“Goffredo Fofi è un fallito”. Comincia così l’intervista a una delle voci più autorevoli della cultura italiana contemporanea. Saggista, critico cinematografico, teatrale e letterario, Fofi “non scriverà mai le sue memorie”, eppure consegna ai microfoni di Uniamo una lucida testimonianza del suo percorso umano e intellettuale.
Lo abbiamo incontrato di recente in occasione della quarantunesima edizione del Premio Nazionale di Cultura Frontino Montefeltro, istituito nel 1981 dal Magnifico Rettore dell’Università di Urbino, Carlo Bo, e da Antonio Mariani Sindaco, al tempo, del Comune di Frontino.
“Letteratura come vita” è la sezione del Premio che ha riconosciuto all’intellettuale umbro i non pochi meriti di una “vita come letteratura”, come cinema, come teatro, come impegno civile, una vita attraversata sempre da una sollecitazione morale verso le minoranze, gli ultimi, gli emarginati.
“L’errore è ciò che non si è fatto” esordisce Fofi e nel verso di Ezra Pound isola il titolo di un’autobiografia che mai vedrà le stampe e mai accoglieremo nella memoria dei nostri e-book reader: L’errore. “Vengo da una famiglia di proletari, una famiglia mezzadrile umbra e ho potuto studiare da maestro elementare” racconta, e da questo segmento narrativo in poi il ritratto dell’uomo e dell’intellettuale irregolare si costruisce sullo sfondo della geografia e della storia d’Italia nelle sue dimensioni maggiori e di un patrimonio di incontri, sempre attraversato da uno scambio libero di impressioni e umori.
“Ho vissuto una storia di enormi speranze, io dentro ci sono stato e ne ho goduto. Da autodidatta mi feci una cultura e questa cosa mi ha rovinato perché sono diventato un intellettuale e me ne vergogno come un cane… se potessi tornerei indietro per occuparmi di bambini e di morti di fame”.