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Alessandra arriva a Urbino tre anni fa e da Lecce si porta dietro un sogno: insegnare educazione fisica e inaugurare la palestra più cool del Salento. Fino a pochi mesi prima, quel sogno lo aveva dimezzato perché i desideri hanno un budget e nel suo l’Università proprio non ci poteva stare. Finché ad un Job&Orienta di Verona visita lo stand dell’Ateneo di Urbino e l’abracadabra di una borsa di studio rimette in pari i conti. Si iscrive a Scienze Motorie e l’Ersu le concede, per reddito e più tardi per merito, mensa e alloggio a costo zero e contributo finanziario. Scarica le valigie in una camera singola dei collegi universitari e incontra la sua tribù: cinque studentesse che con lei condividono il blocco, gli amici e gli amici degli amici che abitano i blocchi vicini.

Collegi, blocchi: di che cosa stiamo parlando? Approfondiremo l’argomento in un post dedicato, intanto un cenno. Il complesso architettonico che ospita le residenze universitarie progettate da Giancarlo De Carlo è una piccola città in forma di collegio. Si trova a breve distanza dal centro storico di Urbino e a comporlo sono il Collegio del Colle, il Tridente, la Vela, l’Aquilone e il collegio Serpentine. Tutte le strutture dispongono di un certo numero di camere (singole o doppie), per lo più accorpate in un certo numero di blocchi. Ogni blocco (o gruppo di camere) condivide servizi igienici e cucina. Non mancano il ristorante (in gergo mensa), il bar, il teatro, le sale studio e altri spazi comuni di svago e intrattenimento culturale che si distribuiscono variamente tra i vari collegi.

“Alla Vela – spiega Alessandra – siamo una famiglia. Con due euro a testa facciamo una spesa comune, così quando non abbiamo voglia di spostarci nei locali della mensa organizziamo cenoni negli spazi in cui viviamo. Il pranzo della domenica è sempre una festa”. È la festa dei “pacchi”. Ogni venerdì un abitante del blocco riceve da genitori o nonni una scatola gonfia di manicaretti. Due giorni dopo, tira di qua spingi di là, la squadra assembla tavoli prelevati da questo e quell’alloggio e sulla pista apparecchiata nel corridoio dispone il meglio della gastronomia nazionale.

Quando non è domenica ed è giorno, Ale segue le lezioni, studia e gioca a rugby, la sera esce di rado perché al giro dei locali del centro preferisce il giro dei blocchi nella cittadella universitaria. A proposito, se parla del suo (blocco) lo chiama “appartamento” e se descrive il terrazzo della camera con vista sulla campagna urbinate che abita, l’incipit è: dal terrazzo di “casa mia” guardo il tramonto. Di tanto in tanto, torna a Lecce per amore: la famiglia e il taekwondo (è cintura rosso-nera), poi però i giorni passano e la nostalgia la riporta ai collegi “perché – dice – so con certezza che il mio futuro sarà in Puglia dove aprirò la mia palestra, ma adesso che il mio futuro lo sto costruendo è qui che voglio stare”.

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