Andrea Mancini sorride sempre. Ama leggere, ma in lingua: inglese e spagnolo. Binge watching per lui è solo Game of Thrones, è fan(atico) di anime giapponesi e punta a un obiettivo professionale preciso: lavorare come sviluppatore nel settore dell’Intelligenza Artificiale. Il prossimo 26 settembre taglierà il traguardo della laurea in Informatica Applicata e sapete perché? Perché tre anni fa ha deciso di cambiare la sua vita e ha cominciato a correre, dietro a una passione grandissima.
Andrea, sei a un passo dalla laurea in Informatica Applicata. Quali sensazioni provi aspettando il traguardo del 26 settembre?
Sicuramente un’emozione grandissima; ancora non mi sembra vero… e ti spiego perché.
Sono stato sempre appassionato di informatica, fin da piccolo, ma la priorità era lavorare e ho potuto iscrivermi all’Università solo tre anni fa. Ho dovuto aspettare di compiere ventisette anni per immatricolarmi! Ho lavorato per dieci anni. Come geometra per i primi tre anni, e in fabbrica – facendo serigrafia su vetro – per gli altri sette.
Ammirevole, davvero! Hai lavorato per dieci anni e poi?
E poi un giorno quella passione ha cominciato a ronzare nella testa più forte del solito e mi sono detto: se non lo faccio adesso non lo faccio più. Ho mollato tutto e mi sono iscritto. Giuro, non è stato facile, perché i dubbi e le preoccupazioni erano tanti, ma oggi posso dire di essere felicissimo della scelta che ho fatto.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi formativi?
Vorrei iscrivermi a un master in Intelligenza Artificiale all’estero. Ho intenzione di trasferirmi subito a Barcellona, dove vive la mia fidanzata. Vorrei lavorare lì per un anno, fino alla riapertura delle immatricolazioni, e fare domanda all’Università di Barcellona.
Mi pare di capire che l’Intelligenza Artificiale sia la tua ipotesi di carriera?
Sì, mi piacerebbe lavorare come sviluppatore per aziende che operano nel settore dell’Intelligenza Artificiale.
In questi tre anni di studio a Urbino mi sono interessato molto all’argomento e sono riuscito a trattarlo, con l’aiuto del Professor Lorenz Klopfenstein, nel mio progetto di tesi sul machine learning: una branca dell’Intelligenza Artificiale.
Il machine learning in sintesi e perché ti interessa.
Il machine learning è la capacità della macchina di apprendere in modo automatico. Quindi, non dico al computer di compiere una determinata azione, ma attraverso l’algoritmo che sviluppo gli chiedo di imparare dall’”esperienza” cioè dai dati che raccoglie in rete e, sulla base di questa esperienza, di eseguire automaticamente una serie di azioni. E questa è una cosa grandiosa, che mi affascina enormemente.
Quale caratteristica del corso di laurea ti ha colpito più di ogni altra?
Non una, ma diverse.
Certamente la sensibilità dei professori che ne fanno parte. Persone sempre pronte ad aiutarci. Anche se la lezione è finita e abbiamo delle difficoltà restano lì con noi, ci rassicurano e ci danno sempre una mano.
Questo succede perché le classi sono formate da quaranta, cinquanta persone al massimo e i docenti riescono a seguirci tutti.
Il fatto che molti esami informatici prevedano almeno un project work che consiste nello scrivere codice, e ci permette di far fronte a diversi tipi di problemi legati all’applicazione pratica delle teorie che studiamo in aula e a casa.
E poi i tanti linguaggi di programmazione. Trattandosi di Informatica “Applicata” si insegnano diversi linguaggi come Assembly, C, Prolog, UML, SQL, Haskell, Java, C#, Python. Quindi si spazia dal linguaggio di programmazione a basso livello, a quello procedurale classico, passando per quello logico e di modellazione, fino ad arrivare agli altri di interrogazione, funzionale e ad oggetti, che per un informatico sono fondamentali.
Più linguaggi si conoscono, più possibilità si hanno di fare cose diverse e innovative spendibili nel mercato del lavoro.
Tre suggerimenti agli studenti e alle studentesse che stanno per iscriversi al tuo corso di laurea.
Di non arrendersi alle prime difficoltà e continuare a provarci. In effetti, il piano di studi del primo anno ha dentro molta matematica e questo può spaventare. Ma se ci si impegna, se si studia con costanza e si fa sempre tutto quello che va fatto niente è impossibile!
Di partecipare ai precorsi per affrontare al meglio il test che valuta la preparazione iniziale. Quando mi sono iscritto, ricordo di aver seguito le lezioni di matematica della Professoressa Raffaella Servadei, ad esempio, e devo dire che sono state un grandissimo aiuto. In una settimana hanno riassunto tutto il programma dei cinque anni delle superiori e mi hanno dato la possibilità di ricordare cose che avevo dimenticato, e di approfondirne delle altre che poi mi sono servite molto.
Di usare la piattaforma di Blended learning, utilissima perché permette di scaricare il materiale didattico, sempre aggiornato, che i professori mettono a nostra disposizione per ogni esame. Lì, si trova ciò che si deve studiare durante l’anno accademico. Uno strumento importante sia per chi non può seguire le lezioni in aula, sia per i frequentanti, perché consente anche – attraverso un forum – di essere sempre in contatto con i docenti.
Aggiungo il quarto e il quinto! Di andare sempre a lezione e di seguire i laboratori anche se la frequenza non è obbligatoria, e di partecipare alle attività extra che il corso organizza.
Consigli di partecipare a quali attività didattiche, nello specifico?
Ai seminari, ad esempio. I professori ne hanno organizzati tanti in questi tre anni. Gli argomenti spaziavano dalla sicurezza informatica ai bitcoin, al supporto alle disabilità visive e molto altro. Nel ciclo di seminari “Matematica e realtà” si è parlato anche di modelli matematici delle funzioni degli organi umani. Tutte occasioni di approfondimento e di conoscenze nuove che potrebbero anche spostare gli interessi di chi studia verso settori lavorativi che prima non considerava.
Il corso di laurea promuove e premia la partecipazione a programmi di mobilità internazionale. Hai volato verso mete Erasmus?
Sì, ed è stato bello e indimenticabile. Nel primo semestre di questo terzo anno, sono atterrato alla Budapest University of Technology and Economics. A livello formativo ho fatto molta teoria, studiando veramente tanto, in particolare le reti di calcolatori, ma mi è mancata la pratica: non erano previsti laboratori.
Inoltre, in classe eravamo più di centocinquanta persone e i professori non riuscivano a stare dietro a tutti.
A livello personale è stato un percorso di crescita importante perché sono riuscito a cavarmela da solo, e il mio inglese è migliorato notevolmente.
Un bilancio dell’esperienza di studio e di vita a Urbino.
È stata un’esperienza fantastica. Ho ricominciato a studiare dopo tanti anni ed è stato come ritornare alle superiori!
In classe è stato facile stringere rapporti e il fatto di lavorare in team ai diversi project work ha aumentato le possibilità che questo succedesse. Si cominciava a studiare insieme, a fare esercizi per gli esami, c’era uno scambio continuo, l’aiuto reciproco. E se qualcuno un giorno non poteva venire a lezione, l’altro gli girava gli appunti. Io, ad esempio, registravo le lezioni per i compagni di corso assenti e facevo girare i file audio. Insomma, c’è stata grande collaborazione e si sono create amicizie belle e importanti!
Ripeto, è stata un’esperienza unica che consiglierei a chiunque, soprattutto perché Urbino è una città di una bellezza che impressiona: così ha detto la mia fidanzata spagnola quando l’ha visitata! È piccola e proprio per questa sua caratteristica crea legami. Che poi non si dimenticano.