Mercoledì 27 novembre, il Rettore Giorgio Calcagnini ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Scienze dello Sport a Gianmarco Tamberi, altista italiano, campione olimpico ai Giochi di Tokyo 2020, campione del mondo nel 2023 e campione europeo nel 2024.
“Testimone autorevole e credibile per le giovani generazioni – ha spiegato il Professor Marco Rocchi, Direttore del Dipartimento di Scienze Biomolecolari, leggendo la motivazione del riconoscimento – è uno degli atleti più amati e in grado di svolgere una funzione di esempio, per le sue qualità di tenacia mostrate in occasione dei gravi infortuni che avrebbero potuto compromettere una carriera eccezionale. Gianmarco Tamberi incarna con il suo esempio l’idea di come lo sport contenga valori formativi di grande rilevanza, come il rispetto degli avversari, la disciplina, la costanza, l’impegno e lo spirito di sacrificio”.

Prima di raggiungere l’Aula Magna dell’Area Scientifico Didattica Paolo Volponi che ha ospitato la cerimonia, l’amatissimo “Gimbo” dei record ha detto di sé in una generosa intervista. Quando gli ho stretto la mano, ho guardato negli occhi il campione e ho scoperto l’uomo, che sa cosa significa soffrire, lavorare fino a sentire le ossa frangersi, sudare fino a restare senza fiato, crollare, fallire, rialzarsi, cadere di nuovo. Perché la vittoria, quando è assoluta, non concede sconti. Il punto d’origine della conversazione, che ne ha poi definito l’attraversamento, è stato il tema fondamentale delle “scelte”. «Aver scelto questo sport per fare qualcosa di grande mi ha sempre messo nelle condizioni – al campo, in allenamento, a casa, nel tempo libero, durante la fisioterapia – di cercare di arrivare all’obiettivo», mi ha detto con voce ferma eppure lieve.

«Se riesci a capire le tue fragilità ti scopri veramente, e capisci anche come tirare fuori il meglio di te». Abbiamo parlato di libertà, di sacrificio e del suo successo più grande: la piena guarigione dal grave infortunio del 2016, conquistata “perseverando nelle difficoltà e continuando a crederci quando non ci credeva più nessuno”. Non si è sottratto alla domanda sull’amore per la moglie Chiara e sulla scelta controcorrente di dichiarare, con entusiasmo e coraggio, la forza rivoluzionaria di un percorso di crescita individuale e condiviso. Così… ascoltando, ho pensato che la verità non ha bisogno di orpelli lessicali, si affida alla grazia feroce della gentilezza e racconta un modo più alto di partecipare alla vita.

 

 

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