Il più antico Osservatorio Meteorologico delle Marche è un’eccellenza dell’Università di Urbino! Istituito nel 1850, l’Osservatorio Meteorologico Alessandro Serpieri, nel 2018 ha ottenuto dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) il riconoscimento di “Centennial Observing Station”, un titolo attribuito a soli 6 Osservatori italiani e ad altri 117 nel mondo.

Nel quadro di riferimento delle stazioni storiche plurisecolari, infatti, l’attività di monitoraggio non stop condotta nei quasi 170 anni di indagine dall’Osservatorio Serpieri e la qualità dei dati rilevati, contribuiscono ad una – oggi più che mai – necessaria valutazione e interpretazione scientifica dei cambiamenti climatici in atto.

Una parte del preziosissimo corpus di numeri, grafici e tabelle prodotto dal nostro Osservatorio è confluita nella raccolta Il tempo che è stato, presentata dall’Università di Urbino lunedì 2 dicembre e curata da Piero Paolucci, osservatore del Serpieri, e Cesarino Balsamini, già docente di Chimica organica della Carlo Bo e curatore dell’Osservatorio dal 2011 al 2013.

Il volume – edito in collaborazione con Il Resto del Carlino, Marche Multiservizi e Consorzio di Bonifica delle Marche – accoglie gli articoli pubblicati dal Resto del Carlino nella rubrica mensile Il Barometro del Serpieri. 233 pagine che accostano alle misurazioni meteorologiche dell’Osservatorio di Uniurb, relative al periodo 2012-2018, una serie di testi di commento ai dati e di narrazioni sui fenomeni dell’atmosfera che spiegano suggestioni letterarie ed espressioni culturali della tradizione popolare locale.

Per conoscere la genesi e gli obiettivi della pubblicazione e informare sulle azioni e sui progetti previsti dall’Osservatorio Serpieri, abbiamo intervistato i curatori del volume: Piero Paolucci, osservatore dell’Osservatorio Alessandro Serpieri, e Cesarino Balsamini, già docente di Chimica organica della Carlo Bo e curatore dell’Osservatorio Alessandro Serpieri; Giovanni Lani, redattore de Il Resto del Carlino; Umberto Giostra, docente di Fisica per il Sistema Terra e il Mezzo Circumterrestre dell’Università di Urbino e Direttore dell’Osservatorio Alessandro Serpieri.

 

Piero Paolucci, osservatore dell’Osservatorio Alessandro Serpieri

La realizzazione del libro è importante perché ci permette di conoscere, innanzitutto, l’andamento del meteo negli ultimi sette anni, che non sono anni sufficienti a valutare un cambiamento climatico, ma sicuramente servono a stigmatizzare che effettivamente un cambiamento climatico è in corso.
L’aumento delle temperature, l’estremizzazione dei fenomeni sono certificati dai dati raccolti dall’Osservatorio, e la storia stessa dell’Osservatorio – il prossimo anno festeggeremo 170 anni di attività – oltre a ricalcare la mission che ci ha lasciato Padre Alessandro Serpieri, fondatore dell’Osservatorio, in questi 170 anni ha contribuito a farci capire dove sta andando la climatologia oggi.

 

Il riconoscimento dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale quale “Centennial Observing Station” attribuito all’Osservatorio Serpieri – rarissimo perché sono solo sei gli Osservatori che in Italia lo hanno ricevuto – certifica la qualità e l’importanza dell’Osservatorio di Urbino nel contesto dei cambiamenti climatici, perché il sito di Urbino è atipico e non ha subito quello che è, purtroppo, il male maggiore degli Osservatori storici nati nelle grandi città, cioè l’antropizzazione.
L’implementazione e l’inquinamento delle città portano a un’alterazione del clima nella zona di monitoraggio. Urbino non ha subito questo e probabilmente, più di altre stazioni storiche, può essere utile per capire se effettivamente un cambiamento climatico è in atto e dove ci potrebbe portare.

 

Cesarino Balsamini, già docente di Chimica organica della Carlo Bo e curatore dell’Osservatorio Alessandro Serpieri dal 2011 al 2013

L’idea del libro è nata dall’obbligo della pubblicazione dei dati che il riconoscimento di “Centennial Observing Station”, da parte della WMO, impone anche all’Osservatorio di Urbino.
Partendo da questa necessità, Piero Paolucci ed io abbiamo pensato di abbinare i dati di uno specifico mese di uno specifico anno agli articoli che, con cadenza mensile, avevamo pubblicato qualche anno prima sul Resto del Carlino. Ed è nata l’idea di questa pubblicazione che, devo dire, non ha molti precedenti in quanto gli Osservatori pubblicano, normalmente, un riassunto dell’attività svolta e, a parte, le tabelle.

 

Questi articoli li ho scritti come so scrivere, cercando di non strapazzare troppo la lingua italiana per argomentare chiaramente, ma senza alcuna pretesa letteraria. L’unica mia pretesa era quella di attirare l’attenzione del lettore, per cui ho raccontato storie e ho indugiato, a volte, sulla spiegazione di termini locali. Il libro inizia proprio con l’articolo El vent e l’aria, due termini che per il cittadino urbinate indicano due direzioni diverse del vento. L’”aria” viene dal nord, nord-est ed è fredda, il “vent” è caldo e viene da sud-ovest; è il Libeccio. In altri articoli ho parlato di leggende, come quella dei “giorni della merla”, e anche di proverbi non solo locali, cercando di interpretarli e chiarirne i significati.

 

Mi dichiaro molto soddisfatto di aver dato il mio piccolo contributo alla storia dell’Osservatorio e, se mi sarà richiesto, continuerò ad aspettare i dati che, di solito, Piero Paolucci mi manda a inizio mese. Comincerò a pensare, sulla base di quei dati e dei miei ricordi personali, a come impostare l’articolo per poi dedicare la mattinata a questo compito che ormai è diventato un piacere.

 

Giovanni Lani, redattore de Il Resto del Carlino

Quando, da ragazzino, ho avuto la percezione che a Urbino ci fosse un’istituzione antica legata alla meteorologia mi sono subito posto il problema di capirne di più. Perché da un lato venivo a scoprire l’esistenza di straordinari strumenti scientifici prodotti nell’Ottocento – e questo è oggi il grande tesoro del Gabinetto di Fisica dell’Università di Urbino – e dall’altro anche di un enorme corpus di dati meteorologici storici che oggi sono utilizzati per studiare il tema del cambiamento climatico.

 

Ho avuto modo di approfondire l’attività di questo Osservatorio anche attraverso gli articoli che si scrivevano sul Resto del Carlino già negli anni ‘80, ‘90 perché la curiosità nei confronti della meteorologia era già elevata all’epoca. Le previsioni del tempo sono sempre interessate, ma quello che più ci piaceva era capire quanto il clima nostrano fosse in linea con le tendenze nazionali o europee.

 

Nel corso degli anni ho chiesto all’Osservatorio Serpieri di intensificare questa presenza rendendola metodica con una rubrica dal titolo, anche un po’ Ottocentesco, Il Barometro del Serpieri perché non solo ritroviamo con grande puntualità i dati scientifici, ma viene fatto anche un forte collegamento con la letteratura e la tradizione locale, ad esempio i detti delle campagne o della città rispetto al clima.
Quindi, un’occasione particolarmente unica, rara e fortunata di mettere sullo stesso piano da un lato la certezza del dato scientifico e dall’altro anche il luogo comune che viene a volte smentito, ma a volte anche confermato.

 

Umberto Giostra, docente di Fisica per il Sistema Terra e il Mezzo Circumterrestre dell’Università di Urbino e Direttore dell’Osservatorio Alessandro Serpieri

L’Osservatorio ha già fatto molto fin qui, ma quello che è stato fatto è stato soprattutto mirato alla catalogazione di dati che sono fondamentali, però il rapporto con il territorio va sicuramente ampliato.

I progetti che abbiamo in programma. Il primo è già al punto di arrivo ed è un modello per la qualità dell’aria che abbiamo realizzato in collaborazione con la Regione Marche e con l’Università di Ancona.

 

Quello che stiamo cercando di mettere in piedi adesso è un nuovo progetto, in collaborazione con il Consorzio di Bonifica, per il controllo della piovosità nella provincia di Pesaro e Urbino che speriamo di espandere all’intera Regione Marche. Un’attività fondamentale per studiare i bacini idrografici della Provincia e della Regione, anche in collaborazione con la Protezione Civile, che servirà per ottimizzare le risorse idriche. Francamente, speriamo di poter portare anche strumentazione innovativa che consenta di fare preallerta per quello che riguarda le precipitazioni.

 

Poi, sarebbe molto bello enfatizzare progetti di comunicazione relativi alla parte di meteorologia e climatologia. Attivare una pagina web interattiva, dove gli studenti e tutti i cittadini possano confrontarsi con persone competenti, può essere un’ottima opportunità. Sicuramente c’è una cosa che l’osservatorio può fare: evitare che si abbia un approccio allarmistico riguardo alla meteorologia.

 

So che fa fare molti click, ma è una cosa assolutamente disdicevole che fa perdere di scientificità a una scienza che ha già tanti problemi di suo, perché la meteorologia è una scienza molto complicata, in quanto le equazioni che la governano sono equazioni stocastiche e non facilmente prevedibili.

Immagine di copertina: Eliofanografo Campbell-Stokes | Donatello Trisolino

 

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