All’edizione autunnale del Career Day 2024, in programma dal 14 al 24 ottobre, anche Uniurb sarà presente con due diversi stand: “Lavorare a Uniurb” e “Dottorati Uniurb”. Questo significa che studenti e studentesse, laureati e laureate potranno incontrare i referenti di Ateneo, ragionare con loro sulle posizioni aperte e confrontarsi con giovani neoassunti del nostro Ateneo. Senz’altro, per una Pubblica Amministrazione che guarda al futuro, raccontare alla “generazione Z” le opportunità di carriera che può offrire significa testimoniare la volontà di investire su talenti e competenze in grado di produrre innovazione e gestire complessità e cambiamenti in atto.

Per capire meglio le ragioni di questa scelta e restituire il profilo del candidato ideale Uniurb, abbiamo intervistato Alessandro Perfetto, Direttore Generale dell’Università di Urbino, che il prossimo 17 ottobre, dalle 11.00 alle 12.30, nell’Aula Magna Rettorato, in via Saffi 2, condurrà l’evento di orientamento alla professione: Lavorare a Uniurb: le nuove competenze richieste in una Pubblica Amministrazione dinamica.

 

Direttore, come nasce l’idea di presentare ai giovani le opportunità occupazionali offerte dal nostro Ateneo?

Il coinvolgimento diretto di Uniurb, nelle sezioni del prossimo Career Day dedicate agli eventi di orientamento e all’incontro diretto con studenti e neolaureati, nasce dall’esigenza di spiegare come funziona la macchina organizzativa dell’Università perché riteniamo sia poco conosciuta. Spesso si immagina che l’organizzazione e la gestione di un Ateneo siano affini a quelle di un liceo, di una scuola, ma in realtà si tratta di un sistema molto più complesso, articolato e, soprattutto, estremamente dinamico e ricco di stimoli. L’idea è quella di mettere in luce gli aspetti e le prospettive che caratterizzano la nostra istituzione per far sì che le nostre laureate e i nostri laureati considerino l’Università come un’importante opportunità professionale.

L’ingresso della “generazione Z” pensa possa contribuire a innovare la PA e a renderla più dinamica ed efficace?

Senz’altro, perché in un mondo che ogni giorno diventa più complesso, occorrono abilità e competenze professionali che dobbiamo, intanto, preoccuparci di sollecitare attraverso una formazione ad hoc in chi già lavora presso il nostro Ateneo, e che sono già naturalmente registrate nel corredo culturale della cosiddetta “generazione Z”. Parliamo, infatti, di una generazione altamente alfabetizzata sul piano digitale il cui contributo, siamo certi, potrà accelerare i processi innovativi e l’evoluzione non solo di Uniurb, ma in generale delle Pubbliche Amministrazioni italiane.

Quali competenze occorrono per lavorare in una Pubblica Amministrazione innovativa?

I requisiti che ci interessano non possono prescindere dalla capacità di accogliere velocemente e senza resistenze i cambiamenti e di adattarsi alle trasformazioni, reagendo con flessibilità a circostanze e contesti in evoluzione. È importante che le candidate e i candidati siano in grado di rispondere alle esigenze e alle aspettative sia di utenti interni, sia esterni dimostrando un atteggiamento costruttivo, di apertura e disponibilità, orientato al raggiungimento dei risultati. Inoltre, per noi sono fondamentali la capacità di analisi e una specifica propensione alla risoluzione di problemi che faccia leva su idee innovative e pensiero critico.

 

Sempre in riferimento allo spirito di iniziativa, le persone che ci aspettiamo di incontrare al prossimo Career Day devono saper gestire autonomamente il proprio tempo e le proprie responsabilità, dimostrando affidabilità e predisposizione alla comunicazione efficace e alla creazione di relazioni virtuose. Sappiamo infatti che, secondo studi recenti, le competenze diventano obsolete nell’arco di pochi anni, per cui è evidente quanto sia essenziale non solo intercettare le abilità necessarie, ma anche fare in modo che siano costantemente aggiornate e allineate ai cambiamenti delle società in cui viviamo.

Rispetto al settore privato e alle possibilità di carriera che può offrire, la nostra istituzione cosa può mettere sul piatto delle prospettive per attrarre giovani talenti?

La nostra istituzione può vantare sicuramente un’attenzione molto forte all’aggiornamento e al mantenimento di un elevato standard qualitativo delle competenze del proprio personale. Un aspetto che il settore privato sembra trascurare. Di questo ci rendiamo conto durante i concorsi, quando ci confrontiamo con persone che scelgono di lavorare nel pubblico dopo esperienze di impiego in imprese e società private che non hanno minimamente investito nello sviluppo delle loro hard e soft skills.

 

Se per le Pubbliche Amministrazioni la formazione è una priorità, per l’Università è un imperativo categorico. Per noi che produciamo conoscenza, l’aggiornamento professionale è una vera e propria norma di azione non solo in riferimento a docenti e ricercatori, ma anche a livello della componente tecnico-amministrativa. Ed è per questo che i giovani dovrebbero scegliere di lavorare nella nostra Università: per accedere a un contesto estremamente dinamico, stimolante e aperto al mondo, in cui la ricerca non ha limiti e le opportunità di crescita sono concrete oltre che misurabili.

Pensa possa dare loro non solo opportunità di impiego, ma il senso di una missione pubblica e di impegno per la collettività?

Certamente. Io, ad esempio, non avrei potuto lavorare avendo come scopo quello di generare profitto per una persona, per una società o per una multinazionale. L’idea di abbracciare, invece, una missione pubblica che produca un impatto diretto sulla collettività e contribuisca allo sviluppo del Paese a me sembra uno stimolo potentissimo. Sono convinto, infatti, che la partecipazione e la responsabilità rispetto a un progetto comune accresca anche il senso di appartenenza all’istituzione che ne interpreta i principi. Tutto ciò emerge con evidenza dalle nostre indagini interne sul benessere organizzativo. Tra i dipendenti del nostro Ateneo risulta, in maniera chiara, la convinzione di essere parte di un processo complessivo che vuole e deve sostenere il progresso del Paese.

Oggi i giovani sono sempre più attenti all’equilibrio tra vita professionale e personale e alla qualità dell’ambiente di lavoro. La nostra istituzione può garantire loro il benessere psicologico e professionale che stanno cercando?

Ecco, questa è un’ulteriore ragione che depone a favore di una carriera in un’organizzazione come la nostra. Le ragazze e i ragazzi che incontriamo durante i concorsi, raccontano le esperienze professionali pregresse nel settore privato ricordando le molte difficoltà legate alla ricerca e al mantenimento del giusto equilibrio tra vita e lavoro. Fermo restando che la narrazione per cui in una Pubblica Amministrazione “si lavora sei ore e si va a casa” è uno stereotipo – perché la realtà dell’organizzazione è ben diversa – va detto che l’attenzione al giusto bilanciamento tra vita professionale e vita personale per Uniurb è prioritaria.

Quali sono le sfide che il sistema attuale sta affrontando e che i giovani potrebbero contribuire a vincere?

La sfida a cui, come sistema universitario, dobbiamo far fronte è molto chiara: contribuire con sempre maggiore forza alla crescita del Paese. In Italia, la ricerca e lo sviluppo si producono unicamente, o quasi, nelle Università, tant’è che la quota realizzata dalle aziende private rappresenta solo una piccola percentuale. Per cui è chiaro che non se non dovessimo più riuscire a generare nei nostri laboratori la ricerca e lo sviluppo sperimentale che occorre, il Paese si vedrebbe costretto a comprare tecnologie e innovazione all’estero a costi esorbitanti – che non possiamo permetterci considerato l’ammontare del nostro debito pubblico – e rischiando di perdere concorrenzialità in aree fondamentali.

 

Lo stesso vale per le scienze umane che, in una prospettiva attenta soprattutto ai numeri, sarebbero certamente esposte a una rovinosa marginalizzazione. Con il conseguente pericolo di un impoverimento del nostro patrimonio intellettuale e culturale che, senza dubbio, rappresenta la maggiore risorsa nazionale. Quindi, l’obiettivo al quale guardiamo è potenziare l’avanzamento scientifico anche grazie al reclutamento di giovani menti in tutte le aree del sapere, così da portare la capacità competitiva del Paese ai massimi livelli internazionali.

 

 

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