 

 

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