Mercoledì 21 maggio, nell’Aula Magna di Palazzo Battiferri, il Rettore Giorgio Calcagnini ha conferito la laurea magistrale ad honorem in Economia, Management e Finanza a Francesco Casoli. Visionario e inquieto, l’imprenditore neolaureato Uniurb ha contribuito a trasformare Elica, l’azienda marchigiana di cui è Presidente, in una multinazionale quotata in borsa. Sotto la sua guida, l’impresa familiare ha varcato i confini locali per trasformarsi in player globale nel settore dei sistemi aspiranti da cucina, che oggi conta oltre 2.600 dipendenti e sette siti produttivi tra Italia ed estero.
«Il percorso di Francesco Casoli – ha spiegato il Professor Giuseppe Travaglini, Direttore del Dipartimento di Economia, Società, Politica, leggendo la motivazione del riconoscimento – testimonia un raro equilibrio tra concretezza industriale, apertura culturale e spirito civico. La sua figura rappresenta, per le nuove generazioni, un esempio di tenacia, competenza e passione imprenditoriale, e per l’Ateneo di Urbino, un interlocutore autorevole e ispiratore».
Nella lectio magistralis che è seguita, Casoli ha, infatti, esplorato varie Ipotesi su uno dei motori più importanti nello sviluppo imprenditoriale, vale a dire la paura, e lo ha fatto attraverso un racconto sincero, lucido, a tratti intimo. Lo stesso che ha consegnato nella videointervista che pubblichiamo. «Non voglio perdere la paura che ho avuto quando mio padre mi ha lasciato», ha spiegato nel corso della conversazione. La paura è la forza che accende e muove ogni grande decisione umana. È un segnale di allerta che rende evidente «l’urgenza di cambiare paradigma» per continuare a crescere con coraggio.
Fare impresa oggi è un esercizio di consapevolezza: richiede studio, ma soprattutto uno sguardo diverso che cerca l’invisibile, mentre si ancora alla memoria, al potere taumaturgico dell’arte e delle radici. E proprio da questa intima tensione – aggiunge il numero uno di Elica – nasce la possibilità di un pensiero nuovo, divergente, non convenzionale, capace di interiorizzare il mestiere come vocazione e di concepire la tecnologia, anche quando si chiama intelligenza artificiale, come strumento al servizio dell’uomo.