Il corso di laurea in Geologia per la Sostenibilità Ambientale è entrato solo di recente nel palinsesto dell’offerta formativa dell’Università di Urbino. Aspettando le opinioni e le testimonianze sulla qualità del percorso che potremo portare in pagina solo alla fine dell’anno accademico 2023-2024, abbiamo provato a registrare una serie di informazioni utili sulla nuova triennale.

Per quali caratteristiche si distingue? Didattica innovativa, attività pratiche sul terreno di uno dei maggiori geositi italiani: l’Appennino Umbro-Marchigiano, formazione di figure professionali pronte a fronteggiare le sfide globali della transizione energetica e della sostenibilità ambientale.

A sostenerci nella raccolta dati sono state le voci di: Roberta Bonì, docente di Geomorfologia e Difesa del Suolo, che ha descritto il potenziale del nuovo corso e Nicola Casadei, studente Uniurb già laureato in Scienze Geologiche e Pianificazione Territoriale e adesso iscritto alla magistrale in Geologia Ambientale e Gestione del Territorio, che ha raccontato l’esperienza di studio e di vita nella Scuola di Scienze Geologiche e Ambientali.

 

 

La Professoressa Roberta Bonì

Professoressa Bonì, il corso di laurea in Geologia per la Sostenibilità Ambientale è di nuova istituzione per cui mai è stato “spiegato” sul blog di Uniurb, vuole presentarlo lei?

Volentieri. La nuova triennale della Scuola di Scienze Geologiche e Ambientali offre l’opportunità di fare un viaggio alla scoperta della geologia, dell’uso sostenibile delle georisorse, dell’importanza della prevenzione dei rischi naturali e dell’adattamento ai cambiamenti climatici e, più in generale, delle sfide che la transizione ecologica ed energetica pone al pianeta terra. Parliamo di un corso caratterizzato da una didattica innovativa con lezioni in aula, esercitazioni in laboratorio, ma soprattutto escursioni sul terreno.

 

In particolare, l’osservazione della geologia sul campo rappresenta un’esperienza formativa essenziale per l’apprendimento dei concetti che vengono poi trattati nei diversi insegnamenti e nei due diversi curricula a scelta al termine del secondo anno: Geotecnologie per la gestione territoriale sostenibile e Geologia ambientale.

 

Quindi, iscrivendosi al nostro corso le studentesse e gli studenti hanno la possibilità di partecipare a escursioni, giornaliere o organizzate in più giorni, in aree limitrofe e anche dell’intero territorio nazionale per acquisire sul terreno tutte quelle competenze poi necessarie per esercitare la professione di geologo, o per entrare nel mercato del lavoro con la preparazione degli altri profili previsti.

Spieghiamo quali prospettive occupazionali il corso offre?

Mi piace ricordare che la geologia è una scienza essenziale per valutare la disponibilità di risorse dalle quali dipendono la popolazione e il suo sviluppo economico e mi riferisco, ad esempio, all’energia mineraria, all’acqua, al cibo, ma anche alla capacità di sopravvivenza ai disastri naturali come alluvioni, terremoti, frane o eruzioni vulcaniche. Per cui, nel momento storico che stiamo vivendo, soggetto alle criticità di cui sempre più leggiamo e sappiamo, la richiesta di professionisti del settore è sicuramente in crescita.

 

Acquisito il titolo triennale in Geologia per la Sostenibilità Ambientale e superato l’Esame di Stato, il neolaureato e la neolaureata – sono infatti diverse le nostre allieve molto motivate e appassionate della materia – possono iscriversi all’Albo professionale dei Geologi (Sezione B) o lavorare direttamente come Tecnico del controllo ambientale, Tecnico di produzione in miniere e cave, come Rilevatore e disegnatore di prospezioni, oppure in studi professionali di consulenze e perizie geologiche, nel settore dell’edilizia, in enti pubblici o privati, in aziende che si occupano di approvvigionamento delle risorse energetiche, ad esempio, o di bonifica dei siti contaminati.

 

In effetti, il lavoro del geologo nel corso degli anni ha subito una grande evoluzione: oggi per effettuare rilevamenti sul terreno si utilizzano innovazioni tecnologiche quali i droni o anche i dati satellitari. Le opportunità sono tante, compresa quella di proseguire gli studi iscrivendosi al nostro corso di laurea magistrale in Geologia Ambientale e Gestione del Territorio e, dopo, appassionarsi all’attività di ricerca che noi docenti svolgiamo e scegliere l’esperienza di un dottorato.

A proposito di docenti e studenti: che tipo di interazione lega professori e allievi del corso di laurea?

Scegliendo di iscriversi a questo corso di laurea si ha la possibilità di interagire in modo costante e diretto con i docenti. La didattica non è focalizzata, infatti, su un metodo che comporta la spiegazione da parte del professore o della professoressa e l’ascolto da parte dello studente, ma si basa su un sistema formativo che instaura un vero e proprio scambio tra docente, allieva e allievo.

 

Questo grazie a un dialogo sempre aperto in aula e fuori, durante le escursioni sul terreno, per le vie della stessa città – che non a caso viene definita “campus”- e grazie anche alla condivisione di progetti pratici attraverso i quali, come corpo docente, abbiamo modo di trasmettere l’interesse per la materia, ma anche la passione per le nostre ricerche nell’ambito delle quali coinvolgiamo gli studenti stessi.

 

Si tratta, in definitiva, di uno scambio senza barriere, uno scambio umano facilitato da un basso numero di studenti, ma anche dalla giovane età dei ricercatori che svolgono attività di docenza, e dalla possibilità di un’interazione informale durante le attività in esterna, molto più partecipata e spontanea, effettivamente diversa da quella che avviene in aula.

Nicola Casadei

Nicola, se la triennale in Geologia per la Sostenibilità Ambientale fosse stata attiva nell’anno accademico in cui ti sei immatricolato l’avresti scelta?

L’avrei scelta senza ombra di dubbio! Sono molto contento del percorso che ho fatto, intendiamoci, ma io penso che se noi giovani volessimo davvero un cambiamento dovremmo essere i primi a metterlo in atto. E sono anche convinto che un corso di studi come questo sia fondamentale per orientare, fin dalla triennale, studentesse e studenti verso il concetto generale di “sostenibilità”, una parola enorme che ha tantissimi significati e che va compresa nel profondo e, insieme, verso quello di “sostenibilità ambientale” per formarli e farli diventare figure di riferimento capaci di affrontare problematiche che ormai sono all’ordine del giorno.

 

Io stesso per andare in questa direzione, dopo la laurea mi sono iscritto, sempre qui a Urbino, alla magistrale in Geologia Ambientale e Gestione del Territorio scegliendo l’indirizzo Sistema Terra, Clima e Ambiente. Il clima del nostro pianeta nel prossimo futuro dipenderà dalle azioni che compiamo oggi, per cui mi piacerebbe fare ricerca sull’argomento e trasformare – magari – questo mio interesse in un lavoro vero e proprio. In generale le georisorse che tengono in vita il pianeta sono sempre più limitate, dobbiamo quindi imparare a gestirle in modo nuovo e questo corso può insegnarci a farlo in un’ottica di sviluppo sostenibile.

Mi racconti l’esperienza di studio e di vita nella Scuola di Scienze Geologiche e Ambientali?

So che quelle che sto per pronunciare sono parole importanti, ma è senz’altro vero che il percorso di studi a Urbino ha cambiato la mia visione del mondo. Frequentando la Scuola di Scienze Geologiche e Ambientali si impara, infatti, a ragionare su ciò che si ha intorno, si impara a fare e a farsi delle domande e con l’aiuto di ottimi docenti si trovano le giuste risposte ad argomenti che sono estremamente attuali e, purtroppo, soggetti a fake news e disinformazione sul web. Vivendo questa esperienza oltre ad imparare tanto quotidianamente ho, quindi, anche maturato una consapevolezza nuova rispetto a tutto quanto ci circonda che non può fare a meno di basarsi su verità scientifiche.

 

E poi basta affacciarsi da un qualunque palazzo di Urbino per ammirare la bellezza dell’Appennino Umbro-Marchigiano che, per chi studia geologia, rappresenta un formidabile strumento didattico. Se, infatti, tantissime Università italiane organizzano escursioni e percorrono chilometri per portare i propri studenti a osservare da vicino questo patrimonio geologico unico, noi allievi di Urbino ce l’abbiamo a un passo.

 

Per cui solo uscendo dall’aula, con i docenti o autonomamente, possiamo osservare con i nostri occhi e toccare con le nostre mani la varietà di rocce, minerali e fossili che studiamo su un libro o su una dispensa, e interrogarci sui processi geologici, geomorfologici o pedologici che raccontano la storia e l’evoluzione della Terra per capirne il presente e anche le sue future trasformazioni.

Gli “ottimi docenti” che hai citato che tipo di interazione creano con gli studenti del corso?

Mi ha colpito molto lo slogan della campagna di comunicazione Uniurb dello scorso anno: “non docenti ma guide”, perché ha rappresentato appieno il ruolo che hanno i nostri insegnanti. I professori ci guidano, è proprio vero, e ci accompagnano nel percorso didattico aiutandoci anche a individuare le prospettive lavorative post-laurea più vicine alle inclinazioni di ognuno di noi.

 

Con loro abbiamo un rapporto diretto, sono disponibili durante le ore di ricevimento, nella sede del corso, via mail, per telefono e sono molto presenti “umanamente”, ci ascoltano e sanno consigliarci facendoci sentire sempre al centro della loro attenzione. Anche durante la pandemia non ci siamo mai sentiti abbandonati. Sebbene le lezioni si svolgessero online, i docenti erano comunque con noi e ci incoraggiavano ad andare avanti e a usare quel tempo diverso per continuare a conoscere e a tenere viva la nostra curiosità.

 

Quando ci siamo rivisti in presenza, è stato bellissimo. Bellissimo è stato soprattutto uscire insieme dall’aula e fare lezione sul terreno, perché per il nostro corso la parte pratica della formazione è fondamentale. Osservare direttamente gli affioramenti rocciosi, ad esempio, mentre il professore ne spiega l’evoluzione e la storia – con la possibilità di intervenire e domandare – significa comprendere pienamente l’argomento. E significa anche sentire, condividere e alimentare la passione per lo studio della nostra Terra.

 

 

 

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