
Il Coro 1506 dell’Università di Urbino è un laboratorio di voci e di storie. Le iscrizioni sono sempre aperte: basta un po’ di curiosità, quella che fa dire: proviamoci! Non servono diplomi o certificati di talento, non sono previste audizioni, si canta e basta, anche fuori tono! Studentesse, studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo, cittadini e cittadine, tutte e tutti possono ritrovarsi nel desiderio comune di respirare dentro un’armonia, che dissolve le differenze e si costruisce insieme, nota dopo nota.
«Canta con noi – spiega Giovanna Nevola, corista e responsabile organizzativo del Coro universitario – è lo slogan che da qualche anno usiamo per invitare nuove persone a unirsi al gruppo. È un messaggio semplice, che racchiude tutto ciò che serve: voglia di cantare e di condividere la musica. Non è richiesta alcuna preparazione musicale e chiunque è il benvenuto. Cantare fa bene, ma farlo in coro rende tutto ancora più speciale, tant’è che ogni anno in molti si uniscono alle sezioni dei soprani, dei contralti, dei tenori e dei bassi. La bellezza di un coro sta proprio qui: voci diverse che diventano una sola».
Lo racconta anche Andrea Macchia, allievo del corso di laurea in Scienze Umanistiche. Discipline Letterarie, Artistiche e Filosofiche, che abbiamo intervistato.
A chi volesse saperne di più o unirsi al Coro 1506, suggeriamo di scrivere a coro1506@uniurb.it e di seguire le pagine Instagram coro1506_uniurb e Facebook Coro 1506 Università di Urbino.

Andrea Macchia
Andrea, come e perché hai scelto di entrare a far parte del Coro 1506?
Ho scoperto l’esistenza del Coro 1506 durante una giornata di presentazione delle attività extracurriculari dell’Ateneo. Mi incuriosiva molto e avevo davvero voglia di farne parte, ma ne ero anche intimorito. Alcuni amici – con cui oggi canto – hanno deciso di provare subito partecipando a una lezione, mentre io ho preferito aspettare e ascoltare i loro racconti. Quando mi hanno descritto l’esperienza, ho trovato la spinta interiore che mi serviva, così alla lezione successiva mi sono presentato e mi sono innamorato del lavoro che si fa insieme e delle persone.
Un ricordo di quella prima lezione?
La cosa che ricordo meglio è la fine. Quando sono rimasto per fare una breve prova vocale. In quel momento mi sono sbloccato, mi sono lasciato trasportare dalle note ed è stato come… volare.
So che è possibile entrare a far parte del Coro universitario senza un background musicale, magari anche uscendo di tono qua e là!
Certo! Il Coro non punta di sicuro a farci diventare professionisti! Tra l’altro, io non ero convinto di essere intonato, non sapevo di poter cantare perché non avevo alcuna esperienza in questo campo, mi piaceva farlo, niente di più. Devo dire, però, che da quando sono entrato, quindi ormai da un anno e mezzo, ho notato un grande miglioramento nell’uso della voce.
Cosa significa per te cantare in questo gruppo?
Oltre al piacere di cantare, significa creare legami. Quello che mi colpisce di più del Coro sono le persone straordinarie che ho incontrato. Fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire a mio agio, e lo stesso accade ogni volta che arrivano ragazzi nuovi: tutti vengono accolti a braccia aperte. C’è un’atmosfera piena di calore, si creano rapporti sinceri anche tra persone di età diverse e questo rassicura, porta buone sensazioni. Sinceramente, non vedo l’ora che passi l’intera settimana per tornare a lezione!
Dei molti eventi che il Coro 1506 organizza quale ti ha emozionato più degli altri?
Un momento che ricordo più degli altri è il concerto di Natale: il primo che ho fatto con il Coro e, in assoluto, il mio debutto. Mi ha emozionato vedere e ascoltare il risultato di settimane di preparazione, ma soprattutto vivere l’energia del gruppo in un contesto diverso da quello delle prove. Durante la lezione si tende a interagire con chi canta nella stessa sezione, invece in quell’occasione speciale – e in particolare durante la cena finale dove eravamo tutti insieme in grandi tavolate a cantare e a chiacchierare – ho avuto modo di conoscere molte più persone. È stata la serata in cui mi sono sentito davvero parte di una grande famiglia.
E dell’ultima edizione del festival UNInCANTO cosa ti ha colpito?
Durante il concerto finale del festival UNInCANTO abbiamo cantato nei sotterranei del Palazzo Ducale, dove l’acustica era straordinaria. I suoni rimbalzavano ovunque e ci giravano intorno: un’esperienza unica, mai provata. Eravamo circa trecento coristi provenienti da tutta Italia, non conoscevo la maggior parte di loro, nonostante questo, cantare insieme a tutte quelle voci diverse che entravano in armonia è stata un’avventura difficile da descrivere per quanto intensa. Mi ha colpito anche l’applauso finale, perché l’entusiasmo del pubblico, degli amici, dei parenti portava con sé una carica di affetto commovente.
La partecipazione alle attività canore di Uniurb pensi ti abbia cambiato o aiutato a crescere?
Sicuramente mi ha aiutato a superare un po’ la timidezza, a socializzare e a confrontarmi con gli altri. Quando sono arrivato a Urbino era tutto nuovo: la città, l’ambiente, le persone. All’inizio facevo fatica a inserirmi nei gruppi. Poi, entrando nel coro ho capito quanto sia importante entrare in relazione con chi ci circonda. Perché ogni incontro porta con sé emozioni e storie belle che contribuiscono a farci crescere.
Pensando alla tua esperienza di vita e di studio a Urbino, quale suggerimento puoi dare alle studentesse e agli studenti che si sono da poco iscritti ai corsi del nostro Ateneo?
A chi comincia oggi l’Università dico di evitare di isolarsi, di parlare con gli altri senza paura, perché insieme si riesce ad andare avanti più facilmente. Finora ho conosciuto solo persone splendide e sono grato per le tante occasioni positive che ho vissuto. Altra cosa importantissima: invito le matricole e tutti gli studenti dell’Ateneo a partecipare a una lezione del Coro 1506. Venite a trovarci, fate un tentativo, come ho fatto io! Potrebbe essere l’inizio di un percorso che non avevate previsto e che vi resterà dentro per sempre.