Mercoledì 15 novembre il Dipartimento di Studi Umanistici di Uniurb, designato dal MUR Dipartimento di Eccellenza 2023-2027, ha presentato e inaugurato la mostra Frammenti ritrovati: la Commedia dantesca nell’Archivio di Stato di Pesaro Urbino. Curato da Sara Cambrini, Direttrice dell’Archivio di Stato di Pesaro, Marco Cursi, docente di Paleografia dell’Università di Napoli Federico II e Marcella Peruzzi, Responsabile del Settore Biblioteche dell’Università di Urbino, l’allestimento espone, accanto alle edizioni dantesche di pregio conservate nella Biblioteca Universitaria del nostro Ateneo, quattro frammenti manoscritti della Commedia di Dante, rinvenuti di recente e appartenenti a due diversi codici databili al secondo e al terzo quarto del Trecento.

Durante la prima parte della giornata, con la Dottoressa Cambrini e il Professor Cursi, hanno approfondito la riflessione sui nuovi documenti anche Sabrina Mingarelli, Dirigente della Direzione Generale Archivi, Gennaro Rino Ferrante, docente di Filologia della Letteratura Italiana dell’Università di Napoli Federico II, e Alessandra Molinari, docente di Filologia Germanica dell’Università di Urbino.
Ne parliamo con la Professoressa Nicoletta Marcelli, docente di Filologia della Letteratura Italiana, che ha organizzato l’evento.

Ricordiamo che l’ingresso alla mostra nelle sale della Biblioteca San Girolamo è gratuito, aperto a chiunque abbia interesse per l’argomento e garantito fino al 15 dicembre 2023.

 

La Professoressa Nicoletta Marcelli

Professoressa Marcelli, la scorsa settimana il nostro Ateneo, in collaborazione con la Direzione Generale Archivi e l’Archivio di Stato di Pesaro, ha presentato nuove testimonianze della Commedia, scoperte di recente. Di cosa si tratta?

Si tratta di quattro frammenti della Commedia di Dante provenienti da due diversi manoscritti pergamenacei. I primi tre frammenti scoperti dalla direttrice dell’Archivio di Stato di Pesaro, Dottoressa Sara Cambrini, si trovavano all’interno di una busta a corredo del fondo Notarile di Fossombrone ed erano già stati staccati dai registri ai quali erano stati applicati come coperte.

 

Si tratta di una pratica di riuso molto diffusa nell’archivistica dei secoli dell’età moderna (XVII e XVIII), per cui un antico manoscritto membranaceo, che per varie ragioni poteva non essere più considerato interessante o utile, veniva smembrato e le carte risultanti venivano utilizzate come elementi di rilegatura o di rinforzo per altri faldoni.

 

Il quarto frammento, invece, si trova ancora in situ, ovvero impiegato come elemento di supporto per il dorso di una filza della Sezione Archivio di Stato di Urbino ed è stato scoperto dalla Professoressa Alessandra Molinari, docente di Filologia Germanica presso la nostra Università.

Perché è importante il rinvenimento dei quattro frammenti manoscritti?

Come sappiamo di Dante non è sopravvissuto alcun autografo, al contrario di quanto è accaduto per Petrarca o per Boccaccio, ma la fortuna del suo poema fu immediata, direi quasi istantanea, tanto che ad oggi si contano circa 850 testimonianze della Commedia risalenti ai secoli XIV e XV, ovvero quasi il doppio di quelle del Canzoniere di Petrarca (circa 450) e del Decameron (51) considerati complessivamente.

 

Accanto al corpus dei testimoni completi della Commedia o di quelli che recano singole cantiche (oltre 600), ve ne sono altri giunti a noi in forma di frammento, costituiti da una o più carte in origine appartenute a manoscritti ormai perduti, che rappresentano indubbiamente una compagine di grande interesse dal punto di vista codicologico, paleografico, filologico e storico-linguistico. Come ha molto ben messo in luce il Professor Marco Cursi, docente di Paleografia Latina dell’Università Federico II di Napoli, i frammenti urbinati sono di particolare interesse perché testimoniano l’alta qualità grafica e libraria dei manoscritti originari.

 

I tre provenienti dal fondo Notarile di Fossombrone appartenevano a un codice vergato, nel terzo quarto del secolo XIV, da un copista anonimo a cui sono stati attribuiti anche altri manoscritti e il cui modello grafico di riferimento è la minuscola cancelleresca di uso librario con l’impiego di eleganti iniziali di canto filigranate e dorate. Il frammento ancora in situ, proveniente dalla Sezione Archivio di Stato di Urbino, secondo l’expertise del Professor Cursi, proviene da un manoscritto ancora più antico, probabilmente riferibile al secondo quarto del XIV secolo, prodotto in ambiente fiorentino e in anni non troppo lontani dalla morte del poeta.

 

 

 

I nuovi documenti saranno digitalizzati con la possibilità di essere raggiunti online e consultati da un pubblico trasversale?

È verosimile che ciò si possa realizzare a breve. A questo scopo ho invitato alla presentazione dei frammenti il Professor Gennaro Ferrante dell’Università Federico II di Napoli che è responsabile di un progetto finanziato dal MUR dal titolo FRA-C, un acronimo per “Frammenti della Commedia“, che ha lo scopo di digitalizzare, mettere in rete e studiare tutti i frammenti ad oggi noti del poema dantesco, per renderli fruibili dalla comunità degli studiosi e anche dal grande pubblico. Dunque anche i frammenti urbinati entreranno a pieno titolo all’interno di questo progetto e avranno la visibilità e il rilievo che meritano per l’alta qualità paleografica e filologica.

Al momento i frammenti ritrovati sono esposti nelle sale della Biblioteca San Girolamo di Uniurb, dove è stata allestita una mostra dedicata e aperta alla comunità studentesca e alla cittadinanza.

La mostra è stata realizzata oltre che dalla Dottoressa Sara Cambrini e dal Professor Marco Cursi anche grazie al contributo della Dottoressa Marcella Peruzzi, funzionario responsabile delle Biblioteche di Ateneo e di tutto il suo staff, per cui i frammenti sono stati esposti insieme ad altre edizioni antiche e di pregio possedute dalla Biblioteca Universitaria. Ad esempio, un incunabolo della Commedia con il commento di Cristoforo Landino (Venezia nel 1497), un’edizione cinquecentina (Venezia 1568) con il commento di Bernardino Daniello.

 

Accanto a queste si potranno ammirare anche due edizioni più recenti, ma molto significative: la prima presenta 125 incisioni in rame di gusto neoclassico su disegni di Luigi Ademollo (1764-1849) e Francesco Nenci (1782-1850) allestita per Antonio Canova, e la seconda è una copia della celebre edizione che reca le illustrazioni di Gustav Doré (Milano, Sonzogno 1868) che fanno ormai parte della memoria visiva collettiva relativamente alla geografia e all’iconografia dantesca.

 

Un’ultima teca presenta le due più recenti edizioni critiche della Commedia di Dante, procurate ad opera di alcuni dei più accreditati filologi italiani, quella di Giorgio Inglese del 2021 e quella di Elisabetta Tonello e Paolo Trovato del 2022. La mostra è a ingresso libero e sarà aperta a tutti, studenti, cittadini e occasionali visitatori amanti di Dante fino alla metà di dicembre.

La collaborazione tra istituzioni sembra dimostrare ancora una volta che la strategia vincente da perseguire è quella del dialogo e del confronto.

Non potrei essere più d’accordo. Quando in estate la Dottoressa Cambrini mi propose di valorizzare la scoperta dei frammenti danteschi con un evento congiunto tra Ateneo e Archivio, accolsi con entusiasmo l’idea. La presentazione della scorsa settimana è il segno tangibile del circolo virtuoso che si può innescare quando si uniscono le competenze e le professionalità delle istituzioni del territorio, ma mettendo in gioco anche la rete che si costruisce a livello interuniversitario sul piano della ricerca.

 

Auspico che l’evento appena conclusosi sia solo il primo passo nella direzione di una più stretta e sempre più produttiva collaborazione tra l’Ateneo, in particolare il Dipartimento di Studi Umanistici, e l’Archivio di Stato di Pesaro.

 

Tra le due studentesse Uniurb, da sx: la Dottoressa Sara Cambrini, il Professor Marco Cursi, la Dottoressa Sabrina Mingarelli, la Dottoressa Marcella Peruzzi, il Professor Roberto Danese.

 

 

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