È stato un movimento straordinariamente esatto del cuore a registrare il meraviglioso accadere di quella normalità. Martedì 19 ottobre, in platea e nell’ordine di ogni palco del Teatro Sanzio, abbiamo inaugurato insieme l’anno accademico 2021-2022 di Uniurb, seduti l’uno accanto all’altro, sperimentando, in un istante che ci sarà concesso di ricordare per sempre, il miracolo della vita che prova ad esistere com’era, e come dovrebbe essere.

“Ho il piacere di comunicarvi – ha annunciato il Rettore Giorgio Calcagnini in un frammento del suo discorso – che proprio da ieri le aule vengono utilizzate al 100% della loro capienza: possa essere questo l’inizio di un percorso in cui si riesca gradatamente, e in tutta sicurezza, a riprendere quell’intreccio di relazioni e di contatti umani, che rappresentano il fine ultimo della nostra Istituzione”.

Un percorso che nella “nuova normalità”, con una situazione patrimoniale e finanziaria in equilibrio, consentirà all’Università di Urbino di dare seguito anche all’impegno per lo sviluppo sostenibile che orienterà tutte le missioni e il Piano Strategico di Ateneo, accelerando l’adozione di un bilancio e di un piano di uguaglianza di genere.

“Una molteplicità di azioni – ha precisato il Magnifico – che saranno finalizzate a due macro obiettivi, peraltro interrelati: la mitigazione del cambiamento climatico e il rafforzamento del legame tra benessere, salute, tutela dell’ambiente e rispetto dei diritti. Si punterà all’obiettivo di “emissioni nette zero” di gas serra entro il 2030, e si potenzieranno le attività di educazione alimentare e ambientale, per il miglioramento degli stili di vita e il benessere nei luoghi di lavoro, così come l’impegno per il rispetto dei diritti e l’accoglienza, anche sul fronte internazionale”.

Il velo della mascherina, che ci ha insegnato un modo nuovo di respirare le cose del mondo senza rinunciarvi, non ci ha impedito di partecipare con entusiasmo alla cerimonia onorata dalla presenza di un ospite di eccezione: Innocenzo Cipolletta. L’economista e dirigente di azienda – già Presidente di Ferrovie dello Stato e Direttore Generale di Confindustria – ha impreziosito le celebrazioni dando luce e racconto alla lectio magistralis La fatica di innovare.

Battito dopo battito, abbiamo seguito la timeline dell’evento e siamo scivolati morbidamente verso la lettura ad alta voce di Urbinate per sempre che ha reso omaggio a Carlo Bo, nel ventennale della sua morte e nel centodecimo anniversario della sua nascita, affidandosi all’interpretazione, intensa eppure delicatissima, del filologo e critico letterario Massimo Raffaeli.
Riemersi dalla profondità irripetibile di un testo che racconta l’uomo, la città e l’Università, abbiamo raggiunto altre costellazioni di senso narrate, in musica, dal Coro 1506 dell’Università di Urbino e dai discorsi di Alessandro Gambarara, Rappresentante del Personale Tecnico Amministrativo, e di Federica Titas, Presidente del Consiglio degli Studenti.

“La Comunità Universitaria e in particolare il Personale Tecnico Amministrativo che qui rappresento – ha detto Alessandro Gambarara – in questa giornata in cui si celebra l’apertura ufficiale dell’Anno Accademico 2021/2022, vuole dare un segnale di ripresa forte. Sono però consapevole che per mettersi alle spalle questa gravissima emergenza sanitaria, per poter tornare alle nostre vite, ai nostri rapporti sociali, alle nostre attività lavorative, abbiamo una sola strada che tutti dobbiamo percorrere. E questa non è la “libertà di scelta”, nell’accezione comunemente in voga, bensì è la scelta di rispettare le libertà di tutti gli individui e soprattutto di quelli più fragili”.

Lungo una traiettoria affine abbiamo incontrato lo sguardo di fiducia nell’avvenire di Federica Titas che ha commentato “oggi ripartiamo, e per questo, un primo ringraziamento va a chi ha combattuto in prima linea contro il Covid: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, ricercatori, i quali sono riusciti a trovare l’unica soluzione possibile per sconfiggere la pandemia: il vaccino, che rappresenta la chiave per poter tornare alla nostra quotidianità. Noi studenti, che siamo la spina dorsale e il futuro di questo Paese, dobbiamo da qui ritrovare la speranza”.

Ma… quando sapremo di nuovo aderire alle occasioni della speranza, tutti noi, uomini e donne di una nuova civiltà al suo big bang, di cosa avremo bisogno per vincere la scommessa col destino? A spiegarlo è stato Innocenzo Cipolletta nella videointervista di Uniamo e, prima ancora, nella lectio magistralis. “Avremo bisogno di fiducia e di collaborazioni in questa fase storica perché siamo vicini a innovazioni che cambieranno gran parte della nostra vita. Un mondo aperto, collaborativo, retto da regole condivise, inclusivo e attento ai più deboli, ma favorevole al progresso tecnologico e sociale è la risposta ai molti quesiti che stanno sorgendo a fronte dei cambiamenti sociali e climatici che caratterizzano la nostra epoca.

Sta a noi, anche a noi contribuire a costruirlo, se sapremo guardare con spirito aperto ai grandi cambiamenti che ci attendono e se sapremo volgerli a vantaggio di tutti, senza rimanere centrati sui nostri interessi di breve termine e senza cedere alla paura del nuovo e di ciò che ci è straniero”.

 

 

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