Matteo Bianchi è tra i 100 vincitori del premio di studio che Uniurb ogni anno assegna alle studentesse e agli studenti che hanno ottenuto i migliori risultati in termini di crediti formativi e di votazione media.
È iscritto al terzo anno del corso di laurea triennale in Informazione, Media, Pubblicità. Dopo un diploma tecnico, ha seguito con coraggio la sua passione più grande: lo studio dei brand che si muovono nella più ampia galassia della comunicazione. La sua serie tv preferita è Mad Men, perché Don Draper rappresenta il prototipo ideale del pubblicitario di successo.

 

Matteo, perché hai scelto di iscriverti al corso di laurea in Informazione, Media e Pubblicità dell’Università di Urbino?

Sarò sincero. Quando mi sono iscritto ero molto indeciso, pertanto adesso, anche attraverso quest’intervista, mi fa piacere aiutare gli studenti a scegliere il proprio percorso universitario. Dopo le scuole superiori non sempre si ha la capacità di immaginarsi con chiarezza in un futuro. Io ero in questo limbo. Quindi per uscirne mi sono focalizzato sui miei interessi, che erano gli studi umanistici, la sociologia e la comunicazione, e così ho preso la mia decisione.

 

In Urbino ho trovato la mia comfort zone. Percepivo la città come un contesto tranquillo, una culla che rispettava le mie necessità e che non mi avrebbe costretto a cambiare radicalmente vita, né a fare il grande passo di andare a studiare all’estero o in una metropoli.
Il senso di accoglienza che Urbino mi ha trasmesso mi ha dato l’impressione che fosse il posto giusto in cui cominciare a prendere decisioni importanti per il mio futuro.

Urbino si è poi rivelata la tua scelta giusta e la tua comfort zone?

Ho vissuto Urbino come fosse una città-culla. Una città che permette di seguire la propria strada e i propri studi senza distrazioni. In effetti è isolata dai rumori di fondo caratteristici dei grandi centri abitati. Urbino è un punto di ritrovo per studenti che vogliono condividere la propria esperienza universitaria con tutta la comunità di giovani, italiani e stranieri, indipendentemente dagli studi intrapresi. Mi piace l’immagine dell’insonorizzazione, di una bolla che protegge: studiare a Urbino mi ha dato davvero un senso di serenità e tranquillità.

Quali sono i punti di forza del tuo corso di laurea?

È un corso molto giovane e innovativo. Parla la stessa lingua del mondo in cui viviamo e, quindi, permette di applicare le teorie che si studiano all’esperienza di tutti i giorni. Inoltre, ha una forte impronta sociologica e insegna a leggere la realtà e i comportamenti delle persone. Tutte skills che non credo possano essere acquisite altrove: si tratta di un modo di ragionare che mi ha aperto la mente. Ed è questo il valore più prezioso che riconosco al mio corso di laurea e che mi porterò dentro sempre.

Riflessioni sul rapporto docente-studente?

C’è una frase che gira nei corridoi di Uniurb: “a Urbino non siamo numeri ma siamo persone”. Effettivamente è così. Ne approfitto per raccontare un aneddoto che ricordo con piacere. Durante il primo anno di Università mi accorgevo che finita la lezione, i professori non lasciavano l’aula e davano la possibilità agli studenti di esporre i propri dubbi o chiedere chiarimenti sui temi affrontati. È nitida l’immagine della cattedra circondata dalle ragazze e dai ragazzi che discutevano con i docenti su argomenti trattati a lezione. La grande disponibilità dei professori ad aprire dibattiti costruttivi con noi conferma sicuramente le voci di corridoio.

Quali suggerimenti puoi dare a chi si iscrive alla tua triennale?

Sicuramente il mio consiglio è di mettere passione in quello che si fa. Sulla base della mia esperienza ho capito che le conoscenze e le competenze che il corso ci fornisce devono essere applicate nella concretezza della quotidianità. L’approccio giusto è essere curiosi, approfondire gli argomenti e integrare gli studi con le proprie passioni e con ciò che si fa nel tempo libero.
Mi sento di dare anche un suggerimento più pratico: se si tornerà a fare lezione in presenza al Volponi, sede del corso di laurea, consiglio di indossare una t-shirt perché fa davvero tanto caldo!

Momento #SaiPerché. Urbino è davvero la città campus ideale?

Sì, e io la consiglierei assolutamente. È una città composta quasi interamente da studenti che si incontrano sempre in centro. È un luogo in cui ci si sente parte di un unico grande gruppo. Questo senso di appartenenza mi è piaciuto molto.

Quali sono i tuoi obiettivi professionali?

Mi piacerebbe certamente lavorare nell’ambito della comunicazione, gestendo i profili e le campagne pubblicitarie di brand italiani o stranieri. Mi interessa anche sviluppare professionalmente l’argomento della mia tesi di laurea, ovvero la responsabilità sociale dei marchi.

Hai partecipato ad attività didattiche integrative organizzate dal corso o dall’Ateneo?

Ho scelto di svolgere il tirocinio e di partecipare ai numerosi progetti e bandi extracurricolari che il corso mette a disposizione, per fare esperienze pratiche sul campo. Di recente, ad esempio, si sono tenuti il Pesaro Film Festival e il Fano Jazz Festival e, per quest’ultimo bando, il progetto presentato dal mio gruppo di lavoro è risultato vincitore. Ecco quindi un altro consiglio per i futuri studenti: cogliere ogni occasione e partecipare ai bandi, perché semplicemente iscriversi e mettersi in gioco è un’avventura altamente formativa.

Qual è il luogo di Urbino che più ti emoziona?

Ho un ricordo molto romantico del piano A. Tra gli spazi comuni che l’Università mette a disposizione, c’è il piano A del Volponi, attorno a cui si è creato un mito. Lì ho avuto la possibilità di incontrare anche ragazze e ragazzi di altri corsi con cui ho condiviso momenti ed emozioni speciali.
Il posto più suggestivo di Urbino è sicuramente la fortezza Albornoz. Varcata la soglia, si entra in uno spazio a sé stante sospeso rispetto al piano della città. Vedere Urbino dall’alto è come vedere la vita dall’alto; è staccarsi da ciò che si sta facendo, respirare e guardarsi da fuori. È il mio posto del cuore.

Ci parli del rapporto con i compagni di corso?

Avevo paura di lasciare l’intimo gruppo della classe delle superiori e spostarmi nell’ambiente universitario che immaginavo complesso e dispersivo. Tuttavia, a Urbino il rapporto con i compagni di corso si è rivelato simile a quello che si era instaurato alle superiori, complice il numero contenuto degli studenti che seguono le lezioni.

A questo punto dell’intervista di solito chiediamo di associare un colore alla propria esperienza targata Uniurb. A te chiediamo anche: quale brand assoceresti all’Università di Urbino?

Se dovessi chiudere gli occhi e pensare a un colore, sarebbe il blu. Perché il logo di Uniurb è blu e mi ha sempre trasmesso un senso di sicurezza. In effetti, Urbino mi ha fatto sentire al sicuro e sicuro in un momento di confusione e incertezza. Inoltre, nella comunicazione questo colore rappresenta la solidità e la risolutezza. Il blu richiama anche la presenza social di Uniurb, per cui il brand che assocerei all’Ateneo sarebbe certamente Facebook.

 

 

 

 

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