Sono tanti gli studenti fuorisede della nostra comunità universitaria che hanno scelto responsabilmente di restare a Urbino nei giorni del Covid-19. Come vivono il tempo nuovo dell’emergenza? Come percepiscono l’isolamento e il rischio? Come immaginano il dopo Coronavirus?
Lo abbiamo chiesto a Erica Cantillo e Alessio Travasi, entrambi iscritti al corso di laurea magistrale in Marketing e Comunicazione per le Aziende.
Erica Cantillo
Erica, quando la didattica in presenza è stata sospesa perché sei rimasta a Urbino?
Mi sarebbe piaciuto rivedere la mia famiglia – sono originaria della provincia di Avellino, il mio paese si chiama Grottaminarda – così lo scorso gennaio ho prenotato due biglietti per tornare a casa in treno: uno per il mese di marzo e l’altro per il periodo di Pasqua. Poi c’è stato il primo caso di Covid-19 in Italia e d‘istinto li ho annullati entrambi.
Si parlava solo della situazione difficile in Lombardia, Urbino non era diventata ancora zona rossa, ma avevo capito che l’emergenza si sarebbe diffusa e mi sono detta che mai avrei voluto mettere a repentaglio né la vita delle persone in viaggio sul treno e sui vari mezzi, né quella dei miei familiari una volta arrivata a casa. E neanche avrei voluto contrarre io stessa il virus.
Di quei primi giorni incerti e convulsi cosa ti ha colpito più profondamente?
Mi ha impressionato sapere che Urbino si svuotasse, e che dal nord ci fosse un esodo pericoloso e assurdo verso il meridione.
A Urbino condividi l’appartamento con altre studentesse?
No, a Urbino abito da sola in un monolocale.
Come hai superato il disorientamento iniziale?
Fortunatamente sono partite subito le lezioni online! Dopo una sola settimana dalla sospensione della didattica in aula, l’Università ci ha dato la possibilità di seguire le lezioni attraverso la piattaforma Blended Learning che, devo dire, funziona bene.
Gli orari sono sempre rispettati, possiamo interagire col docente – noi lo facciamo scrivendo in chat, ma è possibile anche intervenire in video – e, ad esempio, durante il corso di Gestione dei mercati business to business, tenuto dalla Professoressa Roberta Bocconcelli, oltre alle lezioni canoniche abbiamo la possibilità di seguire online una serie di seminari condotti da professionisti ed esperti del settore e di interagire con loro.
Lavoriamo in gruppo su casi aziendali che la docente ci assegna, per cui impariamo anche a gestire le dinamiche della collaborazione in team ma online. Quindi ci riuniamo in videoconferenza, condividiamo documenti, sviluppiamo insieme il progetto e poi esponiamo alla classe virtuale la nostra analisi aziendale.
Un modo nuovo di interagire che trovo molto interessante e che, soprattutto, ci permette di prendere confidenza con modalità emergenti di organizzazione del lavoro da remoto che saranno certamente utili in futuro. È un’occasione per migliorarci e prepararci ad un mercato sempre più digitale che prevede piattaforme di condivisione, contenuti social ed e-commerce.
Quali caratteristiche della didattica online ti hanno sorpreso favorevolmente?
Mi stupisce il fatto che le lezioni siano comunque interattive. La concentrazione è massima perché si è soli nella stanza, ci sono poche distrazioni e nessuna difficoltà a seguire e a fare domande se si vuole approfondire un determinato aspetto. Abbiamo gli strumenti per farlo.
Inoltre, la Professoressa è, prima di tutto, una persona che ci considera persone e questo significa che quando ci connettiamo non entra subito nel vivo della lezione, ma parla con noi, ci chiede se stiamo bene, si interessa alle nostre vite. Tra l’altro, abbiamo inserito nell’aula virtuale della piattaforma la nostra foto profilo in maniera tale da facilitare il più possibile il processo di conoscenza durante le lezioni.
Come trascorri le tue giornate?
Cerco di mantenere la mia routine. Esco più o meno ogni dieci giorni per andare a fare la spesa, e avendo più tempo a disposizione mi sono iscritta a vari corsi di formazione online sul digital marketing, in particolare sul neuromarketing, SEO e social media, e dedico parte della giornata anche alla scrittura della mia tesi sperimentale.
Non trascuro le relazioni che restano una parte fondamentale anche di questa nuova vita. Sento, quindi, gli amici e i parenti attraverso lunghe telefonate e videochiamate di gruppo, e continuo a svolgere la mia attività di volontariato a distanza.
Ti senti sola?
No! Assolutamente no! Tra l’altro ho già vissuto un’esperienza di crisi tre anni fa quando ero a Barcellona per un tirocinio formativo attraverso il progetto Erasmus + Traineeship. In quei giorni c’è stato l’attentato sulla Rambla e ho vissuto una situazione di grande panico. Avevo attraversato il luogo un’ora prima dell’esplosione perché abitavo a un chilometro dalla Rambla.
La situazione era davvero difficile soprattutto perché si prevedeva un ulteriore rischio bomba, eppure non sono tornata a casa. Anche allora ho cercato di mantenere la mia routine e di essere il più prudente possibile, rispettando le regole senza modificare troppo la mia quotidianità, e senza interrompere ciò che facevo ogni giorno.
Di cosa ti sei occupata durante il tirocinio a Barcellona?
Ho lavorato nell’area sales e marketing di un’agenzia immobiliare e ho svolto attività di content marketing e customer service online ed offline. Un’esperienza bellissima: non potevo di certo lasciare tutto e tornare in Italia!
È stata un’occasione di crescita importante come l’altra che ho fatto a Londra dove, dopo la laurea triennale in Economia e Marketing Internazionale all’Università di Modena, ho lavorato nell’area commerciale e del social media marketing di un’agenzia che distribuiva footage a grandi aziende radiotelevisive del calibro di Discovery Channel, National Geografic, Netflix, NBC ecc.
Probabilmente l’emergenza sanitaria ed economica, diffusa ormai a livello mondiale, mi porterà a rivedere nel breve termine i progetti futuri. Sarà forse l’occasione per investire le mie conoscenze in Italia? Vedremo, mi piacerebbe!
I tuoi genitori sono preoccupati?
I miei genitori sono preoccupati il giusto, ma non mi hanno chiesto di tornare a casa. Rispettano la mia volontà e mi sostengono. Ci sentiamo tutti giorni e sono relativamente tranquilli, anche perché Urbino non mi espone ai disagi della grande città. Ci si sposta a piedi, non si deve ricorrere ai mezzi pubblici, non si rischia di trovare vuoti gli scaffali nei supermercati.
Come immagini la Pasqua lontana dai tuoi affetti?
La cosa che più mi dispiace è di non poter tornare a casa in quel periodo di festa perché è uno dei pochi momenti in cui rivedo tutta la famiglia. Ma non mi perdo d’animo e mi organizzo.
Con i miei abbiamo concordato di vederci comunque, e di pranzare insieme! Prepareremo lo stesso menu, io e mia madre cucineremo contemporaneamente e attraverso un computer io sarò a tavola con loro! Sono sicura che, nonostante l’emergenza, sarà una buona Pasqua!
Alessio Travasi
Alessio, perché hai scelto di restare a Urbino nei giorni del Covid-19?
Sono rimasto a Urbino perché lo dovevo a me stesso e agli altri. Nei giorni che hanno preceduto l’insensata fuga verso sud, il messaggio che le autorità provavano a far passare era quello di limitare gli spostamenti e di rimanere nella propria area territoriale, quindi ho pensato che partire fosse un gesto assolutamente irresponsabile.
Vivi con altri studenti universitari?
Vivo a Urbino, in un appartamento che condivido con uno studente iscritto alla triennale in Scienze Motorie e due ragazzi lavoratori. Non sono solo, quindi, e non mi sento solo, anche perché sono abituato a vivere lontano da casa.
Un vero studente fuorisede!
Sì! Ho frequentato la triennale in Economia e Management alla Luiss a Roma dove, dopo la laurea ho lavorato per un anno. Poi ho seguito un master in International Marketing a Londra e l’ho completato a Boston per ottenere il riconoscimento del titolo di studio sia in Inghilterra, sia negli Stati Uniti.
E la scorsa estate, finiti gli esami del primo anno della magistrale, ho scelto di fare un’esperienza di tirocinio all’estero e sono volato in Brasile dove ho lavorato per un’agenzia di marketing specializzata nella comunicazione degli enti non profit, nello Stato di Bahia.
Fuorisede e globetrotter! Ma sai che le mamme si preoccupano a prescindere dalle abitudini dei figli. La tua?
Mia madre è moderatamente preoccupata: io sono figlio unico quindi qualunque cosa accada sono sempre quello in pericolo! 🙂
Raccontaci la tua giornata tipo.
Cerco di uscire il meno possibile, solo il sabato quando vado a fare la spesa e compro tutto ciò che occorre per l’intera settimana. Il resto del tempo lo trascorro a casa, soprattutto seguendo le lezioni online e studiando.
Al mattino, appena sveglio faccio attività fisica, poi accendo il computer e seguo le lezioni, dopodiché studio e nel tardo pomeriggio leggo un libro o mi diverto a scoprire nuove serie tv su Netflix. In serata sento la mia famiglia e gli amici.
Come hai vissuto il trasferimento della didattica nelle aule virtuali del Blended Learning?
Senza traumi! Mi sono adattato in fretta alla nuova modalità, che funziona e anche molto bene. Ad esempio, il fatto che le lezioni siano registrate consente di vederle una seconda volta e di fissare meglio i concetti, la concentrazione è altissima e riusciamo a prendere gli appunti comodamente sulla scrivania di casa.
In casa, come gestite la convivenza?
Pranzo e ceno con il coinquilino studente, chiacchieriamo osservando sempre la giusta distanza e ci impegniamo a rispettare le regole dettate dagli esperti e dal governo. Soprattutto, puliamo in modo scrupoloso la casa.
Anche la socialità si è trasferita in rete.
Sì, e grazie alla rete provo a fare le stesse cose che facevo prima e a mantenere una sorta di normalità. Per cui se prima facevo l’aperitivo in un bar, adesso posso fare l’aperitivo a casa ma online. Per esempio, la scorsa settimana mi sono organizzato con una mia cara amica.
Entrambi abbiamo preparato l’immancabile spritz e anche dei crostini: con Philadelphia e salmone io, e lei con fiocchi di latte e pomodorini. Ci siamo collegati a Skype e attraverso il monitor del computer abbiamo parlato tanto, come succedeva anche prima della pandemia. È stato bello!
Un’importante occasione persa a causa del Coronavirus?
Sicuramente l’occasione di festeggiare la Pasqua con la mia famiglia a casa, in Abruzzo.
L’altra riguarda un’esperienza a cui tenevo particolarmente. Nei primi giorni di aprile sarei dovuto essere, con altri 3000 studenti provenienti da tutto il mondo, a New York per il Change the World MUN: sette giornate di studio e di lavoro con i maggiori esperti di geopolitica, tra cui l’ex Presidente americano Bill Clinton.
Lo scorso anno ho inviato la candidatura, dopo vari colloqui sono stato selezionato, ho seguito uno specifico corso di formazione e poi è arrivato il Covid-19, purtroppo. Speriamo sia solo tutto posticipato.
La paura è un sentimento che avverti in questo periodo complesso?
Sono un po’ spaventato sì, o meglio, sono molto preoccupato soprattutto per mia nonna che è anziana e non può proprio permettersi di contrarre il Coronavirus.
In generale, tutta questa situazione crea molta incertezza rispetto al prossimo futuro.
Come immagini il dopo Coronavirus?
Non troppo positivamente. Ci avviciniamo a una fase difficile dell’economia che, molto probabilmente, avrà come conseguenza un calo dell’occupazione. Quindi le mie paure, da studente neanche troppo lontano dalla laurea, riguardano le opportunità di lavoro che mancheranno quando tutto questo sarà finito.
In che modo reagirai quando usciremo progressivamente dall’emergenza?
Nonostante questa incertezza diffusa, voglio impegnarmi per raggiungere gli obiettivi professionali che ho in mente, quindi a meno che domani non cada un meteorite sulla terra, io non mi fermerò! 🙂