Nel cono d’ombra del Covid-19 sperimentiamo i modi di una nuova, imprevista, esistenza. In sospensione. Viviamo aspettando che la fine della pandemia si avveri. E nell’incertezza di questa interminabile attesa, la democrazia, in cui crediamo senza esitazione, sembra assumere i contorni di una “democrazia d’emergenza” che fatica a rintracciare uno stabile approdo. La nostra partecipazione politica, il nostro impegno civile hanno progressivamente perso vigore, eppure confidiamo con sempre maggiore slancio nelle istituzioni. Di che cosa abbiamo bisogno? Di sicurezza e di leader autorevoli. Questo e molto altro emerge dal XXIV Rapporto Gli italiani e lo Stato, curato da LaPolis dell’Università di Urbino e Demos&Pi per il Gruppo L’Espresso.

Ne parliamo con Ilvo Diamanti, Direttore del Centro di ricerca LaPolis di Uniurb e Presidente dell’Istituto Demos&Pi, e con i ricercatori di LaPolis e Demos&Pi: Luigi Ceccarini, Fabio Bordignon, Martina Di Pierdomenico e Ludovico Gardani che, insieme a Natascia Porcellato e Alice Securo, hanno realizzato l’indagine.

 

Professor Diamanti, in che modo la pandemia ha modificato la relazione tra gli italiani e lo Stato?

L’atteggiamento degli italiani verso lo Stato è, da sempre, convinto e distaccato, al tempo stesso. Perché i cittadini percepiscono lo Stato “lontano e pesante”. Si tratta di indicazioni che si traggono dalle indagini svolte da Demos, da molti anni. Le stesse indagini, peraltro, sottolineano come il primo riferimento territoriale, per i cittadini del nostro Paese, sia proprio l’Italia. Insomma, siamo “Italiani nonostante” … Dopo il 2019, però, la fiducia verso lo Stato è cresciuta in misura notevole. Di oltre 15 punti. Si tratta dell’aumento maggiore rilevato dall’Osservatorio Gli italiani e lo Stato, curato da LaPolis-Uniurb insieme a Demos. Principalmente, “per merito” del Covid, che ha generato insicurezza. Paura. E, per questa ragione, ha spinto i cittadini a stringersi intorno ai riferimenti comuni. Lo Stato e i soggetti che lo guidano. Per primi: i Presidenti della Repubblica e del Governo. A loro volta, in sensibile crescita di consensi.
Il passo successivo e necessario, però, è rendere questo legame solido e duraturo, basato sull’identità e non sulla paura. In altri termini, occorre diventare uno Stato con-diviso. Non uno “Stato di emergenza”.

Il Rapporto Gli italiani e lo Stato è curato da LaPolis dell’Università di Urbino in collaborazione con Demos. Una performance importante per il centro di ricerca del nostro Ateneo!

Luigi Ceccarini ― Coordinatore delle attività scientifiche LaPolis e ricercatore di Demos&Pi

Sì, infatti questo Osservatorio ha una lunga storia, oggi è alla sua 24° edizione. Ha prodotto annualmente un’indagine demoscopica e un rapporto di ricerca. Da quest’anno, inoltre, è stata avviata una collaborazione formale tra LaPolis e Demos che insieme curano il lavoro. L’Osservatorio Gli Italiani e lo Stato fu creato alla fine degli anni ‘90 dal Professor Diamanti, quando era editorialista de Il Sole 24 Ore. I risultati uscivano nell’inserto Dossier&Rapporti. Poi, con il passaggio di Diamanti a Repubblica, la ricerca è stata pubblicata nelle pagine del quotidiano e, a volte, ne Il Venerdì della stessa testata.

 

Quest’anno ha trovato collocazione ne L’Espresso, grazie anche all’interesse del Direttore Marco Damilano che più volte è venuto a Urbino e ha partecipato, come relatore, alle iniziative di LaPolis. Il rapporto suscita sempre molto interesse nei media e nel dibattito pubblico nazionali, oltre che sul piano scientifico a livello internazionale con le nostre pubblicazioni. Vi è, quindi, un ritorno d’immagine anche per la stessa Uniurb. Peraltro, il gruppo di lavoro è formato interamente da laureati, dottori di ricerca e docenti del nostro Ateneo. Siamo tutti allievi di Diamanti. Il fatto che da quest’anno il rapporto esca anche con il marchio dell’Università di Urbino è sicuramente importante e testimonia la qualità della ricerca portata avanti dal DESP: il Dipartimento di Economia, Società e Politica.

L’indagine 2020 denunciava il trend discendente dell’impegno civile degli italiani. Qual è il dato che si registra nel 2021?

Martina Di Pierdomenico ― Referente Statistico di Uniurb e Ricercatrice di LaPolis e di Demos&Pi

Anche nel 2021 prosegue il declino della partecipazione e delle forme di impegno civile degli italiani. La pandemia ha scosso la società e la politica. Le restrizioni hanno limitato l’attivismo. Le manifestazioni politiche e di partito, quelle pubbliche di protesta e quelle di piazza, come flashmob e sit-in, si sono fortemente ridotte rispetto al periodo pre-pandemia. In calo anche quelle a favore dell’ambiente (-15 punti percentuali) o della città (-12). L’impegno nel volontariato ha perso 10 punti rispetto al 2019.

 

Ma non è solo la partecipazione nel territorio a mostrare segni di contrazione, anche il consumo critico è stato toccato. Dopo aver coinvolto la metà degli italiani, nel 2019, è sceso di 12 punti percentuali. Questo non significa che non vi siano state mobilitazioni che abbiano coinvolto i cittadini: le manifestazioni contro le misure anti-Covid nel territorio e, in particolare, in rete ne sono una chiara dimostrazione. Da sempre la partecipazione ha avuto un “luogo” pubblico dove svilupparsi, ma con la limitazione delle libertà, la rete, “non luogo” per definizione, è diventata, per il 55% degli italiani, il “luogo” per denunciare e criticare l’azione dei governanti e per migliorare la qualità della democrazia.

Confidiamo ancora nella democrazia?

Fabio Bordignon ― Responsabile dell’Osservatorio Elettorale di LaPolis e ricercatore di Demos&Pi

Per una larga maggioranza degli italiani vale ancora l’Ipotesi Churchill: l’idea che la democrazia sia la peggiore tra le “forme di governo”, ad eccezione di tutte le altre. Per oltre sette persone su dieci, la democrazia rimane l’unico orizzonte possibile: un perimetro da non superare. Mentre l’area dell’indifferenza democratica e dell’apertura a regimi alternativi – sebbene tutt’altro che trascurabile – è rimasta stabile, anche durante il periodo della pandemia. Mesi difficili, che hanno messo sotto stress i sistemi politici (oltre che la società in generale). Durante i quali, tuttavia, la soddisfazione per il funzionamento della democrazia è tornata a crescere: oggi sfiora il 50%, tra gli italiani.

 

Proprio l’emergenza ha mostrato peraltro come, dentro l’orizzonte democratico, il bilanciamento tra i valori da promuovere possa in parte ridefinirsi, come nel caso dell’equilibrio tra “sicurezza” e “libertà”, o tra “tecnica” e “politica”. Gli orientamenti dei cittadini, rilevati dell’Osservatorio Gli Italiani e lo Stato, rimarcano dunque la capacità di risposta e adattamento della democrazia (rappresentativa), rispetto alle numerose turbolenze che caratterizzano lo scenario globale.

A pochi giorni dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, qual è il grado di fiducia che gli italiani riservano alle istituzioni?

Ludovico Gardani ― Coordinatore delle attività di ricerca di Demos&Pi

È il secondo anno che registriamo una crescita di fiducia in (quasi) tutte le istituzioni. Fanno eccezione solo le Forze dell’Ordine che restano comunque al primo posto con il 70% di gradimento. La fiducia nelle altre istituzioni, in questa fase pandemica, o è rimasta stabile, come per Papa Francesco (67%), o ha fatto osservare un incremento. Lo Stato (+15), la Regione (+12) l’Unione Europea (+10) e il Presidente della Repubblica (+8) marcano aumenti tra i più significativi. Ma la lista è lunga e comprende l’Associazione degli Imprenditori (+11) e i Sindacati (+9); il Comune (+7) e la Chiesa (+6); la Scuola (+5) e la Magistratura (+3).

 

Crescono persino istituzioni verso cui gli italiani mostrano un tradizionale distacco: il Parlamento (+8), i Partiti (+4) e le Banche (+7). Il virus sembra quasi che stia modificando, insieme alla vita di tutti i giorni, anche il rapporto dei cittadini con lo Stato e le sue istituzioni. Ma per capire se ci sarà anche su questo fronte un “effetto long-Covid” e considerare la rinnovata fiducia di oggi un valore su cui ricostruire il Paese di domani, dovremo attendere l’esito delle partite delle prossime settimane: soprattutto l’elezione del successore di Mattarella.

 

 

 

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