Anche il corso di laurea in Informatica Applicata ha una sua unicità! L’abbiamo cercata e rintracciata nell’esperienza di studio e di insegnamento di Maria Rita Abatino, allieva di Uniurb, e di Emanuele Lattanzi, docente di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni. Ci è piaciuto poi scomporre la somma dei punti di forza che compone questo stato di eccezione e proporre in anteprima il profilo di una triennale che prevede quattro curricula legati a un settore professionale specifico, che consente l’iscrizione all’albo degli ingegneri informatici junior e favorisce una relazione educativa e formativa tra docenti e studenti di grande qualità e valore.

 

Il Professor Emanuele Lattanzi

Professor Lattanzi, come si struttura il corso di laurea in Informatica Applicata e su quali linguaggi di programmazione si concentra?

Sicuramente la struttura del corso prevede da subito lo studio delle materie più tecniche unite a materie di base tipiche dei corsi scientifici: matematica, logica, algebra e fisica. Dal primo anno, infatti, si affrontano alcuni dei linguaggi di programmazione più utilizzati oggi in ambito informatico. Quindi si parte con il linguaggio procedurale C, che è tra i linguaggi storici dell’informatica ed è utilizzato per sviluppare la maggior parte dei software e dei sistemi operativi. Al secondo anno si passa al “linguaggio a oggetti” come il linguaggio C#, Java o Python. E poi, nell’arco dell’ultimo anno, si vanno ad affrontare linguaggi di tipo funzionale, come l’Haskell, e linguaggi logici come il Prolog.

 

Inoltre, il corso prevede quattro diversi curricula. Questo significa che all’inizio del secondo anno lo studente è in grado di scegliere un indirizzo di studio legato a un settore professionale specifico. Abbiamo, infatti, il Curriculum per l’impresa che consente l’applicazione dell’informatica all’economia. Il Curriculum per i nuovi media attraverso cui studiare anche i social, la comunicazione, i media digitali. Il curriculum di informatica più pura: Elaborazione dei Segnali e Simulazione che insegna a elaborare informazioni, segnali e immagini. E poi abbiamo il curriculum Piattaforme Digitali per il Monitoraggio del Territorio dedicato all’applicazione dell’informatica alle tecnologie geomatiche e ambientali di precisione – cosiddette GIS – per lo studio del territorio, attraverso le cartografie digitali, il monitoraggio e l’archiviazione dei dati.

Confrontando il piano di studio di una triennale in Ingegneria Informatica con quello della nostra triennale in Informatica Applicata quali differenze emergono, anche rispetto alle opportunità occupazionali previste?

Prima di soffermarmi sulle differenze, la precisazione che faccio è che con la laurea triennale in Informatica Applicata acquisita a Urbino ci si può iscrivere all’albo degli ingegneri informatici junior. Questo perché i piani di studio della nostra triennale e i piani di studio dei corsi di laurea italiani in Ingegneria Informatica non si differenziano in maniera troppo sostanziale.

 

A distinguere i due corsi sono materie di stampo elettronico o elettrotecnico che da noi non ci sono perché abbiamo preferito dare la precedenza a materie proprie dell’informatica e dell’ingegneria informatica. Infatti, come dicevo prima, già dal primo anno si studiano materie di programmazione i cui esami prevedono una prova orale e una prova pratica che consiste nella scrittura di un progetto al computer e, quindi, in un’applicazione concreta delle conoscenze acquisite. Non a caso il nostro corso si chiama Informatica Applicata.

 

Per quel che riguarda le possibilità occupazionali, direi che un laureato triennale in Informatica Applicata può avvalersi di tutto il bagaglio di conoscenze legato alla programmazione dei linguaggi che si è procurato studiando e può, quindi, integrarsi in software house o in aziende che gravitano intorno alla produzione di software. L’altro grande ventaglio di opportunità a cui ha accesso riguarda l’applicazione delle competenze relative all’informatica dei sistemi operativi di reti in aziende che non lavorano strettamente con l’informatica ma che la utilizzano. Volendo fare riferimento a figure professionali precise penserei, quindi, a quella del programmatore e del sistemista.

Che tipo di connessione si stabilisce tra lo studente e il docente del corso?

Be’ parliamo sicuramente di uno dei punti forti del corso perché durante le lezioni sono presenti tra i cinquanta e i settanta studenti per classe, che creano quindi con il docente un rapporto molto diretto. Per incontrare i nostri studenti usiamo sì la procedura di ricevimento standard, ma parliamo con loro anche negli spazi della sede del corso. Tutte le lezione si svolgono, infatti, nello stesso edificio in cui si trovano gli uffici dei docenti ed è quindi normale che durante la giornata, anche semplicemente andando a prendere un caffè, sia facile incontrare i ragazzi e interagire con loro.

 

Inoltre, per gli studenti che non possono essere presenti in sede abbiamo previsto il ricevimento in modalità telematica che comporta tempi rapidissimi di risposta: semplicemente minuti e, se non siamo in ufficio, qualche ora o, al massimo, un giorno.
Per noi docenti è molto stimolante il confronto diretto con gli studenti e le studentesse del corso, soprattutto quando li vediamo interessati alle nostre ricerche scientifiche o quando chiedono approfondimenti su determinati temi che andiamo a fornire sotto forma di seminari.

 

Sono giovani intraprendenti che creano anche gruppi di studio focalizzati su particolari materie, e quando ci propongono di intervenire alle riunioni, che si tengano nel pomeriggio o in serata, accettiamo sempre con grande soddisfazione. Ci piace favorire queste attività formative autogestite difatti abbiamo affidato loro addirittura un’aula: l’impegno va sempre assecondato e premiato.

Maria Rita Abatino

Maria Rita, perché hai scelto di iscriverti al corso di laurea triennale in Informatica Applicata di Uniurb?

Ho deciso di studiare Informatica Applicata un po’ per caso, anzi, direi per fortuna perché sono molto contenta della scelta che ho fatto! L’obiettivo iniziale era di studiare Scienze della Formazione Primaria a Urbino o Matematica in un’altra città perché questo corso non è tra quelli offerti da Uniurb. Non sono riuscita a entrare nella graduatoria di Scienze della Formazione, ma ho superato il test di verifica della preparazione iniziale per accedere a un corso di Matematica.

 

Da lì ho cominciato a valutare attentamente ogni possibile alternativa. Mi sono documentata sui programmi delle triennali di Uniurb e mi sono accorta che Informatica aveva nel piano di studi tutta quella parte di matematica che mi interessava e così mi sono iscritta, scoprendo poi che anche l’informatica mi piace molto!

 

Sono veramente contenta della scelta che ho fatto e consiglio soprattutto alle ragazze di non lasciarsi condizionare dal pregiudizio: l’informatica non è un ambito formativo e professionale maschile, è trasversale e adatto a chiunque abbia passione e voglia di impegnarsi, indipendentemente dal percorso di studio delle superiori.

Altri suggerimenti per le studentesse e gli studenti che si immatricolano al tuo stesso corso di laurea?

Un altro suggerimento che posso dare a chi si iscrive è di non mollare alle prime difficoltà. Io, ad esempio, non avevo un background specifico, venivo da un liceo scientifico e non avevo mai studiato informatica quindi all’inizio ero un po’ disorientata, non sapevo bene come fare le cose, ma non mi sono fermata. Ho chiesto aiuto ai professori e ai compagni di corso, piano piano mi sono abituata a un modo nuovo di ragionare sulle cose e sono andata avanti. Si parte veramente dalle basi, per cui se si studia con costanza e non si ha timore di lasciarsi aiutare gli esami si superano con una certa soddisfazione.

 

Il corso ha solo una sede e lì si è creato negli anni un ambiente molto… familiare. In aula non siamo tanti e ci conosciamo tutti, e quando dico tutti intendo anche gli studenti iscritti ad anni superiori o che frequentano la magistrale di Informatica Applicata, con i quali c’è grande collaborazione. Sono sempre disponibili a darci dei consigli su come affrontare gli esami o ci aiutano a controllare se un progetto è scritto bene o meno, e insieme ci confrontiamo di continuo.
Quindi, alle ragazze e ai ragazzi che si iscrivono consiglio di non isolarsi, di superare la timidezza e fare gruppo e, se serve, di chiedere supporto sia ai compagni di corso, sia ai professori.

Raccontaci dei professori…

Con i docenti ho avuto e continuo ad avere un rapporto molto positivo. Ricordo, ad esempio, che la Professoressa Raffaella Servadei fin dal nostro primo incontro in aula ha voluto sapere come ci chiamassimo e piano piano ha imparato i nomi – non i cognomi – di ognuno di noi. Ma in generale tutti i professori ci conoscono, ci coinvolgono e cercano l’interazione con noi.

 

Durante la lezione si va avanti insieme, se qualcuno è in difficoltà tornano sull’argomento, chiariscono i dubbi e si procede senza lasciare indietro nessuno. Chi ha incertezze più profonde chiede di parlare con loro in privato nell’orario di ricevimento. Io l’ho fatto diverse volte e sono riuscita a chiarire tutti quei punti che non avevo ben afferrato.

 

Durante le esercitazioni in laboratorio ci affiancano singolarmente per verificare che stiamo facendo bene e che nessuno si blocchi. In effetti quando si scrive codice, soprattutto all’inizio, capita di fare dei piccoli errori che impediscono di andare avanti nella programmazione, ma loro sono lì accanto, pronti a farci ragionare per superare l’ostacolo.
Insomma, tutti i docenti dimostrano di avere un interesse reale per noi, ci fanno sentire accolti e partecipi e questo avvia un dialogo costruttivo che ci aiuta nella formazione e anche nella vita.

 

 

 

Pin It on Pinterest

Share This