La dimensione internazionale delle mafie è il titolo della Lectio Magistralis che Federico Varese, docente di Criminologia presso l’Università di Oxford, ha tenuto a Urbino giovedì 14 novembre, nell’Aula Magna di Palazzo Battiferri.
Al termine della conferenza, Uniamo ha intervistato il Professor Varese approfondendo il tema delle mafie italiane.

L’essenza delle mafie

Studio da tantissimi anni le mafie. Ho fatto il dottorato su questo tema e il mio primo libro, sulla mafia russa, era un tentativo di capire se questa mafia fosse simile alla mafia siciliana.
Quindi, sin da allora ho cercato di capire se c’è un modello di mafia che va al di là del contesto storico specifico della Sicilia, e di identificare l’essenza di questo fenomeno che possiamo ritrovare in contesti non tradizionali come la Russia, il Nord Italia o, magari, il Messico. Esiste, quindi, un nucleo che va al di là del contesto ed è quello di organizzazioni criminali che governano un territorio: questa, secondo me, è l’essenza delle mafie.

Il ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali mafiose

Ho studiato soprattutto le organizzazioni criminali mafiose tradizionali, quindi la mafia russa, siciliana, la mafia italo-americana, la yakuza e le triadi giapponesi. Queste organizzazioni escludono – tutte – le donne dall’accesso al rito.
Non vuol dire, però, che le donne non abbiano un ruolo all’interno delle organizzazioni.

 

Lo vediamo nel caso siciliano, oggi, in cui vi sono donne che addirittura gestiscono la cosca e che sono, in genere, parenti del boss. E poiché il boss è agli arresti, spesso in isolamento, hanno un grosso potere informale nelle organizzazioni.
Poi, ovviamente, le donne hanno avuto anche un movimento femminista di lotta alla mafia che non dobbiamo dimenticare e che è molto importante.

Lo stato di salute della mafia italiana

L’Italia ha prodotto molte mafie. Ce n’è una in Sicilia – forse è la più famosa – c’è la camorra, c’è la ‘ndrangheta, che sono le tre più importanti, oltre alla sacra corona unita e a gruppi più piccoli.
Sicuramente la ‘ndrangheta è la mafia italiana più presente nel mondo e che, soprattutto, ha intercettato il grosso traffico di droga che l’ha resa molto ricca e molto presente in molti contesti.

 

La mafia siciliana è quella, forse, più sotto pressione da parte delle autorità. La grandissima parte dei boss è in prigione, tranne uno: Matteo Messina Denaro. Alcuni adesso usciranno, ma è sotto forte pressione militare.
La camorra non è organizzata in maniera efficiente come le altre due. È molto più destrutturata e, quindi, anche molto più violenta e non ha la capacità attrattiva della ‘ndrangheta.
Direi che la mafia che “sta meglio” – quindi, che è peggio per noi – è la ‘ndrangheta.

Mafia, politica, imprenditoria in Italia

Le mafie del sud si sono espanse al nord e questo è un grande tema nello studio delle mafie, un grande dramma.
Dagli anni ‘70 in poi abbiamo radicamenti delle mafie tradizionali fuori dai territori tradizionali: in Emilia Romagna, in Lombardia, in Piemonte. C’è un andare a braccetto tra politica e mafia non solo nel sud, ma anche nelle zone del nord dove si è estesa. In un certo senso, la mafia ha bisogno della politica, ha bisogno di una politica debole e sottomessa e il “servizio” che la mafia dà alla politica è raccogliere i voti.

 

Quindi, la mafia organizza il consenso elettorale e alcuni politici spregiudicati utilizzano questo servizio ripagando con facilitazioni o appalti.
Esiste una simbiosi, in alcune zone, tra politica e mafia e anche tra imprenditoria e mafia. Per cui, il tema della mafia è “la mafia oltre la mafia” perché non c’è solo la mafia, ma ci sono i contesti nei quali opera e le responsabilità grandissime degli imprenditori che la utilizzano per ridurre la concorrenza nei mercati locali, e della politica che usa la mafia per un vantaggio elettorale.
Ovviamente, non tutta la politica e non tutta l’imprenditoria fa questo.

Come si combatte la mafia

Le mafie, come diceva giustamente Falcone, sono un fenomeno umano, quindi nascono, crescono e possono anche morire. Possono anche essere sconfitte.
Il libro che ho pubblicato di recente anche in Italia: Vita di mafia, nell’ultimo capitolo ha una serie di suggerimenti su come si possa combattere la mafia. Bisogna innanzitutto governare bene i mercati, perché quello che la mafia fa è penetrare i mercati per sfruttare l’economia.
Quindi, detto in due parole, è fondamentale proteggere il mercato dall’infiltrazione mafiosa, ed è importante che lo Stato funzioni e che la società civile tenga l’attenzione alta.

Mafia capitale

In linea di principio, è assolutamente possibile che ci siano le mafie a Roma, a Milano o nella Sicilia occidentale. Sicuramente, nel caso specifico di “mafia capitale” – un tema che non ho studiato a fondo – ci sono sul litorale ostiense dei gruppi perfettamente assimilabili al concetto di mafia della giurisdizione italiana. Sul caso di questa associazione, tra i due personaggi Carminati e Buzzi, c’è un dibattito aperto tra giudici per stabilire se è mafia o non è mafia.

 

Secondo me è possibile definirla mafia, perché la capacità intimidatoria di queste persone nei confronti degli imprenditori mi sembra fosse simile a quella delle mafie tradizionali. Però c’è un dibattito e lo lasciamo ai giudici.
La cosa che fa piacere e che va ricordata è che, in ogni caso, le pene che sono state commutate a queste persone sono severissime anche senza l’aggravante mafiosa. E sono un successo grandissimo dell’indagine su “mafia capitale” che, al di là della definizione di mafia o meno, ha portato all’arresto di persone molto pericolose.

 

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